sabato,Aprile 20 2024

Rinascita-Scott: i “locali” di ‘ndrangheta di Stefanaconi e Piscopio

Nell’operazione antimafia finiscono anche Salvatore Patania e Michele Fiorillo. La nascita di un nuovo gruppo e l’estorsione al circo insieme ai Lo Bianco di Vibo

Rinascita-Scott: i “locali” di ‘ndrangheta di Stefanaconi e Piscopio
Nicola Gratteri in conferenza stampa per Rinascita-Scott
Fortunato Patania

Colpisce anche i “locali” di ‘ndrangheta di Stefanaconi e Piscopio l’operazione antimafia Rinascita-Scott scattata a dicembre con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Si tratta di “locali” di ‘ndrangheta già interessati in via principale dalle operazioni “Gringia”, “Romanzo criminale” e “Rimpiazzo” che vengono “ripresi” anche in Rinascita-Scott per contestare ipotesi di reato nei confronti di altri presunti componenti delle strutture criminali oppure nuovi fatti non emersi nelle precedenti indagini.

Fra le persone coinvolte in “Rinascita-Scott” vi è infatti Salvatore Patania, 59 anni, di Stefanaconi, al quale viene contestato il reato di associazione mafiosa in concorso con il fratello Fortunato Patania (ucciso nel settembre del 2011 dal clan dei Piscopisani nella sua stazione di carburanti nella Valle del Mesima), la cognata Giuseppina Iacopetta ed i nipoti Salvatore Patania (cl. ’78), Saverio Patania e Giuseppe Patania (tutti figli di Fortunato Patania). [Continua dopo la pubblicità]

In particolare, a Salvatore Patania viene contestato in “Rinascita-Scott” di aver promosso e diretto la ‘ndrina dei Patania, con il compito di mantenere rapporti strutturali con esponenti della cosca Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia allo scopo di garantirsi una solida alleanza per la gestione di attività delittuose.

Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, Salvatore Patania dopo le operazioni antimafia “Gringia” e “Romanzo criminale” si sarebbe staccato dai nipoti, e tali dichiarazioni trovano riscontri in alcune conversazioni del marzo 2017 intercorse fra lo stesso Salvatore Patania e Bruno Barba. Il ruolo di vertice a Stefanaconi di Salvatore Patania emerge, ad avviso del gip distrettuale, anche dalla perfetta conoscenza di tutte le situazioni in corso nel territorio che andavano monitorate e nella predisposizione, in caso di eventuali attacchi da parte di soggetti quali “Mario U Zorru”, delle risposte: “Che se cade una foglia il giorno dopo cade un ramo”.

Dal tenore complessivo della conversazione, i cui contenuti venivano riportati da Bruno Barba al padre Francesco Barba, emergeva che Salvatore Patania chiedeva un’alleanza ai vibonesi, alleanza che, a parere di Bruno Barba non sarebbe stata del tutto conveniente per i vibonesi, in considerazione del fatto che “su Stefanaconi recentemente molti dei “malandrini” erano in carcere”. Nonostante ciò, Salvatore Patania, nel tentativo di persuadere Barba, lo incentivava suggestionandolo con l’idea che insieme avrebbero rappresentato un “forza armata”. Raffaele Moscato ha altresì precisato di aver saputo da Domenico Bonavota, dell’omonimo clan di Sant’Onofrio, che Salvatore Patania era capo locale della cosca di Stefanaconi.

Di tale nuova ‘ndrina di Stefanaconi guidata da Salvatore Patania farebbe parte anche Giovanni Franzè, 58 anni, pure lui di Stefanaconi al quale però in Rinascita-Scott vengono contestati solo reati di usura in concorso con i fratelli Cannatà (Gaetano e Francesco) di Vibo.

Michele Fiorillo

Fra le persone coinvolte in Rinascita-Scott vi è poi Michele Fiorillo, 34 anni, di Piscopio, detto “Zarrillo”, già condannato nell’operazione “Crimine” della Dda di Reggio Calabria quale vertice del clan dei Piscopisani e fra i principali arrestati pure dell’operazione “Rimpiazzo” della Dda di Catanzaro e di recente quale mandante dell’omicidio De Pietro a Piscopio. A Michele Fiorillo in Rinascita-Scott viene contestato il reato di estorsione ai danni del titolare di un circo che nel giugno del 2018 era arrivato a Vibo.

Paolino Lo Bianco

Michele Fiorillo (dopo essere uscito dal carcere per l’operazione “Crimine”) avrebbe stretto un patto con Paolino Lo Bianco per avanzare un’unica richiesta estorsiva nei confronti del titolare del circo, consistente nella pretesa di 200 biglietti omaggio, da spartire equamente fra la ‘ndrina di Piscopio e la ‘ndrina di Vibo Valentia, con la partecipazione anche di Orazio Lo Bianco, soggetto designato quale intermediatore tra le consorterie e l’attività circense. All’estorsione avrebbe partecipato anche Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola”, tuttora latitante.

Orazio Lo Bianco

“La compagine vibonese riusciva ad ottenere ulteriori venti biglietti d’ingresso omaggio agli spettacoli del circo – scrive il gip – a seguito di esplicita richiesta avanzata da Orazio Lo Bianco, per il tramite di Maria Olga Montemagno, 57 anni, di Latina (anche lei indagata) – la quale poneva in più occasioni in contatto Orazio Lo Bianco con la propria congiunta chiamata “Lalla”, donna parente del proprietario dell’attività circense, veicolandone anche alcune richieste estorsive – che venivano ritirati personalmente da Francesco Paternò, 29 anni, detto “Cisca”, di Vibo Valentia (anche lui arrestato) ed indicato quale soggetto alle dirette dipendenze di Rosario Pugliese ed Orazio Lo Bianco.

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