venerdì,Aprile 19 2024

Mangialavori: «Sulle Provinciali “no” a fughe in avanti ma se il tavolo salta non sarà un dramma»

Il senatore forzista commenta gli sviluppi dell’interpartitica di centrodestra e invita gli esponenti della coalizione a rispettare tempi e modi. Venerdì nuova riunione ma il percorso potrebbe incepparsi sulla candidatura di Martino 

Mangialavori: «Sulle Provinciali “no” a fughe in avanti ma se il tavolo salta non sarà un dramma»

Telefoni roventi, messaggi insistenti, riunioni frequenti e cene sempre più affollate. L’appuntamento con le urne incombe e la politica vibonese è in pieno fermento, con molte incognite e poche certezze. Tra queste una su tutte. Le elezioni provinciali del 31 ottobre hanno già un potenziale vincitore: il trasversalismo. Fattore destinato a connotare marcatamente il voto di questa consultazione di secondo livello, riservata, com’è noto, ai soli amministratori locali della provincia. Complice l’irrerversibile crisi attraversata dal Pd, che dopo la débâcle elettorale del 4 marzo ha perso riferimenti romani e appeal sul territorio, e un centrodestra che è ancora al lavoro per trovare la quadratura del cerchio, si assiste da più parti a fughe in avanti e a iniziative al limite del personale che cercano sponda tra sindaci, assessori e consiglieri comunali. Più ambito, evidentemente, l’appoggio degli esponenti delle assemblee civiche dei comuni più popolosi, capoluogo in testa. Il meccanismo del voto ponderato attribuisce un peso notevole, infatti, al voto di un consigliere comunale di Vibo Valentia piuttosto che a quello di uno di un comune al di sotto dei 5.000 abitanti: nella misura di 8,2 contro 0,94 punti. Va da sé che lo schieramento che meglio riuscirà a penetrare nell’assise di Palazzo Luigi Razza avrà buona parte della vittoria in tasca. Da questo punto di vista, il centrodestra appare in netto vantaggio, potendo contare sulla maggioranza numerica all’interno del consiglio comunale di piazza Martiri d’Ungheria. Non solo. Al tavolo dell’interpartitica animata dal senatore forzista Giuseppe Mangialavori è recentemente entrata anche l’area di Stefano Luciano che, con il gruppo Vibo unica può contare su sette esponenti nell’assise del capoluogo. Se l’accordo dovesse concretizzarsi, nell’ambito di questo alveo, la vittoria per la coalizione che comprende tra gli altri anche l’Udc e il Movimento nazionale per la sovranità, sarebbe scontata. (L’articolo prosegue sotto la pubblicità)

Se, appunto. Le incognite infatti non mancano. L’interpartitica si aggiornerà a venerdì 14 settembre quando, prima di mettere nomi sul tavolo, si ragionerà sui criteri di individuazione del potenziale candidato alla presidenza e, dunque, di composizione della lista a suo sostegno. Tutto lineare se non fosse che l’area incarnata proprio da Udc, Luciano e sovranisti un nome lo ha già speso, più o meno esplicitamente: quello del sindaco di Capistrano e responsabile nazionale dell’Udc giovani Marco Martino che, nonostante gli inviti alla “prudenza” del suo mentore politico Gaetano Bruni, starebbe attivamente cercando sostenitori alla sua candidatura tra colleghi sindaci e amministratori. Mossa che potrebbe mettere a repentaglio la tenuta del tavolo. Per il principale azionista dell’interpartitica, il senatore Giuseppe Mangialavori, non è il momento di “fughe in avanti”. «Finora – spiega l’esponente di Forza Italia interpellato da Il Vibonese – oltre a manifestarci la volontà di stare insieme e seguire una linea comune, non si è parlato di nomi. Già venerdì il confronto inizierà ad essere più concreto e individueremo i criteri di scelta e, solo in seguito, i nominativi da mettere sul tavolo. Mi auguro che ci sia lo spazio per trovare la convergenza, lavorerò per questo senza impormi ma cercando di ragionare». Per quanto riguarda il nodo candidature, Mangialavori esplicita di essere «pronto a ragionare su tutto così come, però, anche loro (Udc, Luciano e Mns, ndr) devono necessariamente ragionare sulle mie proposte. Le fughe in avanti non servono. Loro giustamente avanzeranno delle proposte e altrettanto legittimamente io avanzerò le mie e chiederò che siano tenute in considerazione. Non dico di più ma almeno quanto le loro. Se non ci dovessero essere le condizioni, pazienza. La volontà è quella di andare tutti insieme ma mettersi a bisticciare su un nominativo non mi sembra opportuno: ci vuole rispetto reciproco e non si può pensare di fare fughe in avanti e che gli altri stiano a guardare. Il riconoscimento di dignità deve essere reciproco». 

In caso di naufragio dell’interpartitica di centrodestra, Mangialavori non si preclude tuttavia la possibilità di aprire ad altre sensibilità politiche. «Mi sembra che con l’ingresso di Luciano, di aperture quest’area ne abbia già fatte, eccome. Io sono apertissimo a discutere con tutti, non in termini di “accorduni”, ma di ascolto con chi volesse condividere questa esperienza individuando la persona giusta per risollevare l’Ente. Naturalmente penso sia impossibile fare un accordo politico con forze esterne al centrodestra. Io andrò avanti individuando il candidato, dopo di che chiunque voglia unirsi per condividere l’esperienza, come non ho fatto problemi nell’ultima riunione quando hanno fatto sedere al tavolo Luciano, non ne farò davanti ad altri. In questo momento storico – ha aggiunto – in cui non esistono i partiti a livello nazionale, mi sembra sciocco mettersi a fare la guerra per i partiti». (L’articolo prosegue sotto la pubblicità)

Per quanto riguarda la sua proposta, all’indomani dell’incontro di ieri sera con i sindaci a lui più vicini, Mangialavori chiarisce di aver ricevuto disponibilità da più amministratori, «che si sono detti consapevoli del peso che l’impegno comporta». I nomi, aggiunge, «li farò al momento giusto e nella sede opportuna: l’interpartitica. L’obiettivo è quello di individuare una figura che possa farsi carico delle varie problematiche e tracciare il percorso che porti alla sua candidatura condivisa. Mi auguro che si arrivi ad un accordo – ha ribadito – ma come ogni trattativa c’è anche la possibilità che salti. Se così fosse non sarà un dramma, nel senso che ci possono essere momenti in cui forze politiche la pensano in maniera divergente». 

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