‘Ndrangheta: estorsione ai pescatori di Vibo Marina, chiesto il rinvio a giudizio
Tre gli indagati per i quali la Dda di Catanzaro vuole il processo. Il gup distrettuale ha fissato l’udienza preliminare. Fra le accuse anche le dichiarazioni del pentito Raffaele Moscato. Provincia parte civile
Richiesta di rinvio a giudizio per l’estorsione ai danni dei pescatori di Vibo Marina. Ad avanzarla al gup distrettuale, Assunta Maiore, il pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, che ha chiuso così l’inchiesta della Squadra Mobile di Vibo Valentia scattata nel gennaio scorso con tre arresti. Il processo è stato chiesto per: Rosario Primo Mantino, 42 anni, di Vibo Marina; Francesco Fortuna, 23 anni, pure lui di Vibo Marina; Rosario Pompeo Tavella, 27 anni, di Vibo Marina.
Il gup distrettuale ha fissato l’udienza preliminare per il 30 novembre prossimo. La Provincia di Vibo Valentia, con delibera del presidente Andrea Niglia, ha deciso di costituirsi parte civile affidando il relativo incarico all’avvocato Francesca Lo Bianco. Parti offese anche il Comune di Vibo Valentia ed i fratelli Adriano e Francesco Gambardella.
L’accusa. Secondo le indagini della Squadra Mobile di Vibo Valentia, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, il 13 giugno 2015 due persone avrebbero partecipato – armate di bastoni – all’aggressione nei confronti di un pescatore. Le condotte di violenza e minaccia in danno delle persone offese (i fratelli Gambardella) sarebbero avvenute all’interno del porto di Vibo Marina al fine di costringerle, con metodo mafioso, a consegnare quantità di pescato – tonni da 30 chili ciascuno – senza il versamento del corrispettivo.
I tre indagati, Rosario Mantino, Rosario Tavella e Francesco Fortuna sono accusati di aver agito in concorso fra loro.
La condotta estorsiva sarebbe stata posta in essere “in luogo pubblico, alla presenza di numerose persone, addirittura nelle vicinanze della Capitaneria di Porto, con esplicito riferimento al controllo illecito e mafioso del mercato ittico di Vibo Marina”. A rafforzare l’impianto accusatorio, le “dichiarazioni delle vittime ed i riscontri intrinseci ed estrinseci di attendibilità costituiti dalle registrazioni del sistema di videosorveglianza installato nei pressi del luogo dell’aggressione, le dichiarazioni testimoniali di persone presenti ai fatti e i danneggiamenti alle auto delle persone offese la notte precedente l’aggressione”.
Rosario Primo Mantino viene ritenuto dall’accusa vicino sia al clan Tripodi di Porto Salvo, sia al gruppo dei Piscopisani. Anche Rosario Tavella viene ritenuto vicino ad ambienti della criminalità organizzata, tanto che sul suo conto il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato (elemento di spicco dei Piscopisani e nativo proprio di Vibo Marina) ha dichiarato che si tratta di “un ragazzo di Vibo Marina che si metteva a disposizione quando gli chiedevo qualche cosa, come ad esempio darmi le chiavi di casa. Insieme a Francesco Fortuna (altro indagato) frequentava casa mia – ha dichiarato Moscato – e di mio fratello”.
Mantino è difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Giovanni Vecchio, Fortuna dall’avvovato Vecchio e Tavella dall’avvocato Gaetano Scalamogna.
In foto dall’alto in basso: Rosario Primo Mantino, Rosario Pompeo Tavella e Francesco Fortuna
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