La Direzione regionale Musei nazionali Calabria sarà protagonista a Venezia della conferenza stampa Il ritorno a casa: reperti archeologici riconsegnati allo Stato, in programma il 17 dicembre nel Salone del Piovego di Palazzo Ducale. L’incontro è dedicato alla consegna ufficiale di un gruppo di reperti archeologici di eccezionale pregio, recuperati grazie a un’azione congiunta della Soprintendenza di Venezia, del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e della Procura della Repubblica, e ora assegnati al Museo archeologico nazionale Vito Capialbi di Vibo Valentia

Si tratta di dodici beni provenienti da scavi clandestini, che saranno valorizzati ed esposti al pubblico nel museo calabrese, rafforzandone il ruolo di presidio culturale e scientifico sul territorio.

«La consegna di questi importanti reperti al Museo di Vibo – sottolinea il direttore della Direzione regionale Musei nazionali Calabria, Fabrizio Sudano – è il frutto di una collaborazione virtuosa tra il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Venezia, la nostra Direzione e altre istituzioni del Ministero della Cultura, che desidero ringraziare per la professionalità e la dedizione dimostrate in ogni fase del procedimento».

Sudano evidenzia inoltre come «il lavoro costante del Nucleo Tpc nel recupero dei beni culturali, unito al supporto tecnico-scientifico delle realtà preposte, permetta di restituire allo Stato manufatti di straordinario valore storico e identitario, assicurando che tornino a essere patrimonio condiviso della collettività». Un’operazione che «conferma come la tutela diventi davvero efficace quando le istituzioni collaborano in modo continuo e integrato tra loro».

Sull’importanza dell’assegnazione interviene anche il direttore del Museo «Capialbi», Michele Mazza: «L’arrivo di questi reperti rappresenta un’ulteriore opportunità per il percorso di valorizzazione che stiamo sviluppando nell’ambito del Grande progetto Beni Culturali, dove sarà possibile prevedere una sala appositamente dedicata ai reperti confiscati e restituiti allo Stato». Uno spazio, spiega Mazza, pensato «per raccontare non solo il valore storico e artistico dei manufatti, ma anche l’impegno quotidiano delle istituzioni nella lotta al traffico illecito e nella difesa del patrimonio culturale». L’assegnazione, conclude, «conferma il ruolo del Museo come presidio di tutela, ricerca e memoria».

I reperti sono stati recuperati dai Carabinieri in una casa e in un importante palazzo di Venezia, oltre che presso un antiquario di Torino. Tra i beni restituiti figura un cratere a mascheroni in ceramica apula a figure rosse, con sovradipinture in bianco e giallo, risalente al IV secolo a.C. La raccolta comprende inoltre un’hydria a figure rosse, una kylix a figure nere, un’oinochoe a figure rosse, una lekythos a figure nere, una testina fittile, una tanagrina, due askòi – uno a forma umana in terracotta e uno in bronzo – una piccola kore in bronzo, uno specchio in osso con decorazione a sbalzo e un balsamario in vetro verde chiaro.