Inchiesta “Costa pulita”, Sinistra Italiana: «Niglia si dimetta»
Per il partito appare grottesco il fatto che la Provincia di Vibo Valentia si sia costituita parte civile nel processo che vede tra gli imputati il suo presidente: «Quale credibilità può avere questo atto, se non si accompagna ad altre azioni da parte del Consiglio e dello stesso presidente?»
«E’ paradossale, per non dire grottesco, che la Provincia di Vibo Valentia si sia costituita parte civile nel processo “Costa Pulita”. Potrebbe essere un fatto normale, se non fosse che l’attuale presidente Niglia è nel registro degli indagati proprio di tale processo, accusato di corruzione elettorale aggravata da modalità mafiose. Quale credibilità può avere un atto del genere, se non si accompagna ad altre azioni da parte del Consiglio e o del presidente? Non possono le Istituzioni del nostro territorio essere così mortificate e rese risibili agli occhi dell’intera opinione pubblica. E’ evidente che questo presidente non può rappresentarci ed è palesemente fuori posto».
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A riferirlo in una nota è la federazione provinciale vibonese di Sinistra Italiana che giudica negativamente la permanenza alla guida dell’ente intermedio del presidente che figura tra gli imputati del processo contro i clan Accorinti di Briatico, Melluso di Parghelia e Il Grande di Tropea e i loro presunti fiancheggiatori politici e imprenditoriali.
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«Pur ribadendo il nostro essere garantisti fino al terzo grado di giudizio – afferma Sinistra Italiana -, crediamo che a questo punto sia opportuno che il presidente Niglia rassegni le dimissioni. Oltre all’indagine in corso, il giudizio politico dopo anni di amministrazione non può essere positivo: le strade sono un colabrodo, l’organizzazione degli uffici lascia a desiderare, i dipendenti sono in agitazione e in angoscia da anni per via degli stipendi. Un fallimento di gestione che non può essere sottovalutato dai consiglieri provinciali, che non possono neanche ignorare la costituzione di parte civile: chiediamo loro un atto di coerenza etica e politica, anche per ridare un minimo di credibilità all’Ente, sfiduciando il presidente Niglia, qualora questo non volesse farsi da parte».
Una credibilità che «con la “riforma” Del Rio hanno perso tutte le Province d’Italia, ridotte a gusci vuoti monopolizzati sovente dai comuni capoluogo. Alla luce della sonora bocciatura del renzismo nel referendum del 4 dicembre, sarebbe il caso di rivedere la legge voluta dal ministro Del Rio e ridare la parola ai cittadini per le elezioni provinciali, come vorrebbe la democrazia. Altrimenti non è populismo, bensì una domanda legittima chiedersi da chi sono stati votati questo presidente e questo consiglio provinciale».