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La storia dell’antica diocesi di Vibona e l’arcivescovo ancora in carica

Nel 1080 il vescovato venne traslato su richiesta del conte Ruggiero il Normanno, che situò in Mileto la sede. Dal 2 luglio 1996 l’arcivescovo di Vibona (titolo onorifico) è Aldo Cavalli, nunzio apostolico della Santa Sede in diversi paesi del mondo

La storia dell’antica diocesi di Vibona e l’arcivescovo ancora in carica
Monsignor Cavalli e papa Francesco

“Gli epistolari papali inoltre rivelano Vibona come una sede vescovile importante, e questo ruolo le veniva certamente dall’essere collocata nei pressi di un’area portuale che fino al secolo VIII, con il suo traffico marittimo, costituiva una sicura e veloce via di comunicazione, nonchè via privilegiata dei rapporti con la sede papale e con il resto delle diocesi calabresi. Il primo vescovo della diocesi di Vibona di cui si ha notizia è Iohannes Episcopus Vibonensis. Il nome del vescovo vibonese compare in una lettera, inviata da Papa Gelasio (492-496) a tre vescovi calabresi, in cui viene annunciato il provvedimento di scomunica contro i Dionysii che avevano usurpato alcuni diritti della chiesa di Vibona, ed in cui viene inoltre rimosso dall’ufficio ecclesiastico il prete Celestino che, contro il volere del vescovo e gli ordini della sede apostolica aveva osato amministrare agli stessi Dionysii la sacra comunione. Nell’epistola papale per nessuno dei tre vescovi viene indicata la sede, ma visto che si riferisce ad episodi accaduti nell’ecclesia vibonese e che pochi anni più tardi, nel 499, Giovanni di Vibona risulta tra i vescovi intervenuti al sinodo romano convocato da Papa Simmaco, è possibile indicare in esso uno dei destinatari di quella lettera. Nel 596 papa Gregorio Magno scrive a Rufino, nuovo vescovo di Vibona, ordinandogli di recarsi in visita nella vicina Massae Nicoteranae per consacrare un prete in grado di amministrare i sacramenti, visto che “non habet Ecclesia ille presbyterum, qui sacrum illic opus valeat celebrare”. Il vescovo Rufino, secondo quanto scritto da papa Gregorio Magno nel 597, assieme a Secondino vescovo di Taormina, risulta garante delle volontà testamentarie espresse dal vescovo siracusano Massimiano. A Rufino successe, nel guidare l’ecclesia vibonese, Venerio che incontriamo citato assieme ad altri quattro vescovi calabresi, sempre da papa Gregorio Magno, tra quelli che dovettero intervenire nella diocesi reggina per informarsi sui delitti che il clero locale attribuiva al locale vescovo Bonifacio. La frenetica attività di Venerio, chiamato spesso a dirimere situazioni conflittuali nell’amministrazione ecclesiastica calabrese, non può che confermare l’importanza assunta in quegli anni dalla Diocesi di Vibona. Venerio venne chiamato a sovraintendere all’elezione di “novelli pastori” anche nelle vicine diocesi di Turio e Tauriana, nonchè a sovraintendere, come già ricordato all’approvvigionamento ed al trasporto via mare del legname necessario per la costruzione delle chiese romane di S. Pietro e di S. Paolo.

Notizie di un nuovo vescovo di Vibona vengono dagli atti del concilio Laterano tenutosi a Roma nel 649; tra i 125 vescovi partecipanti risulta presente un certo Papinio o Papiano quale vescovo di Bivona. Sempre a Roma, nel sinodo convocato da papa Agatone nel 679 interviene come unico vescovo calabrese Crescente di Vibona, mentre nel secondo sinodo, convocato un anno dopo, intervengono Stefano di Locri, Giuliano di Cosenza, Teofane di Turio, Pietro di Crotone, Paolo di Squillace, Abbondanzio di Temsa, Teodoro da Tropea ed Oreste di Vibona. Nello stesso anno il pontefice fece sottoscrivere ai vescovi occidentali una lettera da affidare ai legati pontifici affinchè la presentassero ai Padri del VI Concilio Ecumentico di Costantinopoli, ed in questa i vescovi di Locri, Turio, Taureana, Tropea e Vibona si sottoscrissero come vescovi di Calabria, distinguendosi dai vescovi bruzi, provenienti dall’area interna del cosentino. Questa distinzione dei vescovi calabresi per aree territoriali interne e costiere permette di sostanziare ulteriormente l’ipotesi di una collocazione della diocesi di Vibona nell’area costiera vibonese essendo la stessa Calabria rappresentata da vescovi le cui sedi episcopali risultavano poste lungo la costa. L’ultimo dei vescovi di cui le fonti ecclesiali danno notizia risulta Stefano di Vibona che nel 787 partecipa al VII Sinodo Ecumenico convocato a Costantinopoli da papa Adriano I. Ad oggi nessuna struttura religiosa risalente a quegli anni è stata archeologicamente identificata, nè nell’area collinare nè in quella costiera di Vibo Valentia, ma le fonti antiche ed in particolare un diploma normanno del 1101 indicano la presenza in Bibona di un “monasterium castellarum”, che è possibile ipotizzare come probabile residenza del primitivo clero vibonese e che forse sopravvisse alla spoliazione effettuata dal conte Ruggero dell’area costiera, proprio per tale sua caratteristica strutturale, che poteva prestarsi alla difesa dell’esistente approdo”.

…”La diocesi di Vibona, a partire dal IX secolo, dovette attraversare un grave momento di crisi, dovuto essenzialmente alle incursioni saracene, che costringendo ad abbandonare gli ormai poco sicuri centri costieri, obbligò all’abbandono della sede vescovile che, da quel secolo in poi, divenne suffraganea della chiesa metropolita di Reggio Calabria. I rischi per l’insediamento religioso derivanti dalle frequenti incursioni saracene, furono determinanti nella scelta dei nuovi invasori Normanni di trasferire la sede vescovile di Vibona dalla costa in un luogo più interno ed anche più difendibile del Monte di Bivona, come lo chiama il Napolione, anch’esso facilmente raggiungibile dai saraceni. Così venne scelta come nuova sede vicariale la città di Mileto, sancita dalla Bolla di Papa Gregorio VII nel 1073, più che tutelata dall’attiva presenza del sovrano normanno.” (Tratto dal libro “Fra Mare e Terra” di A. Montesanti)

Non tutti sanno, però, che l’antica diocesi di Vibona è, virtualmente, esistente ed ha ancora un arcivescovo titolare, che dal 1996 è mons. Aldo Cavalli, nato a Lecco nel 1946 e con una lunga storia di diplomatico del Vaticano. La sua carriera all’interno della diplomazia della Santa Sede inizia nel 1979 quando gli viene assegnato il ruolo di segretario della nunziatura apostolica in Burundi. Dal 1983 e fino alla nomina episcopale ha prestato il suo servizio nella segreteria di stato della Santa Sede, che lo porterà a diventare nunzio apostolico a Malta e in Libia, nonché visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medugorje. Nel 1992 papa Giovanni Paolo II gli ha conferito il titolo onorifico di prelato d’onore di Sua Santità e nel 1996 lo ha nominato arcivescovo di Vibo Valentia, titolo riferito all’ antica sede episcopale bizantina di Vibona. Un titolo onorario, s’intende, ma che sta ad indicare quanto importante sia stata l’antica diocesi di Vibona dal punto di vista religioso ed economico, un’economia legata ai commerci del porto, alla pesca del tonno e all’imbarco del legname delle Serre e della Sila, utilizzato anche per la costruzione di molte basiliche di Roma.

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