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Sbv nella bufera: debiti e mancanza di bilanci, si attende la Procura mentre la politica accusa

La più grande biblioteca pubblica della Calabria rischia la chiusura. L’ex direttore Gilberto Floriani lancia un appello e chiama in causa la Regione e la Provincia, mentre il Comune si dichiara parte lesa. Ma chi doveva controllare e non l’ha fatto? Ecco tutti i risvolti del caso

Sbv nella bufera: debiti e mancanza di bilanci, si attende la Procura mentre la politica accusa
Una sala del Sistema bibliotecario vibonese

Criticità di natura contabile e amministrativa ma non solo. La gestione negli ultimi anni del Sistema Bibliotecario Vibonese finisce sotto accusa da parte della politica, mentre si attende che vengano resi noti gli esiti dell’indagine penale. Già, perché sulla gestione del Sbv da tempo indaga la Procura di Vibo Valentia che nei mesi scorsi ha aperto un fascicolo di indagine dopo aver acquisito una mole di documenti e pratiche al fine di individuare tutte le responsabilità di una situazione che ha portato ad un’enorme esposizione debitoria e non solo. Ad aggravare il “caso Sbv”, la mancanza di personale e la presenza di due soli volontari che non sono mai stati remunerati, tanto che uno di loro ha intentato una causa contro il Sbv reclamando i compensi.

Tra mancato pagamento dei canoni di locazione e altri tributi, il Sbv ha accumulato debiti per circa 600mila euro. Una parte di tali debiti è verso il Comune e non a caso ieri il sindaco Maria Limardo ha parlato di gestione del Sistema Bibliotecario vibonese poco oculata. Manca poi la rendicontazione degli ultimi tre anni di gestione al pari dei bilanci, mentre la Regione Calabria ha chiesto indietro i soldi erogati (circa 60mila euro) non rendicontati.
E se il Comune con l’amministrazione e i dirigenti si dichiarano in questa vicenda parte lesa avanzando soldi dal Sistema Bibliotecario, dal canto loro alcuni consiglieri comunali di minoranza come Giusy Colloca, Loredana Pilegi, Katya Franzè e Lorenza Scrugli hanno chiesto che sull’intera vicenda venga fatta chiarezza, atteso che oltre a Vibo sono diversi i Comuni del Vibonese che hanno sottoscritto una convenzione con il Sbv ed al momento non si conosce la cifra esatta dei singoli debiti. [Continua in basso]

Il Municipio di Vibo Valentia

Il Comune di Vibo è in ogni caso proprietario della struttura e dei locali che ospitano il Sbv ed era il Comune quindi a dover pretendere, negli anni, il corretto pagamento dei tributi da parte del Sistema Bibliotecario vibonese. E, dunque, chi doveva controllare e non l’ha fatto? Una risposta in tal senso potrebbe (e dovrebbe) darla anche la Procura di Vibo, oltre che la politica. Resta infatti da capire come sia stato possibile in questi anni che il Sbv organizzasse degli eventi (ad iniziare dal Festival Leggere & Scrivere) senza bilanci e rendicontazione finanziaria, mentre c’è chi negli scorsi mesi e per primo aveva sollevato il caso – come il consigliere comunale Stefano Luciano – che aveva chiesto lumi sull’intera gestione ed era venuto fuori che il Sistema bibliotecario «non pagava il canone concessorio pari a soli 15mila euro annui».

Luciano aveva anche chiesto lumi sulla regolarità di una determina del Comune di Vibo Valentia attraverso la quale si era venuti a conoscenza della nomina a direttore del Sistema bibliotecario di Emilio Floriani, figlio di Gilberto Floriani, atteso che alcune opportunità «devono essere garantite a tutti negli enti pubblici e non soltanto ai figli, ai generi, ai nipoti, alle mogli di chi in tali enti ricopre cariche di potere. Diversamente – aveva spiegato Luciano – non esisterebbe la meritocrazia e i giovani vibonesi si troverebbero costretti a scappare via dalla città per trovare spazi adeguati alle proprie aspettative».

Gilberto Floriani

Dal canto suo, proprio Gilberto Floriani, per molti anni direttore del Sistema Bibliotecario la cui gestione è finita sotto accusa, ha inteso lanciare in queste ore un appello: “Io credo che il Sistema Bibliotecario Vibonese sia arrivato ad un bivio: da una parte vi è lo scioglimento dell’ente, dall’altra il suo rilancio. Se dovesse verificarsi la prima ipotesi, che nessuno dice di volere, in primis il sindaco di Vibo Valentia, gli va dato atto, significherebbe la dispersione di un grande capitale culturale materiale e immateriale che mai più potrebbe essere ricostruito. Mi riferisco alla più grande biblioteca pubblica della Calabria, con un patrimonio librario di oltre 80.000 libri, più migliaia di risorse elettroniche e digitali e un arredamento di grande qualità. Dal punto di vista immateriale vi è invece un patrimonio di credibilità a livello nazionale, il Festival leggere&scrivere, una fitta rete di collaborazioni sul territorio e in Italia e il Polo del Servizio Bibliotecario regionale e nazionale.  Io spero che questa ipotesi non si verifichi, che ci sia la possibilità di mettere insieme nuove e qualificate risorse professionali per rimpiazzare quelle perdute. Il rilancio è subordinato, elenco in ordine, al senso di responsabilità dei sindaci dei comuni che lo costituiscono; alla volontà politica che finora è quasi sempre mancata; dalla Regione Calabria che, con il definanziamento della legge sulle biblioteche ( legge regionale 17/85) avvenuto nel 2008, ha di fatto rinunciato a svolgere una politica culturale a favore della lettura e delle biblioteche pubbliche.
Non è un caso che i due maggiori istituti bibliotecari calabresi: la Civica di Cosenza e, appunto, il Sistema Bibliotecario Vibonese, siano in gravi difficoltà. È anche certo che un istituto come il Sistema Bibliotecario Vibonese deve avere un direttore autorevole, capace di promuovere cultura e dirigere amministrativamente un istituto complesso. Certo aiuterebbe anche che il Comune di Vibo Valentia concedesse, in ragione dei servizi che il Sbv rende alla città e al territorio, in comodato d’uso gratuito il sito di Santa Chiara o una sua parte, come ha fatto per il Conservatorio, l’Istituto di Criminologia, il Cev, la Proloco e altro.

Le difficoltà economiche del Sistema derivano dal mancato sostegno regionale, circa 50.000 euro annui, che a partire dal 2008 non è stato più erogato, anche se previsti e assicurati al momento della sua istituzione derivano inoltre dal mancato sostegno della provincia a partire praticamente dalla stessa data, che con la sua quota di adesione ne garantiva l’operatività. La Provincia a causa del suo dissesto è rimasta in debito con il Sistema per cinque anni. Quindi chi è preposto, principalmente la Regione, dovrebbe garantire una somma minima necessaria per la sopravvivenza e il funzionamento.

Fare vivere il Sistema Bibliotecario è una questione di civiltà, se dovesse chiudere nell’immediatonon accadrebbe forse nulla, salvo per le decine di migliaia di persone, giovani principalmente, che lo frequentano ogni anno, ma verrebbe meno nel tempo uno dei capisaldi che storicamente ha caratterizzato la città: la cultura. Vibo si impoverirebbe più di quanto si possa pensare; invece di andare avanti, arretrerebbe ulteriormente. Ma nessuno sembra volerlo”.

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