martedì,Aprile 30 2024

Tropea e le mancate denunce da parte delle associazioni al centro delle audizioni in Antimafia

Il colonnello dell’Arma: «Si fidano di noi ma non di loro stessi per via delle parentele e degli intestatari fittizi». Il caso della processione di San Michele Arcangelo scortata dalla polizia e nella quale avrebbero voluto infiltrarsi i La Rosa

Tropea e le mancate denunce da parte delle associazioni al centro delle audizioni in Antimafia

Da un lato le lodi a “singoli giornalisti locali con i quali per il confronto che abbiamo fanno veramente un ottimo servizio e spesso sono anche coraggiosi, poiché in alcuni casi si espongono” – e viene citata la “bellissima inchiesta giornalistica de Il Vibonese” riguardante quanto successo sul lungomare di Coccorino (frazione di Joppolo) con i lavori affidati ad un uomo del clan Mancuso “che era all’opera con l’escavatore(LEGGI QUI: I lavori pubblici a Coccorino e l’uomo del clan Mancuso), dall’altro il silenzio delle denunce da parte del mondo delle associazioni di Tropea. E’ stato il colonnello dei carabinieri Bruno Capece, all’epoca alla guida del comando provinciale dell’Arma di Vibo Valentia, ad illustrare alla Commissione parlamentare antimafia quanto da loro accertato. “Proprio su Tropea abbiamo fatto una bellissima attività – ha ricordato Capece – che  tra l’altro ha colpito autori di riciclaggi, di furti in abitazione, di furti di automobili; ciò aveva addirittura creato un danno incredibile all’immagine tropeana, a causa di questa banda. Abbiamo posto fine al loro operato grazie al lavoro svolto dal procuratore di Vibo Camillo Falvo, recuperando questa attività, riattualizzandola e quindi portandola poi a misure cautelari. Pensate che a Tropea, nei volantini che venivano distribuiti a tutti i frequentatori delle strutture turistiche, c’è scritto che il rischio di furti è più alto che a Napoli; è un danno di immagine incredibile. Tutte le società che noleggiano le macchine mettono una particolare clausola sui furti di autovetture; pensate che danno di immagine riceveva una cittadina così bella nell’essere paragonata – ahimè – a Napoli o a hinterland peggiori. Le tariffe sono proprio quelle, tra l’altro; quindi c’è anche un danno incredibile per la popolazione e per le persone perbene che vogliono vivere in regola e vogliono fare un contratto di assicurazione in quella zona”.

Le denunce a Tropea

Nicola Morra

Sul fronte delle denunce, invece, l’allora comandante dell’Arma ha “fotografato” su Tropea una situazione del tutto particolare che merita di essere evidenziata. “Denunciano a Tropea? Ovviamente no. Qual è la difficoltà? Mi allaccio alla problematica delle associazioni – ha affermato l’allora comandante provinciale dei carabinieri – sia per le risultanze, sia per aver parlato spesso con molti commercianti perbene. La difficoltà nel creare associazioni, per esempio un’associazione antiracket, o nel denunciare tutti insieme, è che singolarmente si fidano di noi – paradossalmente si fidano del magistrato, del carabiniere, del poliziotto o del finanziere -, ma non si fidano di loro stessi, perché – ahimè – c’è il fenomeno degli intestatari fittizi e delle parentele. Quindi temono di parlare, di confrontarsi tra di loro e di manifestare una volontà di associarsi o di denunciare, come invece è successo, per esempio, a Palermo. Il rischio è questo. Quando avremo fatto pulizia su tutte le attività, come aveva preannunciato il collega Prosperi, probabilmente sarà anche più facile che si fidino tra di loro; adesso abbiamo conquistato la fiducia tra loro e noi, ma non c’è fiducia tra di loro. Non si associano e non si fidano a fare denunce tramite le associazioni o gli sportelli di categoria. Questo ce l’hanno chiaramente spiegato le persone perbene”. Una constatazione amara di una situazione di fatto che la dice lunga di come tanta sia ancora la strada da fare in diverse aree della Calabria.

La processione e i La Rosa

La chiesa di San Michele a Tropea

Per capire l’influenza esercitata dalla locale ‘ndrina dei La Rosa su Tropea è stato quindi l’allora prefetto di Vibo, Francesco Zito, a svelare alla Commissione parlamentare antimafia un episodio del 2019 rimasto sinora inedito. “In occasione della ricorrenza di San Michele Arcangelo, che è il patrono della Polizia di Stato, ma purtroppo in maniera sacrilega è anche il patrono di altro – e su questo non aggiungiamo altro – voglio ricordare che a Tropea c’è una piccola chiesa dedicata a San Michele. In buona fede il nuovo parroco, aderendo alle richieste dei “parrocchiani” che frequentavano la chiesa, ha voluto rivitalizzare una processione in onore di San Michele che si era tenuta l’ultima volta forse trenta o quarant’anni fa, non capendo che in realtà questo era un momento in cui i La Rosa volevano riaffermare la loro rilevanza, anche in relazione a San Michele e a questa chiesa. C’ stato quindi l’accompagnamento della processione da parte del questore che era in prima fila. Questo è stato un segnale di attenzione – ha ricordato l’allora prefetto di Vibo – per vitare che ci fossero problemi di questo genere. Ricordo alla Commissione che in passato a Zungri il famoso Peppone Accorinti tentò di infiltrarsi nella processione; non siamo agli inchini, però, insomma, stiamo attenti su queste cose”.

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