venerdì,Maggio 10 2024

Mileto, la tecnologia svela il vero volto dell’antico sito normanno

Parco archeologico medievale: illustrati i dettagli del lavoro svolto dall’Università di Siena. Il professore Carlo Citter: «Città importante già dall’età del bronzo»

Mileto, la tecnologia svela il vero volto dell’antico sito normanno

Interessanti novità emerse dall’incontro di presentazione delle ricerche preliminari in corso di svolgimento all’interno del Parco archeologico medievale di Mileto antica. Ad illustrare i contenuti e i risvolti del progetto portato avanti sul campo dall’Università degli Studi di Siena, è stato il professore Carlo Citter con la sua equipe. La vecchia città nell’XI secolo ha svolto un ruolo fondamentale nel processo di rilatinizzazione del meridione d’Italia attuato dai normanni. In tale contesto, Ruggero D’Altavilla la elevò a capitale della propria contea. Tuttavia, Mileto non è stata solo questo. «L’archeologo, ad oggi, è andato alla ricerca dei cocci dimenticando il contesto. Noi invece – ha affermato l’esperto medievista nel corso dell’incontro svoltosi nella Casa della Cultura –  dobbiamo lavorare per costruire un progetto identitario. Mileto è quattro millenni di storia ancora da capire e da scoprire. E, in questo contesto, l’antico abitato è solo una parte della storia di questa città. Questo è un luogo centrale della Calabria, in termini di viabilità e collegamento tra i due mari cruciale già dalla protostoria.

Il fatto, poi, che ci siano tracce dell’età del bronzo non deve affatto sorprendere. E, al riguardo, sono sicuro che scavando emergeranno testimonianze ancora più grandi. Quello normanno, del resto, è sì un periodo importante di questa città, ma sarebbe ingiusto dire che prima e dopo non ci sia stato niente». L’archeologo senese ha poi svelato i risultati di un modello tridimensionale in fase di realizzazione sul vecchio abitato. Una planimetria in 3D «da cui emerge in modo estremamente chiaro una città addossata su due colline e con altrettante evidenze religiose importanti, circondate da borghi. Murature, che per la loro tecnica costruttiva si datano molto bene all’età moderna, momento in cui, prima del terremoto del 1783, Mileto risulta ancora estremamente vitale. Quindi, l’aver perso le funzioni di capitale non ha significato aver perso il ruolo di centro vitale. Per quanto ci riguarda – ha proseguito il professore Citter con l’ausilio di immagini – stiamo facendo un’operazione in continuo divenire. Del resto, ci troviamo di fronte a trentacinque ettari di abitato su cui è stato scavato poco o niente. Anche per questo c’è bisogno di una progettazione condivisa, in modo da intervenire in modo certosino sulle varie aree e di andare a documentare per le future generazioni la lunghissima durata di questo luogo, che arriva alla contemporaneità».

All’incontro, dopo i saluti del sindaco Salvatore Fortunato Giordano e dell’esponente dell’“Accademia Milesia” Franco Galante, hanno dato il loro contributo il direttore dei lavori Giuseppe Lo Schiavo e l’archeologo Fabio Lico, membro dell’associazione “Mnemosyne” che gestisce il parco. Quest’ultimo ha fornito ulteriori informazioni sul lavoro in 3D in itinere, che sta apportando, tra l’altro, «i rilievi integrali delle strutture emergenti del complesso abbaziale ed episcopale, il censimento e posizionamento delle strutture murarie emergenti e la lettura delle evidenze topografiche e morfologiche». Il progetto portato avanti nella Mileto antica, con fondi regionali, è frutto della collaborazione fra il Comune di Mileto, l’Università di Siena, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia e la “Mnemosyne”. Presenti all’incontro anche il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Corrado L’Andolina, e il commissario del Parco naturale regionale delle Serre, Alfonsino Grillo.   

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