martedì,Marzo 19 2024

Comune di Vibo: i rapporti fra l’imputato Lo Riggio e Pitaro sullo sfondo della costituzione di parte civile

Mentre il sindaco deve nominare il sostituto dell’assessore Pacienza, dall’inchiesta Rinascita-Scott emerge lo stretto legame fra l’imprenditore e il consigliere regionale. Ed intanto a Roma con la Limardo e il senatore Mangialavori fa capolino proprio Pitaro

Comune di Vibo: i rapporti fra l’imputato Lo Riggio e Pitaro sullo sfondo della costituzione di parte civile

Potrebbe essere la settimana decisiva per la nomina del nuovo assessore al Commercio, alle Attività produttive, al Contenzioso ed agli Affari legali del Comune di Vibo Valentia dopo il “defenestramento” di Gaetano Pacienza da parte del sindaco Maria Limardo. L’avvocato ed ormai ex assessore è l’unico, al momento, ad aver pagato il prezzo più alto per via dell’assenza di un legale a rappresentare il Comune dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia in occasione della prima udienza di Rinascita-Scott con il giudizio immediato che si è celebrata il 9 novembre scorso. Dopo la nostra risposta alla nota stampa della segreteria del sindaco, che parlava di assenza del legale in aula per mancata notifica della data certa dell’udienza – giustificazione che si è rivelata una vera e propria “bufala” – dal 10 novembre il Comune di Vibo si ritrova così senza assessore comunale al commercio, alle attività produttive, alla pubblicità, fiere, mercati ed agli affari legali. Anzi, agli affari legali no, almeno ad ascoltare l’ex assessore Gaetano Pacienza in un’intervista rilasciata al Quotidiano. [Continua]

Pacienza scarica sul sindaco Limardo

Gaetano Pacienza e Maria Limardo

L’avvocato Pacienza, rispondendo alle domande del giornalista, ha infatti affermato: “Ho cercato di dare una spiegazione all’accaduto e l’unica ad aver trovato è che la mia persona doveva essere sacrificata come capro espiatorio anche perché io ero a capo dell’Ufficio contenziosi, non di quello legale. Di quest’ultimo lo era il sindaco. Per quella che è la mia cultura politica certamente non avrei agito in quel modo neanche col mio peggior nemico. Dobbiamo essere consapevoli che nel momento in cui il Comune incarica l’Ufficio legale di gestire la pratica Rinascita-Scott allora è quest’ultimo a doversene occupare. Noi, come organi politici, abbiamo già altri impegni in seno all’ente e non si può pretendere anche ciò che dovrebbe essere svolto da altri ai quali è stato demandato”. A tali dichiarazioni dell’ex assessore Pacienza, il sindaco Maria Limardo non ha inteso replicare e poco importa a noi in questa fase chi deteneva la delega agli Affari legali (basta prendere il decreto di nomina dell’assessore per scoprirlo) per le ragioni che andremo meglio a spiegare. Abbiamo già parlato in altri articoli della fuga dalle proprie responsabilità da parte dei principali attori di tale paradossale e imbarazzante vicenda, ma nella stessa c’è anche di peggio. [Continua dopo la pubblicità]

Rinascita-Scott, la costituzione di parte civile e l’oblio sugli atti

Il sindaco Maria Limardo ha ribadito pubblicamente a più riprese la volontà politica dell’amministrazione comunale da lei presieduta di volersi costituire parte civile in tutti i procedimenti di mafia e, principalmente, nel processo Rinascita-Scott, tanto che l’ente si è già costituito nel troncone principale ancora pendente dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro. La sola costituzione di parte civile però – ovviamente – non può bastare se non accompagnata da comportamenti consequenziali rispetto a quanto svelano le inchieste. Ed in tal senso i politici locali dimostrano spesso una totale mancanza di conoscenza rispetto a ciò che emerge dalle indagini nelle quali sbandierano di volersi costituire parte civile. Se invece – al contrario – ne sono a conoscenza, la situazione apparirebbe ancor più ingiustificabile. La mancanza di atti consequenziali a quanto emerge dalle inchieste dà anche la misura di come gli enti locali (in questo caso i Comuni) intendono esercitare il ruolo di parti civili nei processi di mafia, cioè di rappresentare l’accusa privata che deve affiancare la pubblica accusa (Dda di Catanzaro) nel dimostrare la presenza di un’associazione mafiosa sul territorio, i rapporti dei boss con la politica e la pubblica amministrazione e quindi il danno derivante da tali legami. In questi anni, in verità, abbiamo assistito spesso a costituzioni di parte civile da parte dei Comuni che si sono limitati a rappresentare per iscritto – attraverso i legali incaricati – le loro conclusioni senza porre alcuna domanda in aula ai principali testi dell’accusa o della difesa. E’ naturale che non potrà essere così nel processo Rinascita-Scott dove altissima è l’attenzione dell’opinione pubblica anche sul modo in cui gli enti locali intenderanno esercitare in aula il loro ruolo di parti civili. E qui sorgono i primi “grattacapi” per il Comune di Vibo Valentia, frutto di problematiche mai risolte e che arrivano ora inevitabilmente al pettine come tutti i nodi. [Continua dopo la pubblicità]

Vito Pitaro, il sindaco Limardo e Rinascita-Scott

Vito Pitaro

Come ammesso sulla stampa dal consigliere regionale, Vito Pitaro, lo stesso è stato informato direttamente dal sindaco Maria Limardo del fatto che quest’ultimaavrebbe proceduto al ritiro della delega all’assessore Pacienza”, quindi prima che la delega stessa fosse ritirata dal primo cittadino. E’ un passaggio importante perché così facendo il sindaco ha di fatto riconosciuto un ruolo politico al consigliere regionale cui fa, evidentemente, capo il gruppo consiliare di “Città Futura” che sostiene il primo cittadino e di cui anche Pacienza era espressione. Bene, anzi male. Male perché si registra il seguente passaggio: il Comune è rimasto assente nell’udienza del 9 novembre scorso del troncone del giudizio immediato di Rinascita-Scott che vede fra gli imputati (oltre agli avvocati Giancarlo Pittelli e Giulio Calabretta ed all’ex sindaco di Nicotera Salvatore Rizzo) anche l’imprenditore vibonese Mario Lo Riggio (detenuto). Si tratta di un imputato che, proprio dagli atti dell’inchiesta Rinascita-Scott, emerge in intimi rapporti di amicizia ed affari (lo scrive a chiare lettere la Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri) con Vito Pitaro.

L'aula del consiglio comunale di Vibo

Il sindaco ritiene responsabile l’assessore Gaetano Pacienza (espressione politica di Vito Pitaro) della mancata partecipazione di un legale del Comune nella prima udienza del giudizio immediato contro Mario Lo Riggio. Per defenestrare Gaetano Pacienza (secondo quanto dichiarato dallo stesso Vito Pitaro), il primo cittadino ha avvertito in anteprima lo stesso Vito Pitaro e, probabilmente (anzi, sicuramente), per arrivare alla designazione del suo sostituto dovrà sentire anche il gruppo consiliare “Città Futura” (espressione politica di Vito Pitaro) perché questi – l’ha dichiarato lo stesso primo cittadino – sono i passaggi politici che lei “ben conosce e il confronto è doveroso con chi mi ha sostenuto”. Una vicenda paradossale, dunque, dove la mancata costituzione di parte civile in un processo che vede imputato un amico di Vito Pitaro (Mario Lo Riggio) costa la “testa” ad un assessore espressione politica di Pitaro (Gaetano Pacienza) e il suo sostituto dovrà avere ancora il gradimento anche di Vito Pitaro e compagni. Ma cosa si trova nelle carte di Rinascita-Scott e perché il sindaco non può cavarsela con la semplice costituzione di parte civile?

Il rapporto Lo Riggio-Pitaro che emerge in Rinascita-Scott

Mario Lo Riggio

In attesa di capire se al Comune di Vibo Valentia e fra la maggioranza politica che sostiene l’attuale amministrazione comunale ci sia qualcuno che abbia letto le carte di Rinascita-Scott – l’alternativa è pensare che qualcuno le abbia lette talmente bene da non voler comparire in tale troncone del processo, cosa a cui non vogliamo neanche minimamente pensare – , ecco cosa verrà illustrato in aula dalla pubblica accusa (i pm della Dda di Catanzaro) che dovrà essere affiancata anche da un legale del Comune quale parte civile. Oltre al reato di trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle finalità mafiose, in concorso con il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale, la principale accusa rivolta a Mario Lo Riggio è quella di associazione mafiosa in quanto – ad avviso della Dda di Catanzaro – avrebbe messo le sue imprese ed i suoi rapporti imprenditoriali e finanziari alle dirette dipendenze di Gregorio Gasparro di San Gregorio d’Ippona e dei Lo Bianco-Barba di Vibo “in modo sistematico al fine di raggiungere gli obiettivi della consorteria”, finanziando le attività di Paolino Lo Bianco, Saverio Razionale e Gregorio Gasparro, erogando prestiti.

Nicola Gratteri in conferenza stampa per Rinascita-Scott

Ecco cosa scrive la Dda di Catanzaro su Mario Lo Riggio: “Continua ad essere personaggio di riferimento per gli elementi apicali delle cosche Fiarè- Razionale-Gasparro e Lo Bianco-Barba. Evidente punto di riferimento imprenditoriale, lo stesso è quasi sempre presente a riunioni (pranzi e cene) cui partecipano esponenti di entrambi i gruppi, come fosse il mediatore tra le parti, elemento di raccordo con un folto gruppo di professionisti dai quali ottiene incondizionato sostegno ogni qualvolta si palesi la necessità di risolvere un problema. A tal proposito, significativo appare il suo interessamento nella vicenda di un imprenditore di Rosarno il quale, a causa di suoi pregressi problemi giudiziari, si era rivolto a Lo Riggio per ottenere l’apertura di un conto corrente con relativo fido dalla banca, per aprire un’azienda agricola. A tal fine – sottolinea la Dda – Lo Riggio si rivolgeva a Vito Pitaro, avvocato nonché già membro del consiglio di amministrazione della Bcc di San Calogero e Maierato, in virtù del rapporto di amicizia che li legava”. Ed ancora: “Il nominativo di Vito Pitaro emerge anche dall’indagine Purgatorio – evidenzia la Dda – in quanto nel 2010 ricopriva la carica di assessore del Comune di Vibo Valentia ed era in contatto con alcuni indagati”.

Gli incontri fra Lo Riggio, Pitaro e Gasparro

Gregorio Gasparro

Le pagine dell’inchiesta Rinascita-Scott dedicate ai rapporti fra Mario Lo Riggio (arrestato), Vito Pitaro (non indagato) e Gregorio Gasparro (arrestato) – quest’ultimo fra i principali imputati dell’intera inchiesta – sono diverse ed alcune quanto mai significative. La sera del 28 agosto 2017, Vito Pitaro contattava nuovamente Mario Lo Riggio, concordando – rimarcano i magistrati antimafia – un appuntamento per il giorno seguente. Di particolare importanza – sottolinea la Dda – è l’affermazione fatta da Pitaro per sottolineare “…..è una questione mia personale…”: da tale precisazione infatti, discende che gli incontri precedenti non riguardassero questioni personali ma affari a più ampio respiro e, a questo punto è lecito ipotizzarlo, di interesse almeno per tutti i soggetti che vi intervenivano, con probabili scambi di “imbasciate”, viste le sequenze degli incontri e delle telefonate”.

Ed ancora: Alle successive ore 13:26, Mario Lo Riggio contattava Gregorio Gasparro, invitandolo a recarsi presso il suo negozio dove, come emerge dalla conversazione precedente, sarebbe arrivato anche Pitaro Vito. La mattina seguente, ossia il 15.09.2017 alle ore 08:20 Gregorio Gasparro chiamava Mario Lo Riggio il quale diceva di essere insieme “all’avvocato” (Pitaro Vito) e gli chiedeva se dovevano andare a prenderlo. Gasparro rispondeva che doveva dargli un quarto d’ora di tempo e si sarebbero incontrati, precisando che sarebbe stato meglio se fosse rimasto anche Pitaro”. Gli inquirenti, fra l’altro, sottolineano che il  29.09.2017, mentre si trovava a cena con Gregorio Gasparro in un ristorante di Vibo Valentia, Mario Lo Riggio contattava Vito Pitaro e lo invitava a raggiungerli almeno per bere un amaro insieme. Avuta risposta affermativa, Lo Riggio sottolineava:“…ma tu solo però…”, facendogli intendere esplicitamente di non andare in compagnia di terze persone poiché, evidentemente, avrebbero dovuto discutere di argomenti riservati”.

Limardo, Pitaro e Mangialavori insieme a Roma

Il sindaco Maria Limardo e dietro da sinistra verso destra Vito Pitaro e Giuseppe Mangialavori

In attesa che sia il sindaco, Maria Limardo, ed eventualmente il suo principale sponsor politico – il senatore di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori (componente, fra l’altro, della Commissione parlamentare antimafia) – a chiarire alla città come dovrà esercitare il ruolo di parte civile il legale designato dal Comune di Vibo per il processo Rinascita-Scott (ed in particolare quando verrà trattato in aula, in pubblica udienza, il “capitolo” sui rapporti Lo Riggio-Pitaro) si è registrata giovedì scorso la contemporanea presenza a Roma – gli uni accanto agli altri – sia del primo cittadino, sia del consigliere regionale Pitaro e sia del senatore azzurro vibonese. Una manifestazione indetta dai sindaci calabresi sotto Palazzo Chigi per chiedere un intervento da parte del Governo per la sanità calabrese. Ma anche una manifestazione dove si è registrata la presenza – quella della Limardo, di Mangialavori e Pitaro – immortalata da alcune foto e che la dice lunga anche sui rapporti fra i tre esponenti politici e chiarisce, più di mille parole e di prefigurate “strategie politiche” future, quanto gli uni siano in questo momento funzionali agli altri per tenere in vita sè stessi ed a Vibo Valentia un’amministrazione comunale nata male e che rischia di finire peggio. E Rinascita-Scott (costituzione di parte civile anche nel troncone che vede imputato Lo Riggio o meno) potrebbe essere soltanto l’inizio.

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