sabato,Aprile 27 2024

Narcotraffico: i contrasti fra i Mancuso ed il gruppo Barbieri-Ventrici-Campisi

L’inchiesta della Dda di Catanzaro chiusa per 70 indagati delinea lo scenario in cui sono maturati tre delitti eccellenti nel Vibonese rimasti impuniti. Killer reclutati nel Napoletano per la vendetta, il capo dei narcos messicani a San Calogero e la spaccatura nell’associazione

Narcotraffico: i contrasti fra i Mancuso ed il gruppo Barbieri-Ventrici-Campisi
L'omicidio di Domenico Campisi
Vincenzo Barbieri

Va a completare l’operazione “Meta 2010” dei carabinieri del Ros di Roma e coordinata dalla Dda capitolina, la nuova inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 70 indagati coinvolti in un colossale traffico internazionale di cocaina messo in piedi dai sodali del broker della cocaina, Vincenzo Barbieri, ucciso a San Calogero dinanzi al tabacchino del cugino Biagio Milano, l’11 marzo del 2011 dopo essere tornato in paese da Bologna.
E proprio Bologna, o meglio la Dda di Bologna, aveva condotto nel 2011 altra importante operazione contro il narcotraffico internazionale (denominata “Due Torri connection” e incentratata sul tentativo di importazione in Europa via aerea dall’Ecuador di 1.500 chili di cocaina) che vedeva questa volta al centro il gruppo guidato da Francesco Ventrici, già “braccio-destro” di Vincenzo Barbieri ai tempi della storica operazione “Decollo” (Dda di Catanzaro) scattata nel gennaio 2004 e coordinata dal pm antimafia Salvatore Curcio, ed anche lui dopo le condanne trasferitosi nel Bolognese unitamente a Vincenzo Barbieri. [Continua in basso]

La competenza territoriale

Se non vi erano stati problemi di competenza territoriale (Bologna) in merito all’operazione “Due Torri connection” , più problematica si è invece rivelata l’operazione “Meta 2010”. A condurla è stato il Ros di Roma con il coordinamento della Dda della capitale, ma gli atti dopo gli arresti sono stati trasferiti alla Dda di Reggio Calabria ed il processo (con relative dure condanne) si è infatti celebrato dinanzi al Tribunale collegiale di Reggio Calabria. Si è stabilito che in caso di più importazioni di cocaina in diversi porti italiani (Livorno, Bari, Gioia Tauro), la competenza territoriale andava radicata prendendo in considerazione il primo sbarco di sostanza stupefacente avvenuto nel porto di Gioia Tauro. Da qui atti alla Dda di Reggio Calabria. Il nuovo avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato invece emesso dalla Dda di Catanzaro e resta dunque da capire la nuova competenza territoriale alla luce della precedente decisione relativa all’operazione “Meta 2010”. La nuova inchiesta, giunta all’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è condotta sul campo dalla Guardia di Finanza di Trieste e Vibo Valentia.

I ruoli e le contestazioni

Pantaleone Mancuso (Scarpuni)

L’inchiesta ruota attorno alle importazioni di cocaina nei porti di Livorno, Bari e Gioia Tauro di centinaia e centinaia di chili di cocaina dal Sud America ma anche dalla Spagna. Emergono i ruoli nel narcotraffico (soprattutto quali finanziatori) di personaggi di primo piano dei clan vibonesi in precedenza non imputati. Come ad esempio i cugini omonimi Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, e Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, il boss di Zungri Giuseppe Accorinti e Antonio Mancuso (cl. ’83), figlio di Giuseppe Mancuso (cl. ’49), detto “Peppe ‘Mbroglija”. [Continua in basso]

I contrasti fra le articolazioni e gli omicidi di Campisi e Drommi

Pantaleone Mancuso

L’inchiesta non fa luce sui due fatti di sangue avvenuti nel 2011 (prima Salvatore Drommi e poi Domenico Campisi, i cui omicidi restano allo stato impuniti), ma delinea per la prima volta lo scenario in cui sono maturati. Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, il boss di Zungri Giuseppe Accorinti e Antonio Mancuso (cl. ’83) sono infatti ora accusati di aver finanziato un colossale traffico di cocaina, non inferiore a 700 chili, con il narcotico importato da Vincenzo Barbieri. Proprio Vincenzo Barbieri, unitamente a Francesco Ventrici e Rocco Jiritano di Gioiosa Jonica (anche lui ritenuto insieme ai primi due al vertice dell’associazione dedita all’importazione di cocaina), avrebbe ritenuto Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni”, coinvolto nella “lupara bianca” ai danni di Salvatore Drommi di Nicotera, quest’ultimo a sua volta “braccio-destro” di Domenico Campisi (anche lui di Nicotera e imparentato con i Mancuso), altro broker della cocaina ucciso nel giugno del 2011 a distanza di pochi mesi dall’omicidio di Vincenzo Barbieri (marzo 2011). Salvatore Drommi sarebbe morto – ad avviso della Dda di Catanzaro – “nell’ambito degli interessi connessi alle attività di narcotraffico”.

Ad occuparsi delle contrattazioni inerenti lo smistamento della  cocaina ed a correlarsi con il broker Francesco Ventrici, secondo l’accusa sarebbero stati il boss di Zungri Giuseppe Accorinti e Pino Galati di San Calogero (ritenuto un fedelissimo di Barbieri).

La spaccatura nel gruppo

Francesco Ventrici

Sarebbe così emersa una spaccatura fra il gruppo guidato da Pantaleone Mancuso (detto Scarpuni) e la componente dell’associazione facente capo a Domenico Campisi, Salvatore Drommi, Salvatore Cuturello e Roberto Cuturello. I quattro si sarebbero uniti a Francesco Ventrici per programmare nuove transazioni di narcotico. In tale scenario, Angelo Mercuri di San Calogero (cognato di Ventrici) si sarebbe occupato dello stoccaggio e delle successive operazioni di estrazione della cocaina dalla merce di copertura e poi della lavorazione del narcotico importato nel territorio nazionale. Annunziato Mercuri (fratello di Angelo ed altro cognato di Ventrici) si sarebbe recato in Spagna per correlarsi, unitamente a Francesco Criaco di Africo, con un narcos sudamericano. A recarsi, invece, in Sud America sarebbe stato Antonio Grillo di San Calogero (alias “Il Bisonte”), ritenuto un fedelissimo di Ventrici, ma questa volta su disposizione di Vincenzo Barbieri al fine di verificare l’andamento di una delle spedizioni di stupefacente. Successivamente, Antonio Grillo si sarebbe posto in costante contatto con Francesco Ventrici e con il fratello Giuseppe Grillo, Giuseppe Simonelli di Tropea, Giuseppe Corsini di Bologna, Diego Pastor Moreno, Massimo Vita di Vena Superiore, Angelo Mercuri, Annunziato Mercuri, Claudio Zippilli e Raul Isaza Canu si sarebbe anche occupato della gestione delle attività di narcotraffico finanziate da Salvatore Cuturello, Roberto Cuturello e Domenico Campisi. Sarebbero stati loro (Ventrici, Grillo e compagni) ad ospitare il referente dell’organizzazione messicana dei narcotrafficanti giunto appositamente in Calabria insieme a Giuseppe Corsini proprio per avviare unitamente a Domenico Campisi, Francesco Ventrici, Salvatore Cuturello e Roberto Cuturello nuove transazioni di cocaina in autonomia rispetto al gruppo di Pantaleone Mancuso.

La programmata vendetta per l’omicidio Campisi

Domenico Campisi

Eliminato Domenico Campisi con un agguato lungo la provinciale per Nicotera nel giugno del 2011, secondo la nuova inchiesta ad adottare le strategie per far fronte alla situazione sarebbero stati Angelo Mercuri (cognato di Ventrici), i fratelli Antonio e Giuseppe Grillo di San Calogero, unitamente a Salvatore Cuturello e Antonio Campisi (figlio di Domenico Campisi). Sarebbero stati loro a dirigere le attività poste in essere da Massimo Vita e Nicola Rizzo di Rombiolo che si sarebbero recati a Casoria, nel Napoletano, per reclutare attraverso Bruno Mascitelli, il gruppo di fuoco al quale affidare le azioni ritorsive in danno di Giuseppe Topia, Giorgio Galiano e degli appartenenti alla coalizione formatasi intorno a Pantaleone Mancuso (detto “Scarpuni”). In pratica, stando all’inchiesta, Giuseppe Topia e Giorgio Galiano – fra i fedelissimi di Barbieri e Galiano anche sposato con la figlia di Barbieri – sarebbero passati con Pantaleone Mancuso dopo l’omicidio di Vincenzo Barbieri (marzo 2011). Il reclutamento di sicari nel Napoletano doveva servire per vendicare l’omicidio di Domenico Campisi, fatto di sangue imputato da Salvatore Cuturello e Antonio Campisi, nonché dal gruppo diretto da Francesco Ventrici, alla coalizione formatasi intorno a Pantaleone Mancuso detto Scarpuni.

I ruoli di Galati e Milano

In tale scenario, secondo la nuova inchiesta, sarebbero stati importanti i ruoli di Pino Galati e Biagio Milano, entrambi di San Calogero. Biagio Milano è il cugino di Vincenzo Barbieri, dinanzi al cui tabacchino di San Calogero l’11 marzo del 2011 è stato trucidato il broker della cocaina. In particolare, Pino Galati avrebbe fatto da trait d’union fra Vincenzo Barbieri e Giuseppe Accorinti, Pantaleone Mancuso (Scarpuni) e Pantaleone Mancuso (“l’Ingegnere”), assicurando a questi ultimi lo smistamento di ingenti quantitativi di cocaina, gestendo poi insieme a Biagio Milano e Giorgio Galiano anche le attività di recupero dei relativi pagamenti e delle somme di denaro utili a finanziare le operazioni di narcotraffico.

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