Ex Italcementi, Lo Schiavo: «Si scelga Vibo Marina per la centrale all’idrogeno. È già nel Piano»
Il consigliere regionale: «La soluzione per il futuro del sito non può che andare nella direzione della transizione ecologica. La Calabria sarà destinataria di ingenti risorse comunitarie per le politiche ambientali»
«Ci sono i fondi del nuovo Por Calabria destinati alla filiera dell’idrogeno. Nel Piano Vibo Marina viene indicata come uno dei possibili siti. Si faccia allora la centrale nell’ex cementificio, ma naturalmente serve il consenso della proprietà verso la quale va fatta pressione politica attraverso un tavolo di concertazione con Regione, Comune e altri attori interessati a vario titolo». È questo, in strema sintesi, il pensiero del consigliere regionale del Vibonese Antonio Lo Schiavo in riferimento alla possibile riconversione dell’ex stabilimento industriale della Italcementi di Vibo Marina, chiuso dal 2012. Anche l’esponente di Palazzo Campanella, dunque, si inserisce nel dibattito sul futuro della cementeria della frazione, dopo gli interventi del segretario provinciale della Confasi Giovanni Patania, che ha richiamato la politica alle proprie responsabilità, e del capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune capoluogo Domenico Santoro, che ha invece riproposto di affidare il sito alla Protezione civile regionale. Sta di fatto, comunque, che ancora oggi l’area priva della necessaria bonifica e di una riconversione che guardi al futuro.
«Se a distanza di dieci anni dalla chiusura dello stabilimento produttivo – aggiunge Lo Schiavo – ci troviamo ancora ad interrogarci sulla destinazione del sito, sulla sua bonifica ed eventuale riconversione, non possiamo non annotare che, nella migliore delle ipotesi, abbiamo solo perso dieci anni di tempo. Siamo sempre al punto di partenza, in una situazione surreale in cui ci troviamo a fare i conti con una condizione di estremo degrado e di rischio ambientale che non si è fatto assolutamente nulla per arginare. È come se il tempo fosse sospeso dalle parti di Vibo Marina ed è come se quell’area fosse ormai destinata a cristallizzarsi in eterno, con la sua immagine a tratti spettrale, nella percezione collettiva così come nell’agenda politica». [Continua in basso]
Il caso proposto anni fa in consiglio comunale dai Progressisti per Vibo
Lo Schiavo, non manca di ricordare che già sei anni fa, in consiglio comunale, da capogruppo dei Progressisti per Vibo, aveva già sollevato «la necessità di avviare un’interlocuzione con i soggetti interessati e con la Regione Calabria per il recupero del sito e per ipotizzare una sua riconversione sostenibile e virtuosa anche sul piano ambientale. Allora, ricordo bene, non se ne fece niente e una certa pregiudiziale nei confronti dell’opposizione, oltre che dell’area politica che guidava la Regione, frenò ogni possibile dialogo. Nel tempo – aggiunge oggi l’interessato – sono state avanzate varie proposte di riconversione, alcune fantasiose altre più coerenti rispetto al contesto, ma una vera azione di pressione positiva sulla proprietà del sito, anche per una debolezza politica del Comune di Vibo Valentia, non è mai stata effettuata».
«La Calabria sarà destinataria di ingenti risorse comunitarie»
Quindi, il consigliere regionale pone una domanda: «Fino a quando, mi chiedo, però, sarà possibile mantenere questo stato di cose e, per rifarmi ad una nota metafora, ignorare “l’elefante nella stanza”? Considerando l’importanza che oggi rivestono le politiche ambientali così come la riconversione energetica, e considerato che per tali settori la Calabria sarà destinataria di ingenti risorse comunitarie: la soluzione più concreta per il futuro del sito non può che andare nella direzione della transizione ecologica. Penso, in particolare, alla filiera dell’idrogeno il cui sviluppo in Calabria è già messo nero su bianco nella programmazione regionale. Si punti dunque su questo per l’ex cementifico: lo si riconverta in una centrale di produzione di idrogeno, ma si accompagni la progettualità industriale ad un’azione politica forte che richiami la proprietà alle sue responsabilità verso il territorio attraverso un tavolo di concertazione che ragioni ad ampio raggio sullo sviluppo di Vibo Marina e di tutta l’area costiera della città».
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