lunedì,Maggio 13 2024

Rinascita-Scott, il potere su Vibo e gli omicidi dei Pardea contro i Lo Bianco ed i Pugliese

Il collaboratore Bartolomeo Arena spiega le scissioni nel locale di ‘ndrangheta e i progetti di morte contro Paolo Lo Bianco, Rosario Pugliese e Filippo Catania. La fuga in Lombardia e i contrasti con Macrì e Morelli

Rinascita-Scott, il potere su Vibo e gli omicidi dei Pardea contro i Lo Bianco ed i Pugliese

Fa luce anche sulle ultimissime dinamiche criminali nella città di Vibo Valentia, l’operazione “Rinascita-Scott”. Attraverso le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena, si ha infatti un quadro quanto mai attuale delle scissioni, degli scontri e dei programmati omicidi da parte della ‘ndrina dei Pardea (detti “Ranisi”) nella quale oltre ai Pardea, ai Camillò ed ai Macrì, sono confluiti tutti i sodali un tempo nel gruppo di Andrea Mantella, con personaggi di spicco indicati in Antonio Francesco Pardea (figlio di Raffaele Pardea), lo stesso Bartolomeo Arena (prima della collaborazione), Domenico Macrì e Salvatore Morelli, quest’ultimo già braccio-destro di Andrea Mantella e al tempo stesso nipote di Leoluca Lo Bianco, alias “U Rozzu”. [Continua dopo la pubblicità]

Raffaele Franzè

Il locale di ‘ndrangheta di Vibo nato nel 2012. Dopo gli arresti nel clan Lo Bianco risalenti al 2007 a seguito dell’operazione antimafia denominata “Nuova Alba”, secondo il collaboratore di giustizia sarebbe stato trovato un accordo fra Domenico Camillò, 79 anni (zio di Bartolomeo Arena) e Raffaele Franzè (alias “Lo Svizzero”, deceduto lo scorso anno e già “cassiere” del clan Lo Bianco) per la formazione di un unico locale di ‘ndrangheta comprendente sia la ‘ndrina dei Pardea e sia i Lo Bianco-Barba.

Loris Palmisano

La scissione e la sparatoria in piazza Municipio. La prima vera rottura nel nuovo locale di Vibo si sarebbe verificata, secondo Bartolomeo Arena, a seguito della punizione da parte del suo gruppo di Loris Palmisano, 24 anni, ritenuto l’autore autore della sparatoria in piazza Municipio a Vibo (notte del 10 luglio 2016) nei confronti di Domenico Camillò, 26 anni (rimasto ferito), cugino dello stesso Arena. Dopo tale episodio, Bartolomeo Arena, Francesco Antonio Pardea, Domenico Macrì e Salvatore Morelli si sarebbero distaccati dal locale di ‘ndrangheta costituito nel 2012 insieme ai Lo Bianco-Barba.

Filippo Catania

Il racconto di Bartolomeo Arena. Nel luglio di circa tre anni fa accade che Domenico Camillò figlio di Giuseppe viene sparato da Loris Palmisano. Per reazione io, Antonio Pardea e Pino Camillò – racconta il collaboratore – andammo a sequestrarlo per dargli una lezione e portarlo via, per poi decidere cosa farne, perché stava dando troppo fastidio. Nella colluttazione Pardea lo accoltellò, io me ne accorsi quando vidi il sangue uscire copioso. A seguito delle suppliche del Palmisano e vedendo che perdeva molto sangue, decidemmo di lasciarlo andare ed occultammo le prove dell’accoltellamento, impedendo agli investigatori del Ris di ricostruire l’accaduto.

Salvatore Morelli

Dopo l’accoltellamento di Palmisano, sono sorti nuovi contrasti con i Lo Bianco, i quali – irritati del potere e della autonomia che stavamo conquistando – cercavano ogni pretesto per metterci in difficoltà. In questo caso lamentavano che noi avevamo rotto i patti seguiti alla sparatoria su Domenico Camillò, patti avallati dall’intervento anche degli Alvaro di Sinopoli, dimenticando che il Palmisano aveva l’obbligo di non farsi vedere a Vibo, cosa che non rispettava per vedere una donna. Gli Alvaro, in particolare Carmine figlio di don Mico Scagghiuni, informati della questione, ci diedero poi ragione. A seguito di ciò vi fu il distacco dai Lo Bianco di tutti gli scontenti, fra cui io, Salvatore Morelli, Giuseppe Camillò, Domenico Macrì e Francesco Antonio Pardea, tra gli altri, che costituimmo un “corpo rivale” facendo nuovi battesimi e conferendo nuove doti. Questo accadeva tra il 2016 ed il 2017 circa”.

Paolino Lo Bianco

Bartolomeo Arena aggiunge quindi che successivamente a tale distacco il suo gruppo – a capo del quale si sarebbero posto lo stesso Arena, Salvatore Morelli, 36 anni, Francesco Antonio Pardea, 34 anni, e Mommo Macrì, 36 anni, – avrebbero rimpiazzato nella ‘ndrangheta Michele Dominello, Michele Pugliese Carchedi, Domenico Camillò – figlio di Giuseppe – e Filippo Di Miceli. Inoltre sono rientrati nel gruppo ex mantelliani come Domenico Tomaino e Carmelo Chiarella”.

Rosario Pugliese

Il potere assoluto su Vibo e gli omicidi programmati. Secondo la ricostruzione dell’inchiesta “Rinascita-Scott” e le dichiarazioni di Bartolomeo Arena, la ‘ndrina dei Pardea (alias Ranisi) starebbe portando avanti un progetto per prendere il potere assoluto sulla città di Vibo Valentia che prevede l’eliminazione di Rosario Pugliese (alias Cassarola), Paolo Lo Bianco e Filippo Catania, esponenti di spicco degli altri gruppi criminali operanti in città. L’inasprimento dei rapporti con i vertici dei Lo Bianco-Barba e con i Pugliese (Cassarola), sono del resto emersi anche da altri elementi (intercettazioni) dell’inchiesta.

Nell’interrogatorio del 18 ottobre dello scorso anno, in ogni caso, Bartolomeo Arena ha spiegato che i Pardea ultimamente – soprattutto Antonio – hanno deciso “di prendere il potere su Vibo Valentia ed il primo da eliminare è Rosario Pugliese. Mommo Macrì vuole inoltre eliminare Paolo Lo Bianco, mentre Salvatore Morelli vuole uccidere Filippo Catania”.

Francesco Antonio Pardea

L’ulteriore scissione nei Pardea. Ancora più recente l’ulteriore  scissioneall’interno del nuovo gruppo dei Pardea (Ranisi) ad opera di Francesco Antonio Pardea e dello stesso collaboratore Arena. Ciò si verificava dopo che questi ultimi si allontanavano volontariamente da Vibo Valentia nell’aprile dello scorso anno senza comunicare nulla agli altri sodali, i quali si sarebbero risentiti della mancata partecipazione di tale allontanamento. In tale occasione, Bartolomeo Arena e Francesco Antonio Pardea (per i quali in un primo momento si era ipotizzata la “lupara bianca”) si sarebbero recati a Nerviano, in Lombardia, con l’intenzione di formare un nuovo “locale” di ‘ndrangheta con il beneplacito dei vertici del “locale” di Seregno, ovvero dei Gallace di Guardavalle. Inoltre sarebbero state portate avanti delle trattative finalizzate a concludere un traffico di sostanze stupefacenti.

Domenico Macrì

Spiega Bartolomeo Arena nell’interrogatorio del 24 ottobre 2019: “Preciso ulteriormente che il mio gruppo ha subito di recente un’ulteriore suddivisione. Nel mese di aprile 2019 io e Francesco Antonio Pardea ci siamo allontanati da Vibo e siamo andati ad abitare a Nerviano, ospiti di esponenti del “Locale” di Seregno, collegati ai Gallace. Ci siamo spostati di nostra iniziativa senza dare conto a nessuno con l’intenzione di aprire un locale di ‘ndrangheta a Nerviano con il benestare del Locale di Seregno con in testa Vincenzo Gallace e di mettete su un traffico di sostanze stupefacenti, anche grazie ai contatti con Filippo Grillo, soggetto con lo sgarro del locale di Seregno, e con un soggetto legato ai De Stefano e che poteva essere finanziato a tal fine da Carmine De Stefano. Quando siamo rientrati a Vibo, Domenico Macrì e Salvatore Morelli non hanno preso bene il fatto che ci eravamo allontanati senza discuterne con loro e così io e Francesco Antonio Pardea abbiamo iniziato a formare un gruppo a parte”.

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