Reddito di cittadinanza, assolto Michele Bonavota: era accusato di aver percepito illecitamente 6mila euro
Secondo il giudice monocratico di Vibo Valentia il fatto non sussiste: «L’istruttoria espletata non consente di addivenire ad un giudizio di colpevolezza»

Il giudice monocratico di Vibo Valentia, Claudia Caputo, ha assolto, perché il fatto non sussiste, Michele Bonavota, classe ’67, dall’accusa di aver indebitamente percepito, tra gennaio e dicembre 2020 la somma di 6mila euro erogati come reddito di cittadinanza. Secondo l’accusa, Bonavota, tratto in arresto nel corso dell’operazione Rinascita Scott, il 19 dicembre 2019, avrebbe omesso di comunicare, entro 30 giorni dall’arresto, informazioni che avrebbero comportato la decadenza del beneficio.
Secondo il giudice «l’istruttoria espletata non consente di addivenire ad un giudizio di colpevolezza nei confronti dell’imputato che deve, pertanto, essere assolto dall’addebito contestato perché il fatto non sussiste». Bonavota aveva presentato domanda di reddito di cittadinanza il 13 giugno 2019 con esito favorevole. In seguito è stato rinviato a giudizio all’esito del controllo documentale effettuato dalla finanza a giugno 2020 perché aveva omesso di comunicare l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere.
«Tuttavia – scrive il magistrato –, dalla documentazione depositata dalla difesa e acquisita al fascicolo del dibattimento, emerge che poco dopo l’esecuzione dell’ordinanza cautelare, ed ovvero in data 14 gennaio 2020, l’ordinanza applicata a Bonavota Michele veniva annullata dal Tribunale della Libertà di Catanzaro». «Dunque, alla stregua di tali risultanze non può che pervenirsi ad una pronuncia assolutoria dell’odierno imputato perché il fatto non sussiste» poiché la normativa prevede che l’erogazione del beneficio assistenziale prevede, come ulteriore requisito per la fruizione del beneficio economico, la mancata sottoposizione a misura cautelare personale, nonché la mancata condanna definitiva intervenuta nei 10 anni precedenti la richiesta. Un caso nel quale Bonavota, difeso dall’avvocato Giosuè Monardo, non rientra.
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