lunedì,Maggio 6 2024

Piano di riequilibrio, all’orizzonte dei vibonesi altri quindici anni di rigore

Oggi in comune l’incontro pubblico con parti sociali ed associazioni di categoria. Il sindaco Limardo: «Doloroso ma necessario». Lebrino (Psi): «Meglio procedura ordinaria di rientro dal debito»  

Piano di riequilibrio, all’orizzonte dei vibonesi altri quindici anni di rigore

Il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale varato dall’esecutivo comunale di Vibo Valentia nei giorni scorsi monopolizza il dibattito politico. All’orizzonte della città si profila un lento percorso di risanamento delle asfittiche finanze dell’Ente, nell’arco di 15 anni, che dovrà vedere il Comune capoluogo strenuamente impegnato nel recupero delle vaste sacche di evasione che ne condizionano l’operato e in un’opera virtuosa di risparmio dei costi di funzionamento. Un Piano che lo stesso sindaco Maria Limardo definisce «sicuramente rigoroso e non privo di sacrifici» considerandolo al tempo stesso «necessario per poter finalmente guardare al futuro». Le linee guida verranno esposte questo pomeriggio alle 16.30 nella sala consiliare di Palazzo Luigi Razza,  alla presenza dell’assessore al Bilancio e alla programmazione economica Maria Teresa Nardo che illustrerà gli aspetti tecnici ed il contenuto del Piano. In particolare le misure contenute nello stesso sul fronte delle entrate e delle spese. A prendere parte all’incontro sono stati chiamate le parti sociali, le associazioni di categoria, i mondo del volontariato, ai partiti politici, i gruppi consiliari, le associazioni dei consumatori, la cittadinanza in genere. Il Piano, per come inteso sempre dal primo cittadino «ci consente di iniziare a ricostruire e a programmare e di avere una prospettiva per il futuro. Noi – ha detto Maria Limardo – vogliamo restituire a questa città la speranza, vogliamo dare a questa città quella fiducia che aveva perso. Sicuramente tutto questo richiede sacrifici, ora il primo passo importante noi lo abbiamo fatto. Tutti insieme ci possiamo riuscire».

Sul fronte politico, a segnalare l’importanza della questione, con un approccio totalmente diverso, è stato nelle ultime ore il segretario provinciale del Psi Gian Maria Lebrino. «Quello in discussione nelle ultime ore – afferma Lebrino – è il tema principale dell’azione politica del nuovo governo della città ed è, al contempo, il punto più delicato che riguarda le tasche dei cittadini. E’ per questo motivo che riteniamo doveroso aprire una discussione politica e mettere sul tavolo più possibilità e opzioni da valutare e quindi, anche, porsi dei quesiti. Perché fare un piano di riequilibrio finanziario pluriennale (art.243-bis,D.LGS.  N. 276/200) piuttosto che la procedura ordinaria di rientro del debito? Con il piano per 15 anni il Comune avrà dei vincoli ed in caso di accesso al Fondo di rotazione di cui all’articolo 243-ter, l’Ente deve adottare entro il termine dell’esercizio finanziario tra le altre misure a decorrere dall’esercizio finanziario successivo, la riduzione delle spese di personale, da realizzare in particolare attraverso l’eliminazione dai fondi per il finanziamento della retribuzione accessoria del personale dirigente e di quello del comparto e delle risorse e dei Contratti collettivi nazionali di lavoro». 

Per Lebrino, poi, «esternalizzare la riscossione dei tributi non presuppone un’entrata certa. Al contrario di quanto viene previsto dall’Amministrazione. Una lotta più efficace agli evasori, non si fa pagando un’azienda esterna che si occupi di trovarli e farli pagare anzi, potrebbe trasformarsi in un costo (quello del contratto coi privati). Un’Amministrazione che vuole rappresentare la novità deve essere in grado di utilizzare il personale interno, istruendolo e motivandolo. Pertanto, lo sforzo deve essere quello di migliorare nel breve termine la riorganizzazione degli uffici e la preparazione del personale, per il realizzarsi di nuove modalità di gestione della riscossione assieme alla politica della compliance, dando al cittadino l’opportunità di correggere prontamente eventuali errori od omissioni, cercando così di superare il tradizionale rapporto tra fisco e contribuenti e favorire l’adempimento spontaneo». Quindi, in conclusione, «secondo noi, la scommessa della nuova Amministrazione  deve essere quella di cambiare i vecchi criteri e divenire un esecutivo moderno. Questo è lo sforzo che devono fare gli amministratori senza mettere sotto scacco per 15 lunghi anni e far pagare le conseguenze a tutti i cittadini».

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