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Vibo, Talarico estingue il debito con il Comune e rimuove la possibile causa di incompatibilità: «Finisce la fiera delle vanità»

L’assessore comunica di aver pagato a saldo quanto dovuto all’Ente nonostante fosse in corso una regolare rateizzazione: «Caso alimentato ad arte, il ministero ci avrebbe dato ragione ma era una decisione che avevo già preso»

Vibo, Talarico estingue il debito con il Comune e rimuove la possibile causa di incompatibilità: «Finisce la fiera delle vanità»
Da sinistra, il sindaco Romeo e l'assessore Talarico

«Il 7 maggio, senza squilli di tromba, ho provveduto a saldare in unica soluzione la partita debitoria che avevo già regolarmente rateizzato e che altrettanto puntualmente stavo pagando, risolvendo di fatto e di diritto ogni presunta incompatibilità e togliendo così ogni ulteriore chance a chi avesse ancora voglia di fare leva su questa vicenda con stravaganti commenti».

L’assessore comunale agli Affari generali, Marco Talarico, torna sulla sua presunta incompatibilità e comunica di aver eliminato alla radice il possibile conflitto d’interesse che scaturiva dalla sua situazione debitoria nei confronti del Comune per importi Imu, Tari e acqua non pagati.

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«Mentre colgo l’occasione per ringraziare sentitamente il sindaco Enzo Romeo saggio leader, per le parole di fiducia e di sostegno espresse nei miei confronti nella massima assise cittadina – scrive Talarico in una nota – non ho potuto esimermi dal compiere un gesto concreto e inequivocabile al quale avevo già deciso di dare attuazione allorquando scoppiò quello che è stato definito, impropriamente, il “Caso Talarico”: un caso che, alimentato con arte banale e schiamazzi scomposti, non è mai esistito e sul quale l’opposizione, infine ridottasi alle sole consigliere comunali Nesci e Corrado, s’è strumentalmente infiammata».

La vicenda, come è noto, ha sollevato nelle ultime settimane grande scalpore, fino ad un Consiglio comunale nel corso del quale Romeo ha scandito che Talarico «è e resta assessore».

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«Seppure consapevole ab origine di avere agito con ineccepibile trasparenza e nella piena legalità – continua l’esponente dell’esecutivo -, non ho inteso nemmeno attendere il parere ministeriale richiesto, nonostante la fondatezza del quesito e un eventuale, plausibile esito favorevole. Dunque, lo ribadisco e lo preciso ancora meglio: avevo scelto fin dall’inizio questa soluzione ma ho deciso di esercitare la mia prerogativa fuori da ogni pressione esterna, a freddo, evitando il calderone della speculazione politica».

Poi, conclude: «Per la verità confesso qui una mia debolezza: la voglia di mettermi, come lo spettatore a teatro, in ascolto, in visione, in lettura e assistere a tutte le elucubrazioni e narrazioni dal forte timbro creativo che sarebbero state poste sul palco di questa fiera delle vanità, un appiccicoso velo oramai appesantito dal tempo che la nostra amata città non riesce a scrollarsi di dosso. Per la medesima ragione, non aggiungo di più: “Intelligenti pauca”». Come dire, a buon intenditor poche parole.

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