Tonnara di Bivona, Montesanti: «Museo del mare e della pesca? Ancora non esiste»
Lo storico sulla lunga attesa per l’istituzione del Museo civico: «Non solo mancano una visione e un cronoprogramma attendibile ma anche l’organizzazione della fruizione»
«Non solo mancano una visione, un cronoprogramma veritiero ed attendibile, ma mancano i contenuti museali e l’organizzazione della fruizione, proprio per la mancata istituzione del museo civico». Fari accesi sulla Tonnara di Bivona. Nella frazione costiera, l’attenzione resta alta. In linea con il suo disinteressato impegno nella promozione e tutela del patrimonio locale, l’artista e storico Antonio Montesanti non usa giri di parole e punta al cuore della questione: «I lavori – spiega – sono ufficialmente terminati il 20 dicembre. Ricordiamo che per non perdere il finanziamento regionale dovevano risultare conclusi entro il 22. Qualche attività sta proseguendo a passo lento. Il rammarico? Si rischia il termine dei lavori senza che venga istituito il museo civico MuPesMa, finanziato». Gli effetti, per lo storico Montesanti sono chiari: «Questa carenza ha già prodotto interventi discutibili all’interno e all’esterno, l’assoluta mancanza di condivisione nell’allestimento di un museo che dovrebbe essere della comunità e “promette” la non apertura e fruizione del museo alla inaugurazione della fine lavori».
L’amarezza è tanta e l’artista ne sottolinea le origini: «Spesso mi chiedo perchè continuo a sostenere, nonostante tutte le evidenze contrarie, che sia il Comune l’ente che deve realizzare il Museo della Pesca e del Mare. Un museo civico, come museo della storia sua comunità. Le evidenze contrarie sono molte, a partire dalla stessa Tonnara di Bivona che dal 1991 attende una concreta valorizzazione». Quindi incalza: «Potrei aggiungervi la mancata gestione dei Parchi archeologici urbani, che seppur affidati al Comune, dal 2017 attendono di essere aperti al pubblico. Per non parlare della paradossale vicenda del Castello di Bivona, che dal 2005 ad oggi, a parte qualche decespugliata triennale, rimane impraticabile. Dunque perché insisto affinché sia un ente dai record culturali così negativi ad istituire il MuPeMa?»
«Semplicemente per due motivi. La prima è una ragione di responsabilità civile: sono decine e decine i milioni di euro che l’ente ha ricevuto su progetti di valorizzazioni di questi beni nel loro insieme, per cui non può sottrarsi all’obbligo civile di portarli a termine». La seconda è una ragione di responsabilità sociale: «essendo l’organo amministrativo più decentrato è il solo che può attuare processi di partecipazione, condivisione ed inclusione con i suoi cittadini per valorizzare in senso identitario i beni culturali del suo territorio. È un discorso valoriale che, come dimostrano gli anni fin qui trascorsi inutilmente, si frantuma ad ogni amministrazione incapace». Il concetto di “responsabilità” più volte rimarcato: «Il discorso – chiosa – si perde nei piccoli personalismi che contagiano le politiche locali proprio perché la cultura non trova spazi di fruizione ma che non mette assolutamente in discussione quanto il valore dei beni culturali sia tutto nella condivisione con i cittadini».
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