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‘Ndrangheta: il “ritratto” della Dda su Nazzareno Salerno e le campagne dei clan in suo favore

Andrea Mantella e Loredana Patania raccontano dei voti raccolti in favore del politico che avrebbe rispettato i patti con assunzioni di mafiosi pure in ospedale a Vibo

‘Ndrangheta: il “ritratto” della Dda su Nazzareno Salerno e le campagne dei clan in suo favore
Nazzareno Salerno

E’ stato eletto, nella circoscrizione centrale (Catanzaro-Lamezia-Vibo-Crotone) per Forza Italia con 9.163 preferenze alle ultime elezioni regionali. In quella precedente (eletto nel marzo 2010) è stato prima presidente della III Commissione “Attività sociali, sanitarie, culturali, formative”, poi assessore al Lavoro e formazione.E’ vicepresidente della I Commissione “Affari istuzionali, Affari generali, Riforme e decentramento”. Ex Dc, ex Ccd, ex An, ex Ncd, poi Forza Italia, Nazzareno Salerno è nato l’1 marzo 1965 a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, lui stesso nel sito della Regione Calabria si definisce “imprenditore nel settore delle costruzioni”. Nei primi anni Novanta, è stato assessore ai Lavori pubblici nel Comune di Serra e per due volte consecutive, nel 1993 prima e nel 1997 dopo, è stato eletto sindaco. Già consigliere provinciale di Vibo Valentia nel 1999, è stato Presidente del Consorzio industriale di Vibo. Ha rivestito l’incarico di vicepresidente nazionale dell’Aicre (Associazione italiana dei Comuni e delle Regioni d’Europa). Ha ricoperto il ruolo di commissario liquidatore del Consorzio agrario provinciale di Cosenza. 

Il “ritratto” che ne fanno i magistrati della Dda di Catanzaro è però poco rassicurante. “Si tratta di una figura ambigua – scrivono i magistrati – nota agli uffici giudiziari sin dal 1993. Il testimone di giustizia Giuseppe Masciari, di Serra San Bruno, ex imprenditore, lo individua come soggetto vicino al boss Vallelunga Damiano nel verbale del 22 gennaio 2014 in ordine ad una testimonianza resa innanzi al Tribunale di Vibo Valentia”.

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Anche la collaboratrice di giustizia vibonese Loredana Patania nel 2012 aveva reso dichiarazioni sull’appoggio elettorale fornito dallo zio Patania Fortunato (in foto, a capo dell’omonimo clan di Stefanaconi ucciso nel settembre del 2011 dal clan dei Piscopisani) a Nazzareno Salerno. In particolare, Loredana Patania ha raccontato di un “pranzo grandissimo” tenuto al distributore di carburanti con annesso ristorante denominato “La Valle dei Sapori” ubicato nella Vallata del Mesima e di proprietà dei Patania. “C’erano un duecento, trecento persone – ha raccontato la Patania – ed erano tutti voti sicuri per Nazzareno Salerno. E’ stato mio zio Fortunato a raccogliere i voti. Non so a quale scopo, sicuramente doveva avere qualche tornaconto, però non so le motivazioni vere – ha riferito la Patania – perché a differenza dei figli mio zio non ha mai fatto entrare le donne in determinati discorsi”. Per la Dda di Catanzaro si tratta dell’appoggio elettorale fornito dai Patania a Salerno in occasione delle elezioni regionali del marzo 2010 dove il politico vibonese è stato per la prima volta eletto in Consiglio regionale.

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Per il nuovo collaboratore di giustizia, Andrea Mantella (in foto), il consigliere regionale Nazzareno Salerno sarebbe stato invece intimo del boss di Serra San Bruno, Damiano Vallelunga (in foto in basso), il capo dell’omonimo clan ucciso nel settembre 2009 a Riace davanti al santuario di Cosma e Damiano. Secondo il collaboratore, Nazzareno Salerno tramite i Vallelunga avrebbe chiesto l’appoggio elettorale al clan Lo Bianco, da, boss Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni” (deceduto nel 2014) allo stesso Mantella che dichiara ai magistrati antimafia: “Nazzareno Salerno in cambio ci diede dei soldi e dei posti di lavoro sia all’interno dell’ospedale di Vibo Valentia e sia ai depuratori di Porto Salvo, di Triparni con Santo Lico che io posso fare nomi e cognomi chi sono gli impiegati e chi ha dato… a Paolino Lo Bianco l’ha fatto assumere all’ospedale tramite Nazzareno Salerno con un certificato fantomatico facendo l’ascensorista ma non sa neanche prendere l’ascensoreA Pino «‘u Vrusciatu» che sarebbe Giuseppe Lo Bianco, l’ha fatto inserire… a Giuseppe Barba, detto “Presa”… Salerno glieli ha dati i posti di lavoro, quando ha preso il potere ha rispettato i patti sia economici e sia posti di lavoro. Ai Fiarè doveva andare l’appalto della mensa dell’ospedale di Vibo. Anche Carmelo Lo Bianco mi disse: “Andreuccio, vedi che appoggiamo a Salerno…”.  Tra gli assunti negli impianti di depurazione delle acque vibonesi, Andrea Mantella indica anche “Francesco Fiarè, il figlio di Rosario, e Domenico Lo Bianco, figlio di Carmelo, al depuratore di Porto Salvo. Sulla carta sono assunti – spiega il collaboratore – ma in realtà loro vanno solo a prendere i soldi a fine mese”.

Il clan Lo Bianco avrebbe provveduto inoltre, secondo Mantella, dietro l’elargizione di denaro da parte di Nazzareno Salerno, anche a trovare un “paio di ragazzetti” per curare “l’attachinaggio del manifesti elettorali – spiega il collaboratore – con Carmelo Lo Bianco che ha dato due, tremila euro a dei ragazzetti, a dei tirapiedi per riempire Vibo Valentia di manifesti elettorali di Nazzareno Salerno. Tutti – aggiunge Mantella – abbiamo chiesto voti per Nazzareno Salerno, io Paolino Lo Bianco, Pino Barba, Franco Barba…tutti”. Il defunto boss Carmelo Lo Bianco, alias Piccinni”, a detta di Mantella avrebbe inoltre piazzato dei ragazzi fuori da ogni seggio elettorale per fermare le persone che entravano a votare “Mi raccomando, gli dicevano, quando venivano quelli che noi avevamo contattato per il voto, gli dicevamo: “Mi raccomando, il voto, che poi ti faccio il regalino quando esci.”

Non solo. Andrea Mantella riferisce pure che il clan dei Vallelunga di Serra San Bruno fra il 2003 ed il 2004 avrebbe compiuto più di qualche intimidazione nelle Serre, come l’incendio di auto, l’uccisione di cavalli, incendi di alcune case di campagna alla parte politica avversa a Nazzareno Salerno, “per farli desistere ad imporsi” sullo stesso esponente politico gradito ai clan. Parte politica avversa a Salerno che Andrea Mantella indica in “quell’altro sindaco, Loiacono”.

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