Continuano gli strascichi polemici dopo la tornata elettorale per il rinnovo del Consiglio provinciale, che ha visto il centrosinistra eleggere 9 consiglieri su 10 a causa del boicottaggio del centrodestra che ha preferito non partecipare per non legittimare ulteriormente il presidente in carica Corrado L’Andolina. La scelta del centrodestra è stata fortemente criticata dall’Udc vibonese, che ha mantenuto le distanze dalla decisione della propria area di riferimento presentando una lista e facendo eleggere Franco Barbalace.
A replicare sono i coordinatori provinciali di Fi (Michele Comito), Fdi (Pasquale La Gamba), Noi Moderati (Nicola Brosio) e Lega (Valentina Marta).

«In relazione alle dichiarazioni del segretario provinciale dell’Udc, Stefano Luciano – si legge nella loro nota congiunta - è necessario un ulteriore chiarimento per evitare letture fuorvianti della posizione assunta dal centrodestra vibonese in occasione delle recenti elezioni provinciali. Il centrodestra ha compiuto una scelta politica chiara e trasparente: non presentare liste alle elezioni provinciali per non legittimare un sistema istituzionale che continua a ritenere distorto e antidemocratico, conseguenza diretta della legge Delrio. Tale decisione, assunta collegialmente, non ha mai previsto né imposto alcun vincolo ai singoli consiglieri comunali in merito alla partecipazione al voto. In elezioni di secondo livello, come noto, è fisiologico che entrino in gioco rapporti personali, istituzionali e di amicizia che possono aver indotto amministratori di diversa appartenenza politica a esprimere liberamente il proprio voto».

Dunque, si ribadisce che «la protesta del centrodestra non mirava a impedire il voto, né tantomeno a delegittimare l’esercizio di un diritto, ma aveva un obiettivo politico preciso: sollevare con forza la questione del superamento della legge Delrio e del ripristino di una reale rappresentanza democratica delle Province».

«Contestualmente - aggiungono i sottoscrittori della nota - la scelta di non partecipare rispondeva anche alla volontà di non legittimare una guida dell’Ente provinciale non condivisa politicamente, frutto di un assetto istituzionale che il centrodestra ritiene superato e inadeguato, con un presidente già chiaramente delegittimato dalla sua stessa maggioranza».

Fin qui le “spiegazioni”, a cui segue l’affondo verso Luciano e l’Udc: «È evidente l’ambiguità del comportamento di chi, pur richiamandosi formalmente a un’area politica alleata, ha scelto di muoversi in modo autonomo e individualistico, senza alcun reale coordinamento con la coalizione di riferimento. Un individualismo di partito che, lungi dal rafforzare il centrodestra, non costruisce nulla all’interno della coalizione e rischia anzi di indebolirne la credibilità e la capacità di incidere sui territori. Se il segretario Luciano ha ritenuto di interpretare diversamente questa fase politica, aderendo pienamente all’attuale assetto e partecipando alla competizione elettorale, non possiamo che prenderne atto. È tuttavia doveroso evidenziare che tale scelta non potrà non avere ripercussioni nell’attività politica futura del centrodestra, incidendo inevitabilmente sui rapporti interni alla coalizione e sulle dinamiche di fiducia e condivisione delle scelte strategiche».

Un monito che prosegue che un’ulteriore precisazione: «Eventuali successi, così come eventuali fallimenti, saranno inevitabilmente condivisi da chi ha scelto di sostenere e legittimare questo modello di governo provinciale. Né appare fondata la paventata rivendicazione di una vittoria politica legata all’elezione di un consigliere, Franco Barbalace, atteso che lo stesso ha pubblicamente ribadito la propria condizione di consigliere indipendente, dunque non riconducibile ad alcuna area politica organizzata e, men che meno, riferibile all’area di appartenenza che lo stesso Luciano richiama».