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Maestrale-Carthago: dalle intercettazioni ai collaboratori, le accuse per l’avvocato Sabatino

Al penalista il gip e la Dda contestano la partecipazione ad alcune riunioni, cene o incontri alla presenza anche di Luigi Mancuso e Giuseppe Accorinti. Le presunte “soffiate” sulle attività investigative e la contestazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa

Maestrale-Carthago: dalle intercettazioni ai collaboratori, le accuse per l’avvocato Sabatino
Nel riquadro l'avvocato Francesco Sabatino
Francesco Sabatino

Il quadro gravemente indiziario a carico di Sabatino Francesco si fonda sugli elementi ricavati dalle attività investigative. In particolare, dal compendio intercettivo deriva la dimostrazione – nei limiti dello standard probatorio richiesto in questa sede – di rapporti molto stretti di Sabatino con esponenti di numerose cosche mafiose con i quali interagiva in maniera molto colloquiale e confidenziale e soprattutto con modalità comunicative cospicuamente esorbitanti rispetto alle necessità derivanti dall’espletamento del mandato difensivo, divenendo il punto di riferimento per gli appartenenti alle cosche mafiose ogni volta in cui veniva percepito il pericolo di indagini”. E’ quanto scrive il gip distrettuale di Catanzaro, Filippo Aragona, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per l’avvocato Francesco Sabatino, 44 anni, del Foro di Vibo Valentia, penalista arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa della Dda di Catanzaro – che stamane con i carabinieri ed i pm Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo ha anche perquisito lo studio del penalista in via Matteotti a Vibo – diversi esponenti dei clan vibonesi si sarebbero recati nello studio dell’avvocato (che altre volte si sarebbe invece recato lui nelle loro abitazioni o in alcuni luoghi di riunione) per avere conoscenza di tutto ciò che potesse riguardarli sotto il profilo investigativo”.

Gli incontri contestati all’avvocato

Giuseppe Accorinti

Questi, invece, i singoli incontri contestati all’avvocato Francesco Sabatino: “il 21 febbraio 2018 – ad avviso degli inquirenti – Sabatino ha partecipato ad una cena con Accorinti Giuseppe”, ovvero il boss di Zungri  che in quel periodo si era “reso irreperibile per sottrarsi alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale”. Sono stati poi documentati in Rinascita Scott, “gli stretti rapporti esistenti tra Sabatino ed il capo crimine Mancuso Luigi”. In particolare, l’avvocato Sabatino è accusato di aver partecipato alla cena organizzata proprio da Luigi Mancuso “per festeggiare la fine del periodo di sorveglianza speciale”. Da alcune conversazioni intercettate nell’agosto 2018, un altro avvocato avrebbe quindi sostenuto che “Sabatino era talmente legato al boss Luigi Mancuso da essere giunto al punto da fargli anche da autista”. Quindi le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso – che nel corso dell’udienza dell’1 aprile 2021 del maxiprocesso Rinascita Scott ha sostenuto che Luigi Mancuso e l’avvocato Sabatino “sono la stessa cosa” – e poi la partecipazione a “riunioni tra sodali presso il Cin Cin bar di Ferrante il 23 gennaio 2015 e il 20 febbraio 2015”; altre due riunioni si sarebbero invece tenute il 6 novembre 2016 e il 29 ottobre 2015 alle quali sarebbe stato presente anche Mancuso Luigi.

Le informazioni veicolate ai clan

Emanuele Mancuso

Secondo la ricostruzione accusatoria, l’avvocato Sabatino si è poi occupato della sostituzione della misura cautelare nei confronti di Mancuso Giuseppe nonostante non fosse il suo difensore. Inoltre ha informato la famiglia Mancuso – sostiene la Dda – circa l’arresto di Mancuso Pantaleone a Roma nonostante non fosse il difensore di quest’ultimo. Ha informato Mancuso Giuseppe sulla collaborazione con la giustizia di Mancuso Emanuele rivelandogli che l’inizio della sua collaborazione doveva essere desunto dal fatto che Mancuso Emanuele era assistito da avvocati che generalmente difendevano i collaboratori di giustizia”. Altrettanto Francesco Sabatino avrebbe fatto con Michele Galati di Mileto al quale avrebbe rivelato informazioni sul processo Nemea contro il clan Soriano di Filandari e sulla posizione del collaboratore Emanuele Mancuso, assumendo poi un incarico difensivo su richiesta di Michele Galati trattando con quest’ultimo le “questioni tecniche relative alla difesa di Stagno impegnandosi con Galati ad assisterlo gratuitamente”. Francesco Sabatino – in qualità di difensore di fiducia di Filippo Orecchio (indicato quale partecipe del gruppo mafioso dei Pardea di Vibo) avrebbe inoltre trattato le questioni difensive relative a quest’ultimo con i membri del medesimo gruppo, Domenico Tomaino e Domenico Macrì (detto Mommo), ricevendo il pagamento dei suoi onorari da Tomaino; in tale circostanza, Sabatino avrebbe “parlato con Tomaino anche delle istanze cautelari nell’interesse di Orecchio facendo pure considerazioni su alcuni comportamenti da parte dei componenti della cosca che riteneva rischiosi perché avrebbero potuto determinare la nascita di altri collaboratori”.

Gli incontri con Mommo Macrì

Domenico Macrì si sarebbe poi recato dall’avvocato Sabatino poiché “preoccupato che potesse essere coinvolto in una indagine a causa di contatti con alcuni soggetti intercettati e fermati da poco. In tale circostanza Mommo Macrì avrebbe ottenuto da Sabatino informazioni circa il fatto che tale Parrotta era stato intercettato mentre tale Soriano non lo era stato”. Inoltre Francesco Sabatino avrebbe “descritto minuziosamente al Macrì tutti i passaggi procedimentali e tecnici per captare conversazioni tra presenti mediante il virus inoculato in un apparato telefonico, riservandosi di fornirgli ulteriori informazioni su altri soggetti intercettati dopo qualche giorno”. Lo stesso legale avrebbe inoltre fornito informazioni sul virus nel telefono di Parrotta anche a Michele Galati.

Le altre accuse

Michele Galati

In un’intercettazione è Michele Galati a mettere nei guai l’avvocato Francesco Sabatino, poiché il presunto componente della ‘ndrina di Mileto in una conversazione avrebbe osservato che “Sabatino era stato nominato appositamente quale difensore del sodale Pititto per scongiurare il rischio che quest’ultimo iniziasse a collaborare con la giustizia”. Le questioni invece inerenti alla “difesa di Diego Mancuso sarebbero state invece trattate con Boccardelli (quest’ultimo indicato come soggetto vicino alla cosca Mancuso) anziché col diretto interessato”. Oltre a tali elementi, ad avviso del gip, devono essere considerate “le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e quelle dell’avvocato Francesco Stilo (attualmente sottoposto a procedimento penale per concorso esterno in associazione mafiosa nel maxiprocesso Rinascita Scott) che in modo convergente descrivono Sabatino come un soggetto sempre disponibile ad agevolare le comunicazioni tra gli associati sia liberi sia detenuti (anche mediante la fornitura di telefoni cellulari fatti entrare in carcere), ad avvisare gli associati in merito ad imminenti azioni delle forze di polizia, ad illustrare agli associati esiti di attività investigative che potessero determinare il coinvolgimento di ulteriori soggetti, a creare le condizioni per ottenere scarcerazioni per motivi di salute”.

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