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Inchiesta Maestrale-Carthago: da amministratori comunali di Mileto al carcere per mafia

Fra gli indagati nell’operazione della Dda di Catanzaro ci sono anche tre ex assessori dell’amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiosa. Ecco le accuse, i ruoli e i legami

Inchiesta Maestrale-Carthago: da amministratori comunali di Mileto al carcere per mafia
Il Municipio di Mileto

Ci sono anche tre ex assessori comunali di Mileto facenti parte dell’amministrazione sciolta nel 2012 per infiltrazioni mafiose, fra gli indagati dell’operazione antimafia denominata Maestrale-Carthago. Si tratta di Vincenzo Nicolaci, 52anni, alias “l’Assessore”, Domenico Colloca, 52 anni, detto “Mubba”, e Antonino Fogliaro, 47 anni, di Paravati, detto “Tonino U Rijkaard”. Quest’ultimo si trovava già in carcere in quanto condannato nel settembre 2021 in via definitiva per narcotraffico internazionale nell’ambito dell’operazione denominata Stammer (9 anni e 8 mesi per lui la condanna). Vincenzo Nicolaci e Domenico Colloca sono stati invece raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale. Per i tre ex amministratori del Comune di Mileto, con un ruolo di primissimo piano nella politica locale, l’accusa è quella di associazione mafiosa. In particolare, Vincenzo Nicolaci è accusato essere un “partecipe attivo” della ‘ndrina di Paravati, alle dirette dipendenze dei sodali sovraordinati e, nello specifico, di Michele Galati, 43 anni, già condannato in primo grado in Rinascita Scott ed ora tra i principali arrestati dell’operazione Maestrale-Carthago. Michele Galati è, fra l’altro, figlio del boss ergastolano Salvatore Galati. Vincenzo Nicolaci, secondo l’accusa, si sarebbe posto quale personaggio di riferimento del sodalizio, soprattutto nel settore dello smaltimento dei rifiuti, anche quando non rivestiva più il ruolo di assessore comunale. Avrebbe così favorito il sodalizio pure nei periodi in cui non ricopriva alcuna carica pubblica, “sfruttando le sue entrature, informandosi sui bandi di gara nell’interesse dell’organizzazione e partecipando anche alla consumazione di specifici delitti, quali le spedizioni punitive”. Dalla relazione della Commissione di accesso agli atti, che ha portato nel 2012 allo scioglimento degli organi elettivi del Comune di Mileto per infiltrazioni mafiose, emerge inoltre che Vincenzo Nicolaci il 12 giugno 2016 è stato controllato dalle forze dell’ordine a Vibo Valentia in compagnia di Salvatore Mancuso (cl ’72), di Limbadi, alias “lo Zoppo” (attualmente deceduto), fratello dei più noti boss Giuseppe (cl ’49), Diego, Francesco (Tabacco) e Pantaleone (“Ingegnere”) Mancuso.

L’ex assessore Fogliaro

Antonino Fogliaro è invece accusato di essere un “partecipe attivo della ‘ndrina di San Giovanni di Mileto”, alle dirette dipendenze dei sodali sovraordinati, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, partecipare alle riunioni ed eseguire le direttive dei vertici della società e dell’associazione, riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio”. Ad avviso della Dda di Catanzaro sarebbe rimasto un  affiliato nonostante la detenzione, “potendo rivendicare dai sodali, per mezzo di “imbasciate”, un adeguato sostentamento economico di cui si occupavano i vertici del sodalizio”. Dalla relazione della Commissione di accesso agli atti, che ha portato nel 2012 allo scioglimento del Comune di Mileto, si evincono numerosi controlli del territorio che hanno riguardato Fogliaro, trovato in compagnia di diversi soggetti con pregiudizi di polizia e noti alle forze dell’ordine. Nell’operazione Stammer (traffico internazionale di cocaina con i cartelli colombiani), invece, Antonino Fogliaro è stato ritenuto uomo vicino a Salvatore Pititto, quest’ultimo esponente di spicco dell’omonimo clan di San Giovanni di Mileto.

L’ex assessore Colloca

E’ una delle figure principali dell’inchiesta Maestrale-Carthago e per lui l’accusa di associazione mafiosa fa riferimento alla sua partecipazione attiva alla ‘ndrina di Paravati, alle dirette dipendenze di Michele Galati. Domenico Colloca si sarebbe posto quale imprenditore di riferimento del sodalizio, soprattutto nel settore della gestione dei catering, delle mense scolastiche e ospedaliere, della distribuzione dei pasti ai centri per gli immigrati. Grazie all’intraneità dello stesso nel locale di ‘ndrangheta di Mileto, la sua impresa avrebbe raggiunto una posizione “assolutamente preminente”,  intrattenendo rapporti, a fini spartitori, con Gregorio Coscarella di San Gregorio d’Ippona e Gianfranco Ferrante di Vibo Valentia. Anche Domenico Colloca, al pari di Vincenzo Nicolaci, è inoltre accusato di aver partecipato a “spedizioni punitive” per conto della ‘ndrina di Paravati, occupandosi poi della redistribuzione dei proventi estorsivi, del reinvestimento del denaro dei sodali nelle imprese di famiglia e del sostentamento dei detenuti. Dalle captazioni sul telefono in uso a Domenico Colloca è inoltre emerso come proprio quest’ultimo provvedesse al sostentamento “dell’associato Antonino Fogliaro, nonché come questi a sua volta, dal carcere, attraverso la corrispondenza, comunicava alla struttura criminale di dare protezione a Domenico Colloca”; in tal caso, Antonino Fogliaro sarebbe stato “ben attento a non inviare le missive direttamente allo stesso Colloca, facendogliele invece pervenire per il tramite di terzi soggetti che curavano la corrispondenza con i detenuti”.
Da ricordare che Antonino Fogliaro, Vincenzo Nicolaci e Domenico Colloca erano stati tra i firmatari dei ricorsi al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato – unitamente all’ex sindaco di Mileto Vincenzo Varone – per chiedere il ripristino dell’amministrazione sciolta nel 2012 per infiltrazioni mafiose. Entrambi i ricorsi sono stati respinti dai giudici amministrativi che hanno confermato in pieno la validità della proposta di scioglimento degli organi elettivi del Comune di Mileto avanzata dall’allora prefetto di Vibo Valentia Luisa Latella. I tre ex assessori comunali – esponenti di punta della politica di Mileto – si trovano quindi ora in carcere e dovranno difendersi dall’accusa di associazione mafiosa.

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