lunedì,Maggio 13 2024

Coronavirus e nuovo decreto: in attesa delle circolari, in Calabria cade un po’ di “propaganda”

Il Dpcm in vigore dal 4 maggio accentua il conflitto di poteri fra Stato e Regioni alle prese con spostamenti nelle seconde case, attività motoria, rientri e ripresa economica

Coronavirus e nuovo decreto: in attesa delle circolari, in Calabria cade un po’ di “propaganda”
Una suggestiva panoramica del porto di Tropea

Si aspettano le circolari interpretative del Governo o dei singoli Ministeri per chiarire i tanti dubbi sollevati dal controverso decreto del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che dal 4 maggio ha aperto alla “Fase 2” su coronavirus, spostamenti e ripresa di alcune attività.

La prima cosa che emerge è – ancora una volta – un’enorme confusione e conflitto fra i poteri dello Stato e quelli delle Regioni. In serata, per esempio, il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, ha dichiarato che con il nuovo Dpcm non sono consentiti gli spostamenti verso le seconde case anche nell’ambito della stessa regione. Ma è davvero così? Non proprio se si sta alla lettera del Dpcm. Ma c’è di più. La Regione Veneto, ad esempio, con propria ordinanza, ha deciso di consentire lo spostamento individuale nella Regione per raggiungere le seconde case di proprietà o le barche ormeggiate fuori del comune di residenza per manutenzione e riparazioni. E sempre la Regione Veneto, guidata dal leghista Luca Zaia,  ha deciso di far ripartire subito la vendita di cibo e bevande per asporto, senza aspettare il 4 maggio come prevede invece il provvedimento dell’esecutivo. E stessa cosa hanno fatto anche la Toscana, la Liguria e l’Abruzzo. Potevano farlo? Ad avviso di chi scrive e di molti costituzionalisti, assolutamente no. [Continua dopo la pubblicità]

La presidente Jole Santelli

E così, mentre la Lombardia a trazione leghista sta pensando di autorizzare le messe, superando in questo modo il Governo su un dossier molto delicato sul quale l’esecutivo nelle ultime ore si è scontrato con l’episcopato italiano, in Calabria si registra invece la presa di posizione della presidente Jole Santelli, contraria al rientro nella nostra regione di studenti e lavoratori rimasti bloccati in altre regioni e, soprattutto, rimasti senza lavoro. Il rientro nelle proprie residenze per i provenienti dalle altre regioni, con il nuovo Dpcm è possibile dal 4 maggio e su tale punto ha il merito (involontario ma pur sempre un merito) di far cadere la propaganda della presidente della Regione Calabria, andata in onda nelle scorse settimane con la complicità e il silenzio di quasi tutti gli organi di stampa. Nelle scorse settimane, infatti, è stato fatto credere che la Regione Calabria avesse “chiuso” i propri confini ai rientri dal Nord e dalle altre regioni, attribuendosi il merito di aver così frenato con tale decisione la circolazione del coronavirus. Ma è davvero così? Proprio per nulla.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

La decisione, infatti, di impedire gli spostamenti fra le regioni è stata del Governo centrale (e non poteva essere altrimenti, spettando solo al Governo tale potere) a cui si è aggiunta un’ordinanza della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, che nulla ha però di fatto aggiunto (perché non poteva farlo) a quanto previsto dal decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Insomma, la Regione Calabria ha “venduto” su tale punto (per i tanti che non hanno voluto approfondire la questione) della “fuffa” esattamente come le ordinanze con le quali sono state dichiarate “zone rosse” alcuni comuni con – è stato ripetuto dalla Regione Calabria – il divieto di entrata ed uscita da altri comuni, quando in realtà gli stessi spostamenti (salvo ovviamente che per motivi di lavoro e salute) da un comune ad un altro sono sino al 4 maggio vietati in tutta Italia perché così deciso dal Governo centrale. La prova più evidente che la Regione Calabria ha sinora venduto “fuffa” attorno alla “chiusura” dei propri confini regionali (gli spostamenti sono stati, ripetiamo, vietati dal Governo) è infatti data nelle ultime ore dalla stessa Jole Santelli laddove si scaglia contro la decisione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di permettere dal 4 maggio il rientro nelle proprie residenze anche ai tanti calabresi fuori regione. Se la Santelli avesse avuto il potere di “chiudere” i confini regionali – come sinora sbandierato – cosa gli impedisce dal 4 maggio di reiterare la medesima ordinanza di chiusura? E’ evidente che non lo può fare, ed è quindi evidente che la sua precedente ordinanza di chiusura nulla aggiungeva a quanto già deciso dal Governo in tema di spostamenti.

Ecco, fra i tanti difetti, il nuovo Dcpm del presidente del Consiglio ha certamente il merito (per quanto involontario) di far cadere la maschera alla propaganda leghista e di Forza Italia (che guidano la Regione Calabria da gennaio) sinora elargita a piene mani su tale punto. E si tralascia, sempre su tale punto, le ordinanze “farlocche” emanate anche da tanti sindaci del Vibonese alla vigilia di Pasqua e Pasquetta per impedire improbabili pic-nic all’aperto e passeggiate sui lungomari oppure l’accesso ai Porti. Tutte cose già non consentite sinora dal Dpcm del presidente del Consiglio senza bisogno, quindi, di propagandare il nulla totale o la “fuffa” assoluta cercando un po’ di visibilità.

Corsa e attività motoria. Il secondo punto controverso del Dpcm in vigore dal 4 maggio riguarda l’attività motoria. Se cadono gli spostamenti fra comuni nell’ambito della stessa regione e gli stessi erano già consentiti per motivi di lavoro, salute e stati di necessità, la nuova apertura cosa riguarda? Certamente andare a trovare i propri congiunti (in queste ore si dibatte fra chi rientri in questa definizione), ma potrebbe rientrare (in mancanza di circolari ministeriali che chiariscano sul punto) anche l’attività motoria, così come poter fare la spesa in un comune diverso dal proprio. In mancanza di circolari, dunque, dal 4 maggio potrebbe essere ben possibile andare a fare attività motoria da Vibo a Pizzo, piuttosto che a Tropea e viceversa, senza per questo poter essere sanzionati dalle forze dell’ordine. Di certo, con il nuovo Dpcm dal 4 maggio basterà un’autocertificazione per poter stare all’aperto (attività motoria) individualmente nel proprio comune e anche lontano da casa, mantenendo le distanze di sicurezza dalle altre persone. E di certo non si potrà essere sanzionati se si sceglierà di praticare attività motoria in giacca e cravatta piuttosto che in tuta e scarpe sportive.

Parchi e bambini. Per quanto riguarda, invece, parchi e bambini il nuovo Dpcm prevede che: “L’accesso del pubblico ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici è condizionato al rigoroso rispetto” delle misure di sicurezza, “nonché della distanza di sicurezza interpersonale di un metro; il sindaco può disporre la temporanea chiusura di specifiche aree in cui non sia possibile assicurare altrimenti il rispetto di quanto previsto dalla presente lettera; le aree attrezzate per il gioco dei bambini sono chiuse ove non sia possibile consentirne l’accesso contingentato”.

Da ricordare, infine, che le persone controllate sinora in Italia sono state 7.427.409 e quelle sanzionate 248.351, il 3,3%, o se si preferisce una su 30. L’incidenza degli irregolari in media nei giorni feriali resta intorno al 3% – spesso anche sotto, come nell’ultima settimana – per poi impennarsi nei fine settimana (fino al picco del 6,5% di Pasquetta) ma complessivamente si può parlare di una percentuale fisiologica e inferiore a quella prevista da chi considera gli italiani tradizionalmente insofferenti alle regole. E anche a quella suggerita da tanti articoli di stampa e da tanti servizi televisivi.

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