domenica,Maggio 12 2024

#fattivedere: la campagna della Fondazione Veronesi ha fatto tappa a Vibo (VIDEO)

L’iniziativa di sensibilizzazione mirata alla prevenzione delle malattie oncologiche si è svolta al liceo “Morelli” su impulso della delegazione vibonese guidata da Mariano Piro

#fattivedere: la campagna della Fondazione Veronesi ha fatto tappa a Vibo (VIDEO)

Insegnare la prevenzione delle malattie oncologiche ai più giovani è importante perché anche i bambini, anche gli adolescenti possono ammalarsi. Questo il senso della tappa al liceo classico “Morelli” di Vibo Valentia della campagna #fattivedere promossa a livello nazionale dalla fondazione Umberto Veronesi. La formula scelta per parlare ai ragazzi nelle scuole è quella dei workshop cinematografici che ben introducono il dibattito con professionisti del campo medico, garantendo una corretta informazione scientifica.

I casi di tumori tra la popolazione più giovane sono una realtà di cui prendere atto: “Ogni anno solo in Calabria si presentano 65/70 casi di nuovi tumori in bambini dai 0 ai 14 anni” spiega il Direttore dell’unità operativa complessa di Pediatria dell’Ospedale di Cosenza, Domenico Sperlì. I centri specializzati in Calabria sono pronti a farsi carico delle cure dei giovani pazienti contando su ottimi risultati. Grazie alla ricerca e alla condivisione dei Protocolli di terapia, uguali in tutta Italia, di fronte a malattie come la leucemia linfoblastica acuta che in passato comportava la sopravvivenza di un solo paziente su cinque, oggi si calcola un tasso di guarigione dell’85% dei casi.

Mariano Piro, presidente della delegazione di Vibo Valentia della fondazione Veronesi, è orgoglioso di fare parte di progetti di sensibilizzazione ed informazione importanti come questo e testimonia l’impegno costante dei componenti nel dare il proprio contributo anche per consentire la ricerca d’eccellenza in Calabria. Come è accaduto a Enrico Iaccino, Ricercatore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, premiato un mese fa ad Atene per i risultati ottenuti dai suoi studi in campo diagnostico, finanziati dal progetto “Uniti come una pigna” promosso dalla stessa fondazione che porta il nome del luminare recentemente scomparso.

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