venerdì,Marzo 29 2024

Lettera di Cascasi al sindaco di Vibo Limardo: «Nei suoi uffici una palude non bonificata»

Al centro della querelle la realizzazione di un pontile a Vibo Marina da parte dell’imprenditore: «Quanto accaduto rappresenta il frutto avvelenato di interessi della criminalità organizzata, sciatteria amministrativa, arroganza e presunzione»

Lettera di Cascasi al sindaco di Vibo Limardo: «Nei suoi uffici una palude non bonificata»
Una veduta aerea del porto di Vibo Marina

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che l’imprenditore vibonese Francesco Cascasi ha inviato al sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo.

Cara sindaca, ho il piacere di comunicarle che il Ministero della Transizione ecologica, con nota del 20 giugno 2022, ha emanato il provvedimento conclusivo del procedimento aperto su insistenza del Comune di Vibo Valentia per la sottoposizione a Via della domanda di concessione demaniale marittima per la realizzazione di un pontile per nautica da diporto, presentato dalla Cadi srl nel porto di Vibo Marina pendente negli uffici comunali fin dal 2000. Il Ministero competente ha dichiarato che il progetto non deve essere sottoposto a Via (Valutazione impatto ambientale) diversamente da come sostenuto dall’amministrazione comunale che ha bloccato l’approvazione del progetto definitivo fin dal 2014. Già a causa della strumentale rigidità dell’amministrazione comunale il progetto preliminare è stato approvato a distanza di quattordici anni dalla sua presentazione mentre ci sono voluti otto anni perché la pretesa del Comune di sottoporre a Via il progetto definitivo fosse smentita dal Ministero della Transizione ecologica. All’inizio di questi lunghi ventidue anni ho dovuto affrontare le pretese della criminalità organizzata di entrare con una quota del 50% del progetto con la minaccia che altrimenti non avrei mai ottenuto la concessione richiesta. Naturalmente non mi sono piegato a queste pretese anzi ho denunciato il fatto alla Procura distrettuale; mi sono costituito parte civile e già vi sono pronunce di merito che hanno riconosciuto che la minaccia che mi è stata rivolta rappresenta il sintomo della ingerenza della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione. [Continua in basso]

«C’è sempre qualche funzionario a cui piace tirar fuori un cavillo dell’ultimo minuto»

Francesco Cascasi

Provo a ricordarle qualche passaggio: il progetto preliminare è stato bloccato per la incomprensibile mancata chiusura della Conferenza dei servizi aperta nel febbraio 2002 e solo dopo diversi ricorsi ed esposti, la stessa amministrazione nel 2014 ha riconosciuto che quella Conferenza dei servizi andava chiusa favorevolmente. Approvato il progetto preliminare, invece di convocare la Conferenza dei servizi, è stata richiesta pretestuosamente la sottoposizione a Via del progetto definitivo e, stante la nostra opposizione, il dirigente comunale Filippo Nesci, inopinatamente, nel novembre 2016, decideva di archiviare la domanda di concessione demaniale. Solo con l’annullamento del Tar è stato possibile convocare la Conferenza dei servizi all’interno della quale il Comune di Vibo insisteva per la sottoposizione del progetto a Via. Non potevamo fare altro che impegnare circa 100.000 euro per chiedere al Ministero il rilascio della Via e la risposta è stata che per la tipologia di concessione richiesta questa non è dovuta, confermando quanto andiamo dicendo da otto anni. E ancora non è finita dato che la palude dei suoi uffici, non bonificata, potrebbe ancora riservare qualche sorpresa: c’è sempre qualche zelante funzionario a cui piace tirar fuori un cavillo dell’ultimo minuto. Ho deciso di rendere pubblica questa esemplare vicenda di cattiva amministrazione perché poi non possa dire di non essere al corrente di quello che accade nei suoi uffici e trincerarsi dietro un mondo immaginario percepito soltanto dalla sua giunta, nel silenzio della maggioranza dei consiglieri. Quanto accaduto non è un caso di ordinaria cattiva amministrazione: rappresenta il frutto avvelenato di interessi della criminalità organizzata, sciatteria amministrativa, arroganza e presunzione. Il tutto condito dalla filosofia del quieta non movere et mota quietar che sembra essere la cifra dell’agire politico della sua amministrazione.
Basta vedere la vicenda relativa alla approvazione del Psc attraverso il quale si lascia il Porto di Vibo Marina nel degrado della bruttura dei depositi che soffocano la fruizione della spiaggia di via Vespucci, perdendo così l’occasione per ripensare l’assetto del Porto quale attrattiva per la nautica da diporto che intanto si sposta a Tropea, unica città della provincia che ha subito una folgorante trasformazione, dimostrando quanto possa essere incisiva l’azione dell’amministrazione comunale.

«Gli imprenditori fuori dai giochi devono essere tacitati fino a farli stancare»

Il sindaco Maria Limardo

Prevedo che mi dirà dei suoi sforzi per migliorare la città: la invito a guardare con occhi sinceri il desolante centro di Vibo e la fuga dei commercianti, il degrado di Vibo Marina e la fuga dei turisti, la povertà culturale e intellettuale e la fuga dei giovani. Racconto ai nostri concittadini l’ultimo episodio: nella mia ferma intenzione di proseguire nel mio lavoro ho creato una impresa che possa occuparsi di rimessaggio di grandi imbarcazioni da sistemare nell’area industriale di Portosalvo: qualche mese fa ho segnalato agli assessori preposti insieme a Confindustria la necessità di sistemare una strada di accesso; abbiamo effettuato un sopralluogo e di fronte alla giustificazione della mancanza di fondi ho promesso che avrei potuto contribuire alle spese invitando a trovare la soluzione amministrativa perché questo possa avvenire. Qualche giorno fa scopro che la strada è stata ristretta con la recinzione per il deposito dei rifiuti ingombranti e quindi non adoperabile per la mia attività. Ecco, adesso potrà spiegare ai suoi cittadini perché in questa città non c’è lavoro e sviluppo: gli imprenditori da non disturbare non hanno bisogno di fare investimenti perché godono delle loro rendite di posizione mentre coloro i quali sono fuori dai giochi e vogliono investire devono essere tacitati fino a farli stancare. Ecco: quieta non movere et mota quietare.

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