lunedì,Ottobre 7 2024

Le cene di Vito Pitaro con boss e politici del Vibonese agli atti dell’inchiesta Maestrale

Con la chiusura dell’indagine da parte della Dda vengono fuori gli incontri “riservati” dell’ex consigliere regionale passato da sinistra a destra. Allo stesso tavolo consiglieri comunali, il boss Gasparro e imprenditori. A Mileto, invece, presenti pure due degli attuali arrestati dell’operazione accanto a esponenti di primo piano della politica

Le cene di Vito Pitaro con boss e politici del Vibonese agli atti dell’inchiesta Maestrale
Un panorama di Vibo e nei riquadri a destra Vito Pitaro e Giuseppe Cutrullà, a sinistra Gregorio Gasparro e Mario Lo Riggio
Vito Pitaro

Leader politici (o presunti tali) impegnati nella ricerca del consenso nel Vibonese, ma anche a ritrovarsi allo stesso tavolo con soggetti gravitanti attorno al mondo della criminalità locale. L’inchiesta Maestrale-Carthago dei carabinieri e della Dda di Catanzaro ha il merito, tra le altre cose, di portare alla luce pure incontri e riunioni “riservate” dove “mondi” che dovrebbero restare distanti si ritrovano invece l’uno accanto all’altro e convivono tranquillamente. Protagonista indiscusso di tali incontri è l’avvocato vibonese Vito Pitaro, all’epoca ancora tra le fila del Pd prima di “saltare” con il centrodestra e la lista “Santelli presidente”, divenendo consigliere regionale nel gennaio 2020 per poi non essere ricandidato alla Regione nel settembre 2021 (per motivi mai resi noti). Siamo nel settembre del 2016 e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia intercettano Domenico Colloca, 52 anni, detto “U Mubba”, di Mileto, attualmente in carcere con l’accusa di associazione mafiosa (‘ndrina di Paravati) e già assessore del Comune di Mileto nell’amministrazione sciolta nel 2012 per infiltrazioni mafiose. Uno scioglimento per mafia che, evidentemente, non è bastato a Vito Pitaro per tenersi alla larga da Colloca.  

La grande confidenza e amicizia di Colloca con Vito Pitaro – all’epoca membro del Cda del Credito Cooperativo di San Calogero e Maierato, Bcc del Vibonese – è estremamente funzionale alla gestione delle attività di Colloca e ciò è di grande rilievo – annotano gli inquirenti – in considerazione dell’acclarato inserimento di Colloca nelle fila della criminalità organizzata”. Nel dettaglio Pitaro richiede la presenza di Colloca ad una “conferenza stampa a cui parteciperà Enzo Insardà (all’epoca segretario provinciale del Partito democratico per la provincia di Vibo Valentia) e gli dice che “è bene che ci sia”; Pitaro e Colloca si danno appuntamento per un caffè per parlare di persona, evitando così il mezzo telefonico, stante la possibile natura illecita dei lor discorsi. Tale intuizione – sottolineano gli investigatori – è più che mai giusta, in quanto nel contatto del giorno successivo l’avvocato Pitaro riferisce a Colloca che “domani ha quelle informazioni”, rimandandone la trattazione ad un ulteriore incontro vis a vis. Colloca chiede quindi a Pitaro “se ha visto quella cosa”, ma questi non vuole parlare per telefono e i due si incontrano all’esterno dell’hotel 501 di Vibo dove era in corso il congresso provinciale del Partito democratico, evitando così il mezzo telefonico”.

La cena tra Colloca, Pitaro, Mesiano e altri politici

E’ il pomeriggio del 21 settembre del 2016 e Domenico Colloca chiama Vito Pitaro per confermare una cena per la sera successiva. Pitaro conferma al telefono gli invitati: “E c’è Brunello…, sicuramente il segretario, io, Giovanni Russo e qualche consigliere comunale…”. Gli inquirenti attraverso le intercettazioni riescono a ricostruire che la cena si è svolta nei locali dell’Arte del Catering di Domenico Colloca, sita vicino il campo sportivo di Mileto: A tale cena hanno preso parte – annotano gli inquirenti – vari esponenti politici e soggetti conosciuti da Colloca che indica l’onorevole Bruno Censore, l’avvocato Vito Pitaro, un consigliere comunale, il segretario e Giovanni Russo del consiglio comunale di Vibo”. Tra i partecipanti alla cena anche  Francesco Attilio Schimmenti, ex consigliere provinciale ed all’epoca vice sindaco del Comune di Mileto, nonché cugino di Domenico Colloca. Per i carabinieri e la Dda di Catanzaro rileva però un altro dato significativo: a tale cena ha partecipato pure Pasquale Mesiano, 46 anni, di Mileto, ora raggiunto da avviso di conclusione delle indagini preliminari nell’operazione Maestrale con l’accusa di associazione mafiosa (‘ndrina di Calabrò-Mileto, occupandosi del monopolio mafioso della commercializzazione del pane); è il figlio di Giuseppe Mesiano, ucciso il 17 luglio 2013 nello “scontro” a Mileto con la famiglia Corigliano, nonché il fratello del più noto Francesco Mesiano, uno degli autori dell’omicidio nel 1994 del piccolo Nicolas Green.

Gasparro, Cutrullà e Lo Riggio a casa di Pitaro  

Gregorio Gasparro

Le numerose conversazioni tra Vito Pitaro e Mario Lo Riggio dimostrano il legame che li unisce, legame – sottolineano gli inquirenti – caratterizzato da un reciproco scambio di favori. Emerge con evidenza che Pitaro si prodiga per risolvere questioni finanziarie o bancarie, non dettagliate al telefono, di persona o presentate dallo stesso Lo Riggio. Emerge ancora la comune frequentazione che sia Pitaro che Lo Riggio possono vantare di avere con Andrea Niglia”, quest’ultimo all’epoca presidente della Provincia di Vibo, poi decaduto dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione comunale di Briatico di cui era sindaco. Niglia figura attualmente tra gli indagati dell’inchiesta Maestrale–Carthago per la contestazione relativa ad un concorso pubblico che l’ha visto vincitore, ma con i compiti – secondo l’accusa – che gli sarebbero stati passati in anteprima da un impiegato del Comune di Cessaniti. E’ l’8 novembre 2017 quando gli investigatori riescono a monitorare una cena che si è tenuta a Vibo Valentia a casa di Vito Pitaro. I carabinieri – dopo le intercettazioni telefoniche – predispongono un servizio di osservazione diretta e trovano anche le auto dei partecipanti alla cena parcheggiate sotto l’abitazione di Pitaro: la Range Rover in uso all’imprenditore Mario Lo Riggio intestata alla sua società; la Mercedes ML intestata all’imprenditore di Maierato Angelo Antonio Derenzo; la Peugeot in uso a Giuseppe Cutrullà, soggetto in contatto – annotano gli investigatori – sia con Pitaro che con Lo Riggio”; la Mercedes a bordo della quale è stato controllato Salvatore Malara, amministratore unico della New Invest srl che si occupa del coordinamento di supermercati”.

Mario Lo Riggio

La “sorpresa” maggiore per gli inquirenti è però data dal fatto che a tale cena a casa di Vito Pitaro ha partecipato pure Gregorio Gasparro, 53 anni, ritenuto a capo dell’omonima ‘ndrina di San Gregorio d’Ippona, nonché nipote del boss Saverio Razionale. Gregorio Gasparro è stato condannato nel novembre 2021 nel maxiprocesso Rinascita Scott (troncone celebrato con rito abbreviato) a 16 anni di reclusione per associazione mafiosa e stessa pena è stata richiesta dalla pubblica accusa anche nel processo d’appello che andrà a breve a sentenza. Per Saverio Razionale nel processo con rito ordinario la Dda ha chiesto 30 anni di reclusione. L’imprenditore Mario Lo Riggio è invece in attesa della sentenza per il maxiprocesso Rinascita. Nei suoi confronti il procuratore Nicola Gratteri ha chiesto la condanna a 22 anni di carcere. Nello stesso maxiprocesso per l’imprenditore Salvatore Malara, di 59 anni, la Dda ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione. Giuseppe Cutrullà, già consigliere con il Partito democratico nella scorsa consiliatura (due giorni dopo la cena rieletto segretario del circolo del Pd di Piscopio), è invece attualmente consigliere comunale a Vibo con “Città Futura”, la stessa compagine politica che fa capo a Vito Pitaro di cui fa parte pure Giovanni Russo il quale da qualche mese si è dimesso da assessore ai lavori pubblici, incarico che ricopriva – nella giunta di Vibo Valentia guidata dal sindaco Maria Limardo – sin dal giugno 2019 quando la compagine di “Città Futura” si è rivelata importante per la vittoria al primo turno dell’attuale primo cittadino e dello schieramento di centrodestra. Pitaro e Cutrullà non figurano nell’avviso di conclusione indagini dell’operazione Maestrale-Carthago.
** AGGIORNAMENTO: in data 20 novembre 2023, l’imprenditore Mario Lo Riggio è stato condannato a 17 anni di reclusione nel maxiprocesso Rinascita Scott.  

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