sabato,Maggio 4 2024

Truffa sui farmaci nel Vibonese: in Corte d’Appello i reati cadono in prescrizione

Reati estinti per tutti gli imputati ma rimane la condanna al risarcimento dei danni nei confronti dell’Asp costituita parte civile. La sentenza interessa anche il farmacista Giuseppe Dato attuale sindaco di Joppolo. L’operazione “Pharma bluff” risale al gennaio 2014

Truffa sui farmaci nel Vibonese: in Corte d’Appello i reati cadono in prescrizione
Giuseppe Dato

La lentezza della giustizia vibonese colpisce ancora ed una delle più importanti operazioni dell’ultimo decennio finisce in prescrizione. La terza sezione della Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Abigail Melllace, giudici Paola Ciriaco e Barbara Saccà) in riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Vibo Valentia il 21 dicembre 2020 ha dichiarato il non doversi procedere in ordine ai reati loro ascritti, perché estinti per maturata prescrizione, nei confronti di Giuseppe Dato, 68 anni, attuale sindaco di Joppolo, Giuseppa Scinica, 58 anni, dipendente di uno studio medico, Carmen Ferraro, 40 anni, dipendente della farmacia Dato sita a Caroniti (frazione di Joppolo). Con lo stesso dispositivo di sentenza, la Corte d’Appello ha però confermato nel resto la sentenza di primo grado – e quindi il pagamento delle spese processuali di primo grado (1.935,00 euro, oltre Iva) e la condanna pagare i danni all’Asp di Vibo (costituita parte civile con l’avvocato Domenico Paglianiti) da liquidarsi in separata sede – oltre al pagamento delle spese processuali sostenute nel grado di appello dalla costituita parte civile liquidate in 1.800 euro. Nessuno degli imputati ha inteso rinunciare alla prescrizione. Gli imputati erano stati riconosciuti colpevoli dal Tribunale dei reati di associazione a delinquere, falso ideologico e truffa. Per tali ultimi due reati la condanna era arrivata per gli episodi commessi in data successiva al 29 marzo 2013, mentre per quelli antecedenti il Tribunale di Vibo aveva dichiarato l’estinzione per intervenuta prescrizione. In primo grado era stato assolto dalle accuse di associazione a delinquere e truffa con la formula “per non aver commesso il fatto” Francesco D’Agostino, 73 anni, di Joppolo, medico di base. Lo stesso D’Agostino aveva incassato poi anche l’assoluzione per il reato di falso “perché il fatto non costituisce reato” per gli episodi dopo il 29 marzo 2013 e la prescrizione per quelli antecedenti. Francesco D’Agostino era difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino e per lui era stato lo stesso pm Eugenia Belmonte a chiedere l’assoluzione. Giuseppe Dato, Carmen Ferraro e Giuseppa Scinica in primo grado erano stati anche interdetti dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.

Le accuse

Associazione a delinquere, falso e truffa i reati contestati. La presunta truffa sarebbe stata messa in piedi ai danni del Servizio sanitario nazionale, con rimborsi “gonfiati” dei farmaci che sarebbero stati presentati all’Asp di Vibo dalla farmacia di Caroniti di proprietà di Giuseppe Dato.  Secondo l’accusa, Giuseppa Scinica avrebbe predisposto le ricette dei farmaci “di cui gli ignari beneficiari non avrebbero mai fruito poiché non affetti da quelle patologie”, mentre Francesco D’Agostino avrebbe “falsamente attestato il diritto degli assistiti all’assistenza farmacologica indicata nella ricetta”.  Nel caso di Francesco D’Agostino, però, il Tribunale di Vibo aveva deciso per l’assoluzione.
Carmen Ferraro avrebbe invece rimosso “le fustelle dalle confezioni dei farmaci” apponendole “nel riquadro delle ricette facendo apparire di aver venduto i medicinali ai clienti laddove provvedeva invece a disfarsene”. Giuseppe Dato avrebbe infine inoltrato le prescrizioni all’Asp di Vibo per farsi corrispondere “indebitamente i rimborsi di quanto speso per l’acquisto dei farmaci”, disfacendosi poi degli stessi medicinali. Sarebbero oltre 100 le ricette mediche ritenute false dagli inquirenti. I beneficiari sarebbero stati o “non affetti da patologie per le quali si rendeva necessaria l’assunzione dei farmaci prescritti oppure non bisognevoli in concreto poiché già muniti dei farmaci”.

La genesi dell’inchiesta

Era stato il maresciallo Francesco Fedele – all’epoca in servizio al Corpo forestale dello Stato (oggi nella polizia giudiziaria “Nucleo Ambiente” della Procura) – a trovare nell’ottobre del 2012, abbandonati ai margini di una strada provinciale che dalla frazione di Caroniti di Joppolo conduce a Preitoni, un considerevole numero di confezioni di medicinali, perfettamente integre e ancora in corso di validità. La scoperta dei medicinali aveva portato gli uomini del Corpo Forestale dello Stato ad eseguire una serie di riscontri documentali attraverso il sistema di tracciabilità del farmaco e l’analisi di oltre 25mila ricette mediche. Il tutto al fine di risalire al percorso di ogni singolo medicinale, identificando così sia lo studio medico che ne aveva curato le prescrizioni sia la farmacia dispensatrice.  Le successive indagini, svolte sotto il coordinamento della Procura di Vibo Valentia, attraverso numerose intercettazioni telefoniche e ambientali (con microspie e telecamere piazzate sia all’interno della farmacia, sia all’esterno) avrebbero permesso di accertare l’esistenza di un presunto sodalizio criminale che avrebbe commesso diversi reati ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Il “sistema” sarebbe stato organizzato in modo che la farmacia erogasse i farmaci ai propri assistiti in assenza di una prescrizione medica: la regolarizzazione sarebbe avvenuta solo in un secondo momento tra studio medico e farmacista. In questa fase le ricette sarebbero state così liberamente “gonfiate”, applicando una o più fustelle (i bollini autoadesivi) ed, infine, per disfarsi delle confezioni commercializzate ingannevolmente, queste sarebbero state prima tolte dalle scatole e poi abbandonate.  Il farmacista Giuseppe Dato, titolare della farmacia di Caroniti, si sarebbe poi adoperato per richiedere i rimborsi all’Azienda Sanitaria provinciale di Vibo Valentia per i farmaci che non sarebbero mai arrivati agli assistiti.  Le ricette mediche ritenute false sarebbero oltre 100.

I risvolti politici della vicenda

Nel riquadro il sindaco Giuseppe Dato

L’operazione Pharma Bluff risale al gennaio 2014 e finisce per avere, indirettamente, anche dei risvolti politici. Giuseppe Dato è infatti sindaco di Joppolo, mentre Giuseppa Scinica è invece la moglie di Valerio Mangialardo, consigliere comunale di opposizione e già candidato a sindaco di Joppolo perdendo alle ultime elezioni amministrative proprio contro Giuseppe Dato. Gli imputati erano così difesi: Giuseppe Fato dall’avvocato Diego Brancia, Giuseppa Scinica dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino, Carmen Ferraro dall’avvocato Mario Ferraro.

LEGGI ANCHE: Truffa sui farmaci nel Vibonese: in aula la deposizione dell’investigatore

Truffa sui farmaci nel Vibonese, in quattro rinviati a giudizio

Operazione “Chopin”: le motivazioni della prescrizione per cinque imputati

top