sabato,Aprile 27 2024

Processo per la frana di Maierato: assolti a Vibo tutti gli imputati

Sentenza del Tribunale collegiale che ha accolto la richiesta del pm all’esito delle consulenze tecniche del procedimento penale per l’evento che nel 2010 ha sconvolto il territorio

Processo per la frana di Maierato: assolti a Vibo tutti gli imputati

Tutti assolti per non aver commesso il fatto. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente il giudice Gianfranco Grillone) ha accolto la richiesta avanzata dal pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, ed ha così chiuso il processo che mirava a chiarire cause e responsabilità per la frana di Maierato che il 15 febbraio 2010 ha sconvolto l’assetto territoriale del piccolo centro confinante con Vibo Valentia. La sentenza di assoluzione del Tribunale interessa i seguenti imputati: Silvano Fiorillo, 54 anni, di Piscopio, titolare dell’azienda “Marten srl” attiva nella produzione di saponi; Gianfranco Comito, 66 anni, di Vibo Valentia, all’epoca dei fatti dirigente pro-tempore della Provincia di Vibo del settore “Difesa del suolo e controllo degli scarichi delle acque”; Francesco De Fina, 73 anni, di Sant’Onofrio, dirigente pro-tempore della Provincia di Vibo; Giorgio Cinquegrana, 67 anni, responsabile del servizio Urbanistica e Ambiente del Comune di Maierato; Silvio Silvaggio, 71 anni, responsabile dell’Ufficio tecnico e del settore Urbanistica del Comune di Maierato; Carmine Sardanelli, 86 anni, di Pizzo Calabro, titolare della ditta “Intertonno srl” che si occupa della lavorazione del tonno; Giacinto Callipo, 50 anni, di Vibo Valentia, titolare della “Vercall” attiva nella verniciatura di profilati in alluminio; Domenico Antonio Bilotta, 90 anni, di Pizzo Calabro, legale rappresentante della “Vetromed spa”, azienda attiva nella lavorazione del vetro. La sentenza è arrivata dopo alcune consulenze dei periti che non avevano fornito prova di alcuna correlazione tra l’evento della frana e la responsabilità penale degli imputati. Le consulenze hanno ritenuto l’evento franoso come “eccezionale” in termini geomorfologici e dipeso da eventi legati alle attività antropiche che si sono verificate in quel momento storico nell’area interessata. 

La frana di Maierato

A vario titolo agli imputati venivano contestati i reati di frana colposa e disastro ambientale doloso.  Le ditte finite al centro dell’inchiesta sono tutte ubicate nella zona industriale di Maierato. L’ipotesi iniziale degli inquirenti era legata al fatto che solfuri, bromuri, ferro, zinco e acidi provenienti dai residui industriali sarebbero finiti per anni, senza alcun trattamento di depurazione, direttamente nella fogna e nel torrente di Maierato, proprio nell’area poi oggetto nel 2010 della gigantesca frana. In particolare, secondo l’iniziale ipotesi accusatoria, le quattro aziende coinvolte nell’indagine avrebbero scaricato nel torrente, avvelenando l’intera area con l’illecito smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi. Anche il depuratore del Comune di Maierato al servizio del Nucleo industriale, per gli investigatori, avrebbe funzionato malissimo contribuendo all’inquinamento.  Nel torrente, una delle aziende coinvolte – sempre secondo l’originaria tesi della Procura – avrebbe scaricato pure residui derivanti dalla lavorazione del tonno, tanto da rendere rossa l’acqua del torrente ed irrespirabile l’aria. Le indagini risalgono al 2008 dopo la denuncia di un contadino che aveva segnalato una strana colorazione del fosso Scuotapriti accompagnata da esalazioni nauseabonde, provenienti dal depuratore e dallo smaltimento di reflui industriali inquinanti nel predetto fosso. 

Gli imputati – secondo le inziali indagini che non hanno però convinto il pm all’esito delle consulenze, tanto da avanzare richiesta di archiviazione – avrebbero cagionato la frana contribuendo ad acidificare le acque del fosso attraverso lo scorrimento sotterraneo degli scarichi. Tali conclusioni sono state sempre fortemente contestate dalle difese (in particolare la distanza del depuratore dai luoghi dove è avvenuta la frana e la presenza di una falda acquifera) che hanno quindi a loro volta nominato dei propri periti.
Silvano Fiorillo era assistito dagli avvocati Rosario Rocchetto e Salvatore Pronestì; Domenico Antonio Bilotta dall’avvocato Vincenzo Galeota; Carmine Sardanelli dagli avvocati Francesco Martingano e Vincenzo Trungadi; Giacinto Callipo dall’avvocato Mario Zanchetti; Giorgio Cinquegrana dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Marianna Zampogna; Silvio Silvaggio dagli avvocati Domenico Sorace e Nazzareno Rubino; Gianfranco Comito dall’avvocato Bruno Ganino; Francesco De Fina dagli avvocati Marcello Scarmato e Nazzareno La Tassa. Parti civili il Comune di Maierato (avvocato Antonino Di Stilo) e Legambiente (avvocato Di Stilo). Al termine della sentenza, l’avvocato Mario Zanchetti ha dichiarato: Con specifico riferimento alla società Vercall, di cui il sig. Callipo è responsabile legale, è stato possibile dimostrare – grazie all’analisi tecnica dei campionamenti delle acque prelevate dal 2008 al 2015 – la sua più assoluta estraneità non solo alla causazione della frana di Maierato ma anche a qualsiasi processo di inquinamento ambientale. La Vercall, infatti, si era dotata sin dalla fine degli anni ’90 di efficienti impianti di depurazione interni idonei a smaltire eventuali sostanze inquinanti nel totale rispetto delle normative di
settore“.

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