venerdì,Ottobre 11 2024

La campana della tonnara di Bivona tra i protagonisti della mostra Sinus vibonensis  

L’allestimento al Museo archeologico nazionale di Vibo Valentia realizzato per la celebrazione dei 250 anni della Guardia di finanza. La campana venne realizzata dalle rinomate Fonderie Scalamandré di Monteleone nel 1884

La campana della tonnara di Bivona tra i protagonisti della mostra Sinus vibonensis  

Centoquaranta anni fa i suoi rintocchi, provenienti dalla piccola cappella dei pescatori dedicata a San Francesco da Paola e a Sant’Antonio, dove era alloggiata, si udivano in tutta la Tonnara arrivando fino alle poche case che costituivano l’abitato del piccolo borgo marinaro. La campana, che porta ancora la dicitura “Tonnara di Bivona 1884” è esposta in questi giorni tra i reperti inseriti nella mostra “Sinus Vibonensis” al Museo archeologico nazionale della città, allestita per la celebrazione dei 250 anni della Guardia di Finanza. Da qualche anno la campana è, infatti, in custodia presso la sede portuale della GdF.

La mostra al Museo

«La sua presenza fra le vetrine museali- spiega lo storico Antonio Montesanti, che ha collaborato all’allestimento della mostra- è un modo ulteriore per valorizzarla, in attesa che faccia parte del Museo del mare e della pesca che dovrà sorgere presso la Tonnara di Bivona. La sua esposizione dimostra in modo tangibile il millenario legame tra le tonnare e la portualità lungo la costa vibonese».

 Lo studioso, strenuo propugnatore della valorizzazione della Tonnara, passa poi ad illustrare l’evoluzione storica delle tonnare: «Sin dall’epoca normanna il porto viene indicato come “Bibona Portum Tonnarae” ed ancora dalla fine dell’800, con la costruzione del nuovo Porto Santa Venere, sono presenti ben due tonnare nel suo bacino, quella Andragna/Callipo e quella Cantafio. E inoltre il legame tra porto, tonnare e GdF è sempre stato costante: il controllo del dazio sulle merci, sul sale e sul pescato, presupponeva la presenza di guardie daziarie, che col tempo si trasformarono nell’attuale corpo della Guardia di Finanza. Tornando alla campana, c’è da aggiungere che essa fu realizzata in bronzo fuso a stampo ed è possibile attribuirla alla famiglia Scalamandré di Monteleone. Furono questi noti maestri fonditori che proprio per i duchi fusero le campane di tutte le chiese della città di cui i duchi furono titolari o benefattori, come lo furono per la tonnara di Bivona. Le Fonderie Scalamandré in Monteleone, attive fin dalla fine del ‘600, hanno prodotto grandi campane per molti siti di culto: Palmi, Maida, Cosenza, Capua, Mileto, Tropea e decine di altri Comuni calabresi. In Vibo Valentia ricordiamo, a titolo esemplificativo, le campane del duomo di San Leoluca (1832) e la campana del Municipio ( 1934)».

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