martedì,Dicembre 3 2024

Dai legionari romani ai dolci natalizi: il viaggio del fico secco attraverso i secoli fin sulle tavole dei calabresi in tutto il mondo

Dalla diffusione mediterranea forse ad opera dei Fenici alla sublimazione nella nostra terra con la nascita di una tradizione antica di essiccazione al sole che oggi rischia di scomparire

Dai legionari romani ai dolci natalizi: il viaggio del fico secco attraverso i secoli fin sulle tavole dei calabresi in tutto il mondo

Furono forse i Fenici a diffondere in tutta l’area del Mediterraneo la coltivazione del fico, pianta originaria della Mesopotamia. “Non vale un fico secco”, una frase usata in senso dispregiativo in quanto il fico era considerato il cibo dei poveri. Pare ci sia anche qualche riferimento storico che afferma che i legionari romani venivano pagati anche con una manciata di fichi secchi e quindi “non vale un fico secco” stava ad indicare qualcuno che non era in condizione di prestare servizio nell’esercito, mentre altri fanno risalire questa espressione a una frase di Gesù. Ma fu in Calabria che il frutto del fico ottenne la sua sublimazione. Nella regione trovò, infatti, condizioni ottimali per attecchire e presto le coltivazioni di questo frutto squisito si diffusero rapidamente. Non vi è lembo di terra calabrese dove non si trovino alberi di fico, avendo trovato il loro habitat naturale.

Presto si diffuse anche l’usanza di essiccare al sole della Calabria i fichi, per poi gustarli d’inverno. Una tradizione antichissima, al punto che anche Gioacchino da Fiore, nel XII secolo, ne decantava la dolcezza, la perfezione e i bellissimi colori. Un’arte tramandata di generazione in generazione, che ha reso i fichi secchi calabresi una specialità apprezzata in tutto il mondo. I benefici dei fichi sono molteplici, in quanto essi sono altamente energetici, ricchi di vitamine A e C, facilmente digeribili e costituiscono da sempre un ottimo alimento, specie nel periodo invernale. Probabilmente durante il Medioevo si volle dare a questa tradizione anche un significato religioso, conferendo loro la tipica forma a croce, da cui ne derivò il nome di “crocette”.

Per preparare i fichi ripieni, il frutto viene aperto a metà e lo si farcisce con noci e bucce di agrumi per poi metterlo in forno; una varietà più prelibata è rappresentata dai fichi ripieni ricoperti di cioccolato. Anche se oggi non è facile trovare in commercio i fichi essiccati al sole di Calabria come una volta, molti non intendono fare ricorso a quelli importati, facilmente reperibili nei punti della grande distribuzione commerciale e rimpiangono i tempi in cui d’estate, in quasi tutte le case, c’era l’usanza di mettere al sole i canestri di vimini con i fichi da far essiccare per poi gustarli in occasione delle festività natalizie.

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