Inchiesta Maestrale: informazioni riservate passate ad esponenti delle ‘ndrine di Cessaniti e Briatico
Le indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro e condotte sul “campo” dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo portano alla scoperta di almeno due militari dell’Arma infedeli
Alcuni indagati dell’inchiesta “Maestrale-Carthago” Sarebbero stati in grado di infiltrarsi nelle istituzioni attingendo ad informazioni riservate sulle indagini in corso, indagati dell’inchiesta antimafia “Maestrale-Carthago”. La Ddadi Catanzaro se ne dice convinta e spiega che, fra gli altri, anche gli esponenti “delle ‘ndrine di Briatico e Cessaniti vantano una penetrante capacità di infiltrazione nelle istituzioni, in particolare nell’Arma dei Carabinieri”. In particolare gli stessi investigatori del Nucleo Investigativo sono riusciti a ricostruire, unitamente alla Dda di Catanzaro, gli stretti rapporti ed in contatti telefonici intrattenuti dal sodale della ‘ndrina di Briatico, Francesco Zungri, 63 anni, con un carabiniere che avrebbe intrattenuto contatti telefonici sia con lo stesso Zungri che con la di lui compagna. Zungri si sarebbe infatti imbattuto in un controllo dei carabinieri che avevano riscontrato la violazione delle norme sulla circolazione nel territorio Italiano delle autovetture con targhe straniere e non avrebbero proceduto alla contestazione solo perché Zungri era amico di un vice brigadiere. Dalle conversazioni telefoniche intercettate nel dicembre 2018 con il carabiniere, sarebbe emerso che Francesco Zungri, “nonostante l’infrazione commessa, di cui ne ammetteva la piena responsabilità, non veniva sanzionato dai carabinieri poiché erano due amici del vice brigadiere il quale, a sua volta, confermava l’omissione fatta dai colleghi”.
Ma anche “alcuni esponenti della ‘ndrina di Cessaniti – ad avviso della Dda – sono risultati vantare entrature nell’Arma dei carabinieri. Nel mese di ottobre 2019, quasi al termine del periodo di monitoraggio telematico del dispositivo telefonico in uso al presunto capo ‘ndrina di Cessaniti, Francesco Barbieri” – attualmente coinvolto anche nel maxiprocesso Rinascita Scott – venivano infatti captate una serie di conversazioni sul conto di altro carabiniere. In particolare dalle indagini è emerso che la mattina del 16 ottobre 2019 i carabinieri avevano effettuato una perquisizione domiciliare con esito negativo. Pochi giorni dopo, il 26 ottobre 2019, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo hanno captato una conversazione tra Francesco Barbieri e la persona destinataria della perquisizione la quale avrebbe svelato al presunto capo ‘ndrina era venuto a sapere da un brigadiere capo che i carabinieri “avevano effettuato la perquisizione per svolgere le ricerche dell’allora irreperibile Pietro Accorinti” di Zungri, facendo anche intendere che non era la prima volta che il sottoufficiale dell’Arma confidava a terze persone “circostanze di servizio non altrimenti acquisibili o che comunque dovevano rimanere segrete”.
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