Sabato 22 novembre, sulle musiche di Bizet e Ravel, uno spettacolo intenso, sensuale e drammatico, presentato nell’ambito delle Stagioni Teatrali di Calabria 2025-2026 di Teatri Calabresi Associati
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Un classico intramontabile della danza torna a emozionare il pubblico calabrese. Sabato 22 novembre, alle ore 21.00, il Cine Teatro Moderno di Vibo Valentia ospiterà “Carmen e Bolero” della Compagnia Almatanz, diretta dal coreografo Luigi Martelletta, nell’ambito delle Stagioni Teatrali di Calabria 2025-2026 curate da Teatri Calabresi Associati sotto la direzione artistica di Domenico Pantano.
Lo spettacolo, costruito sulle celebri musiche di Bizet e Ravel, fonde passione, dramma e sensualità. Gelosia, sangue, amore e morte percorrono l’intera narrazione, che si apre con la scena finale: sulle note del Bolero di Ravel, una ballerina danza su un tavolo al centro di una taverna, circondata da figure alla ricerca di ebbrezza e perdizione. Da lì, come in un flashback, la storia si riavvolge fino a ritornare alle origini del dramma.
Al centro della produzione c’è la volontà del coreografo di reinterpretare un’opera iconica e spesso proposta in forme tradizionali. «Il problema che mi sono posto è: come allestire un’opera spesso ‘abusata’, realizzata innumerevoli volte e innumerevoli volte vista e ascoltata? – spiega il coreografo Martelletta – Credo che nell’immaginario collettivo, quando si parla della Carmen, la si associ a delle immagini immediate: zingari, ventagli, Spagna, toreri e a tutto ciò che il melodramma di Bizet si porta dietro».

Per Martelletta, la sfida è stata allora esplorare nuove prospettive: «Ho quindi pensato di andare in profondità, di immaginare una Carmen, e gli altri personaggi, con delle sfaccettature e dei profili diversi o comunque mai rappresentati – sottolinea –. Le due figure femminili (Carmen e Michela) sono completamente contrapposte, Carmen è esattamente come si comporta: balla, si muove, agisce, perché è l’energia primaria; che poi questo si rifletta in un voyerismo o in una proiezione di sensualità sugli uomini che la guardano, viene in seconda battuta».
Un dualismo che si riflette anche nell’altra protagonista femminile: «Michela è una donna che sa sostenere il peso della famiglia e della tradizione, che si prende cura degli altri, è la razionalità, il rispetto per le regole – spiega ancora il coreografo».
Lo stesso contrasto anima i due personaggi maschili: «Don Josè, un uomo che proviene da una famiglia abbiente, sarebbe dovuto diventare prete, ma in lui ha prevalso l’amore, si è macchiato di omicidio, è stato capace di autodistruggersi, fino alle estreme conseguenze. Opposta invece la visione di Escamillo, vanitoso, prestante, bellissimo, forse anche un po’ banale».
L’opera, dalle tinte forti e dominata dal rosso dei costumi, promette di coinvolgere ed emozionare il pubblico attraverso un racconto “in punta di piedi”, arricchito dalla partecipazione in voce di Francesco Branchetti. Un viaggio coreografico che parla «della consapevolezza dell’amore e del destino intesi come un’entità fatalmente predeterminata, che si vive sapendo perfettamente di non poterla alterare».
La rassegna di Teatri Calabresi Associati è co-finanziata con Risorse PAC 2014-2020

