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Sanità vibonese, Capomolla: «Accordo storico le 50 firme dei sindaci sul Rapporto del sistema sanitario, ma ora occhio al Fondo regionale»

Il binario dato è nuova governance basata su confronto politico e tecnico, anziché su discrezionalità ma l'obiettivo è recuperare le risorse sottratte (oltre 7mln di euro dal 2023) e incrementare di 13mln di euro le risorse sanitarie

Sanità vibonese, Capomolla: «Accordo storico le 50 firme dei sindaci sul Rapporto del sistema sanitario, ma ora occhio al Fondo regionale»

Sull’accordo storico per riformare il sistema sanitario nella provincia di Vibo, venuto fuori dalla Conferenza dei sindaci, cui ha preso parte anche la triade commissariale dell’Asp di Vibo, il dottore Antonio Soccorso Capomolla, del “Don Mottola Medical Center”, fa il punto della situazione sottolineando come l’unità ritrovata dei sindaci sia «fondamentale sotto il profilo della mission: la governance sanitaria non è più appannaggio di pochi, nell’ignoranza della società civile che ha consentito aree di grigio in cui sono cresciute devianze e illegalità». Questo risultato per lui, rappresenta «la risultanza di un confronto politico e tecnico in grado di dare una rinnovata offerta a un diritto di salute sistematicamente negato sul territorio».

«La Conferenza dei sindaci e della deputazione regionale congiuntamente alla rappresentanza della triade commissariale simboleggia uno storico giro di boa della sanità vibonese. La sottoscrizione del Rapporto sullo stato del sistema sanitario vibonese da parte dei 50 sindaci della provincia – scrive il dottore Antonio Soccorso Capomolla – esprime la consapevolezza politica di come questo territorio, prima, durante e ad oggi, sia stato sistematicamente depauperato nell’offerta dei Servizi sanitari. Questa presa d’atto ha un notevole valore storico, nella misura in cui, sui diversi livelli istituzionali, per ogni livello di responsabilità, potrà essere esercitata la corretta rivendicazione del diritto alla salute. Tale valore storico assume importanza per il nuovo clima di rapporti, creatosi con la struttura commissariale che, nella sua dimensione di rappresentanza dello Stato, ha incamerato un risultato fondamentale sotto il profilo della propria mission: la governance sanitaria non è più appannaggio di pochi, nella discrezionalità più assoluta, nell’ignoranza della società civile, che ha consentito quelle aree di grigio nelle quali sono nate e cresciute devianze ed illegalità; la governance è la risultanza di un confronto politico e tecnico, capace di identificare priorità, meccanismi operativi e di controllo, in grado di dare una rinnovata offerta sanitaria a un diritto di salute sistematicamente negato sul territorio».

«Per quanto ci riguarda, rappresenta un importante tassello del nostro puzzle professionale. Come ai lettori è ben noto, è da circa un anno che sistematicamente e professionalmente abbiamo ribadito mediante analisi dei DCA, come questo territorio, in comparazione con le altre province, abbia subito una sottrazione di risorse e di servizi sanitari; come la distribuzione della quota capitaria fosse distorta, poiché fondata sulla produzione e non sul fabbisogno sanitario, e ancora come esistesse una iniquità di accesso alle cure, alimentando la nostra mobilità passiva. La perseveranza della denuncia ha fatto sì che questa conoscenza non fosse solo protesta del privato profit, ma diventasse consapevolezza e rivendicazione politica della comunità. Ed allora, senza retorica, possiamo affermare che l’11 giugno è un giorno importante. La Conferenza dei sindaci adesso ha nelle mani uno strumento operativo di monitoraggio dell’applicazione della governance sanitaria nel vibonese. Il tavolo tecnico, congiunto, tra deputazione regionale e Conferenza dei sindaci proposto, ha già un’agenda operativa a supporto dell’azione di governance che la Commissione straordinaria dovrà esercitare. Sinteticamente sono 18 punti coinvolgenti le tre aree:

  • area della prevenzione: copertura vaccinale, screening oncologici, prevenzione cardiovascolare, emergenze sanitarie;
  • area ospedaliera: attivazione dei 74 letti mancanti per acuti, nei vari stabilimenti ospedalieri dell’Asp); recupero della funzione ospedaliera produttiva con immissione immediata di 24 unità infermieristiche; recupero della performance degli ospedali di Tropea e Serra San Bruno per impattare su 40 milioni di mobilità di bassa complessità e/o inappropriata;
  • area distrettuale: contrattualizzazione dei modelli gestionali accreditati sul territorio vibonese mediante meccanismi perequativi (fabbisogno sanitario, abbattimento del rischio clinico, compensazione dello stato di deprivazione sociale) che, a invarianza del fondo regionale (200 milioni di euro), consentirebbero il recupero dei 6 milioni sottratti al territorio, portando il fondo socio sanitario dagli attuali 4,5 milioni a 10,5 milioni di euro; attivazione delle COT, strutturate ma non funzionanti; organizzazione delle AFT (Aggregazioni funzionali territoriali) e dei medici di continuità assistenziale; ridare appropriatezza all’uso del Pronto soccorso (56% codici bianchi e verdi con dimissione); riorganizzazione del piano per l’autismo per ridare alla prestazione la dimensione sanitaria di LEA (Livelli essenziali di assistenza) e non di semplice prestazione socio-assistenziale svincolata da requisiti standard sanitari.

Ma soprattutto, a supporto delle soprammenzionate azioni, è necessario che il tavolo congiunto della Conferenza dei sindaci e della deputazione regionale, intervenga subito ad horas, prima ancora della pubblicazione della distribuzione del Fondo sanitario regionale, rivendicando due azioni: il reintegro del Fondo sottratto rispetto al 2023 -7.585.331,00 euro

La perequazione del Fondo socio-sanitario:

Questi due interventi consentirebbero l’incremento del Fondo sanitario a 310 milioni di euro; 13 milioni in più rispetto al 2023, a supporto della governance della struttura commissariale. Tale intervento acquisirebbe, sopratutto, una dimensione etica della funzione pubblica: fare del proprio potere un principio di ordine per la comunità».

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