lunedì,Maggio 6 2024

Le antiche tradizioni della domenica delle Palme smorzate dal Covid

Ramo d'ulivo e palma intrecciata dopo la benedizione in chiesa hanno sempre assunto per i fedeli un significato sacro e propiziatorio. Per il secondo anno consecutivo però bisogna fare i conti con le restrizioni anti contagio

Le antiche tradizioni della domenica delle Palme smorzate dal Covid

Domenica delle Palme, ovvero la celebrazione dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Anche se, a tutto rigore, essa non rientrerebbe nelle celebrazioni della Settimana Santa, ne è comunque parte integrante perché rappresenta l’intervallo, in certo qual modo festoso, tra il periodo quaresimale e la stessa Settimana.

Ci si recava in chiesa con un ramo d’ulivo o con la palma, che in alcuni casi era costituita da fantasiosi intrecci che assumevano la forma di una croce o di un panierino. In alcuni casi vi erano autentici professionisti dell’intreccio, che creavano  e vendevano davanti alle chiese i loro ingegnosi prodotti, per cui anche un certo tipo di “parma” diventava segno di distinzione, come ovviamente lo diventava tutto ciò che ad essa veniva attaccato. Ciò principalmente tenendo conto che, a parte le varie visite a parenti e amici sempre con la palma tra le mani, l’intero paese assisteva alla funzione religiosa, durate la quale il portare in giro i ramoscelli verdi o fioriti aveva un preciso significato sacrale e propiziatorio per cui si prestava molta attenzione , ad esempio, all’originalità della forma o alla ricchezza degli ornamenti.

E, qualunque fosse il tipo di palma, l’importante era che in chiesa, al momento della benedizione, si fosse abbastanza lesti nell’alzarla in modo che venisse bagnata da qualche goccia di acqua benedetta. Poi, una volta a casa, le palme venivano appese alla testata del letto per buon augurio e per tenere lontano i fulmini. In alcune zone era pure usanza fare delle croci con i ramoscelli di ulivo benedetto e collocarle ai crocevia perché preservassero da qualsiasi disgrazia i viandanti che si inginocchiavano davanti ad esse. Ma, oltre all’importanza celebrativa, la Domenica delle Palme ne aveva anche una metereologica, perché dal buono o cattivo tempo registrato in quella giornata si faceva dipendere la consistenza e la qualità del raccolto.

Quando la Pasqua era passata, le palme e i rami di d’ulivo, trattandosi di oggetti benedetti durante la Messa, diventavano sacramentali, per cui era assolutamente proibito gettarli via e pertanto meritavano un posto speciale all’interno delle case. In alternativa, si poteva decidere di bruciare le palme e i rami di ulivo o di seppellirli o, ancora, di riportarli in chiesa per essere bruciati e farne cenere poi utilizzata per il Mercoledì delle Ceneri.

Antiche tradizioni che, a causa delle restrizioni imposte dalla normativa anti-Covid, per il secondo anno consecutivo non potranno ripetersi. Come già noto, una comunicazione del vescovo della diocesi di Mileto, monsignor Renzo, ha disposto che la Domenica delle Palme, per la celebrazione liturgica, i fedeli non si muovano dal posto e non sia consentita “la consegna della palma”.

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