Il Corsivo | Comunali a Vibo, Forza Italia sostiene la Limardo ma c’è chi ha frantumato la coalizione
Le posizioni di Michele Comito e Tonino Daffinà, le responsabilità del deputato Giuseppe Mangialavori mentre si attende la presa di posizione da parte di Fratelli d’Italia
Le recenti prese di posizione di Michele Comito e Tonino Daffinà se da un lato hanno sgombrato il campo da una serie di fake news veicolate ad arte, dall’altro danno lo spunto per esaminare quale è oggi la reale situazione con cui debbono fare i conti Forza Italia e di conseguenza ciò che resta della coalizione di centrodestra. Per il contenuto integrale degli interventi dei due politici rinviamo a quanto pubblicato su questo giornale il 28 febbraio; per quel che invece qui interessa, basti ricordare che Comito e Daffinà hanno inteso smentire le ricostruzioni apparse su alcuni organi d’informazione, secondo le quali all’interno del partito non ci sarebbe convergenza unanime sulla ricandidatura del sindaco Limardo. Mentre Comito ha sostanzialmente ribadito quanto già affermato nei mesi scorsi “Maria Limardo era e resta il nostro candidato”, certamente più interessante è quello che afferma Daffinà, poiché, andando oltre le parole del coordinatore provinciale, sottolinea come tutti all’interno del partito, “nessuno escluso” – e quindi, aggiungiamo noi, Mangialavori compreso – si siano interrogati sulla necessità di dover allargare il campo del centrodestra per aumentare le chances di vittoria.
Quelle due parole – “nessuno escluso” – rivestono, a nostro avviso, un’importanza fondamentale sotto due profili: 1) tutti all’interno di Forza Italia, al di là delle belle parole, sono perfettamente consapevoli della circostanza che la presenza della Limardo, dopo aver allontanato gli storici alleati (Lega, Udc e Noi Moderati), anche in sede di ballottaggio – qualora il centrodestra dovesse riuscire ad arrivarci, cosa per come vedremo non scontata – se il competitor dovesse essere Romeo, renderebbe molto complessa una convergenza sul nome dell’attuale sindaco delle forze appartenenti al polo di centro, assolutamente necessaria per conservare la guida di palazzo Razza. In relazione alle ipotizzate difficoltà che potrebbe incontrare il centrodestra ad arrivare al ballottaggio, basti ricordare come già nella scorsa tornata elettorale era stato fatto un utilizzo massiccio, da parte degli elettori, del voto disgiunto proprio a danno della Limardo, tant’è che tra i voti riportati dalle liste schierate a suo sostegno e quelli dati a lei vi fu un divario di un migliaio di voti. Alla luce di questo, è facile immaginare cosa potrà accadere oggi, dopo che per cinque anni la Limardo ha dato il meglio di sè nell’affossare la città ed in assenza di quella poderosa aggregazione di liste che alle precedenti elezioni era riuscita a sopperire allo scarso appeal di cui gode il sindaco presso i cittadini; 2) impediscono a chi pensava di allontanare il proprio nome da un’eventuale perdita del palazzo di città di nascondersi dietro le ampie spalle di Comito e Daffinà. Per comprendere appieno la valenza delle parole di quest’ultimo, occorre ricostruire il quadro degli eventi. Dopo che il parlamentare ha proposto la ricandidatura della Limardo, il primo effetto registrato è stato l’allontanamento dal centrodestra di Lega, Noi Moderati e Udc; questo ha posto Mangialavori di fronte ad un bivio: o fare un clamoroso passo indietro, certificando il suo peccato originale nell’aver imposto un sindaco rivelatosi inadeguato, oppure insistere, esponendo il centrodestra ad una probabile sconfitta.
Ha seguito la seconda via, sperando tuttavia che qualcuno all’interno del partito gli togliesse le castagne dal fuoco, intestandosi in sua vece la ricandidatura della Limardo, coprendo i suoi ripetuti errori nella scelta dei candidati. A nostro avviso questo piano è solo parzialmente riuscito poiché, pur essendo vero che Comito e Daffinà hanno di fatto assecondato la strategia di Mangialavori, è pur vero che quel “nessuno escluso” ha squarciato le ombre, riportando alla luce della ribalta il ruolo avuto dal parlamentare nel porre la coalizione in uno stato di evidente difficoltà. Chiusa questa parentesi, va aggiunto che, se effettivamente all’interno di Forza Italia qualcuno avesse proposto un nome diverso e fosse riuscito a farlo passare, gli si sarebbe dovuta appuntare al petto una medaglia con una duplice motivazione: 1) per aver consentito al centrodestra di ottenere al primo turno un risultato di gran lunga migliore; 2) per aver creato le condizioni di poter usufruire, nell’ipotetico caso di conquista del ballottaggio, del sostegno di coloro i quali mai lo avrebbero dato alla Limardo. Alla luce di quanto scritto, non resta che capire se il sindaco uscente rimarrà solamente il candidato di FI oppure si trasformerà in quello dell’intera coalizione, ottenendo il beneplacito dell’altro unico socio, ossia Fratelli d’Italia. Il partito della Meloni, pur non essendosi ancora ufficialmente pronunciato, non ha mai fatto giungere segnali di grande entusiasmo, e certamente le ultime “disavventure” inanellate dal sindaco, inerenti al Sistema Bibliotecario Vibonese e soprattutto alla telenovela dell’apertura e successiva chiusura del teatro comunale, non potranno che incidere negativamente sugli umori dei dirigenti del partito. L’uso del condizionale è d’obbligo, poiché nel centrodestra vibonese si è passati dal detto “la politica è l’arte dell’impossibile” a quello della politica come “arte del ridicolo”. Pertanto non ci sentiamo di escludere che anche i dirigenti di Fratelli d’Italia possano esaltare i risultati dell’amministrazione Limardo al fine di sostenere la sua ricandidatura.
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