giovedì,Aprile 25 2024

Ospedale di Tropea, la protesta dei cittadini: «Potrebbe dare sollievo a Vibo e invece è una scatola vuota»

Nei mesi estivi cresce la pressione su un nosocomio già in affanno a causa della carenza di personale. Le associazioni sul progetto per la creazione di un ospedale di comunità: «Temiamo che sia solo un bel fiocco per incartare la chiusura del presidio»

Ospedale di Tropea, la protesta dei cittadini: «Potrebbe dare sollievo a Vibo e invece è una scatola vuota»
L'ospedale di Tropea

«Quest’ospedale è una scatola vuota. A causa della mancanza di personale oggi abbiamo difficoltà persino ad accedere a prestazioni di base, come le analisi del sangue o una radiografia». Associazioni e cittadini di Tropea non sono più disposti a tacere di fronte a un diritto fondamentale, quello alla salute, che a queste latitudini sembra non essere poi così semplice vedersi assicurato. Tutto il loro disappunto, insieme anche a delle proposte, sono stati raccolti oggi dalle telecamere di LaC. Un presidio ospedaliero, quello che sorge all’ingresso sud della Perla del Tirreno, a cui fanno riferimento anche gli altri centri della costa: un territorio che nei mesi estivi vede moltiplicarsi le presenze. E ciò si ripercuote su un ospedale già in affanno. Ma c’è di più: i commercianti tropeani riferiscono che ci sono anche dei turisti che prima di prenotare le proprie vacanze qui, s’informano sull’esistenza e sul funzionamento delle strutture sanitarie. E l’avere un ospedale che arranca, che negli anni si è visto depotenziato e privato di alcuni reparti, di certo non aiuta. Quale il futuro, ci si chiede. Nei piani, grazie alle risorse del Pnrr, c’è la realizzazione di un ospedale di comunità che andrebbe ad occupare il quarto piano dell’edificio. «Una struttura del genere dovrebbe sorgere in edifici da riconvertire o in prossimità di chiusura – ha detto ai microfoni di LaC Francesco Rotolo del Comitato Pro ospedale di Tropea -. Temiamo che sia un solo un bel fiocco per incartare la chiusura dell’ospedale, giocando su un equivoco terminologico: si chiama ospedale di comunità, ma non è un ospedale perché funziona solo 6 giorni alla settimana e con un medico h12». [Continua in basso]

«Chiediamo – ha aggiunto Rotolo – che si ragioni in termini di sistema: a Tropea i reparti di ortopedia e chirurgia sono chiusi, ma se funzionassero potrebbero alleviare il lavoro di Vibo che oggi è al collasso. Qui ci si potrebbe occupare degli interventi a bassa complessità, per i quali i cittadini invece vanno dal privato o fuori regione. Così abbiamo non solo un disagio a livello di territorio, ma anche maggiori costi. Non ci serve un policlinico, ma un ospedale di base che funzioni». Presente anche Domenico Cortese del Comitato Calabria sociale, il quale si è chiesto quali siano le ragioni di fondo per cui «non si riesce o non si vuole implementare l’ospedale di Tropea». «Noi ne abbiamo individuate due – ha spiegato -. La prima sta nei tagli effettuati con il piano di rientro, che riteniamo peraltro illegittimo a livello costituzionale. La seconda la individuiamo nel conflitto d’interesse tra sanità privata e quella pubblica. Un numero: le strutture accreditate nella nostra provincia ricevono ogni anno dall’Asp di Vibo circa sei milioni di euro, perché – azzarda Cortese – questi soldi non si spendono invece per incrementare il personale nelle strutture pubbliche?».

Soccorso Capomolla, direttore del Don Mottola medical center di Drapia, ha invocato la necessità di garantire equità territoriale nell’offerta sanitaria. Spazio anche all’importanza della medicina territoriale, tema affrontato da Giuseppe Borrello – direttore del centro medico Moscati di Vibo: «Va rafforzata, è lì che si deve curare il paziente mentre l’ospedale si dovrebbe occupare solo delle acuzie. Purtroppo però anche in quell’ambito stiamo assistendo a un depotenziamento. E inoltre, non stiamo facendo più prevenzione e torneremo ad avere maggiori infarti, malattie croniche… anche perché se si va a prenotare una visita o un esame, si trovano attese di mesi se non di anni». Infine, non ha risparmiato una critica ai vertici dell’Asp Giuseppe Sarlo, portavoce dell’associazione Ali di Vibonesità. «Se non c’è organizzazione e programmazione, possono venire tutti i migliori commissari ma non andremo da nessuna parte». Di più: «Esistono ad oggi criticità insuperabili se l’azienda non prende in considerazione la partecipazione del cittadino. Avevamo chiesto l’istituzione di un “Comitato consultivo degli utenti”, la risposta dell’Asp? Hanno creato un “Comitato consultivo aziendale”».

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