«Ero nel tunnel della droga, l’abbraccio di Natuzza mi ha cambiato la vita»: le voci dei fedeli a Paravati – VIDEO
Erano tantissimi domenica in occasione della Festa della mamma, giunti da ogni dove. Ai nostri microfoni le parole di chi l'ha conosciuta e continua a rivolgersi a lei. Il figlio Francesco Nicolace: «Sorveglia su tutti i suoi figli, naturali e spirituali»
Domenica il variegato popolo di fedeli che si rifà al carisma della Serva di Dio Natuzza Evolo si è ritrovato ancora una volta nella Villa della Gioia della grande spianata di Paravati, in questo caso in occasione della Festa della Mamma e del 38esimo anniversario della nascita della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”. Tra di esso, persone che in questa sparuta terra di Calabria hanno portato non solo la loro testimonianza di fede, ma anche quanto di più intimo riposto nel proprio cuore: speranze, dolori e ferite che, inevitabilmente, ne hanno segnato il vissuto quotidiano di ognuno. Ma cosa spinge questa gente a venire a Paravati, in alcuni casi affrontando centinaia e migliaia di chilometri in condizioni di salute precarie? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro, raccogliendone le voci e gli umori. «Io vengo da mamma Natuzza soprattutto in questa occasione – racconta ai microfoni de LaC uno di loro, accompagnato da un volontario in carrozzina – perché la considero la mia seconda mamma».
«L’ho conosciuta indirettamente, non volutamente, nel ’97 – prosegue – perché all’epoca facevo purtroppo una vita sinistra, alle prese con la droga. Quel giorno ho sbagliato strada e sono capitato per caso a Paravati, proprio tra le sue braccia. Fuori dalla sua casa decine di persone aspettavano, giunte da tutte le parti del Sud. Lei non poteva uscire perché nel periodo di Pasqua stava male. Tuttavia, come ho parcheggiato la macchina ho girato le spalle e l’ho vista che mi è veniva incontro ricoperta di stigmate. Mi ha abbracciato e da allora la mia vita è cambiata. Da diversi anni sono uscito da questa negatività. Oggi posso affermare che l’amore di Mamma Natuzza è stato il più grande tramite per portarmi al Signore. In tutte queste persone che oggi sono qui, ancora oggi vedo lei che ci aiuta». «Io arrivo da Roma – spiega invece una signora – e penso sia la quarta volta che vengo da Mamma Natuzza, Ogni volta che vengo qui è come se fosse la prima volta. Lei ha aperto una finestra che per me era chiusa, aiutandomi a rafforzare ancora di più la mia fede».
Tra i fedeli, anche chi alla Serva di Dio deve la propria esistenza. «Natuzza – commenta infatti una donna – mi ha salvato pure la vita, una notte mi è venuta in sogno dicendomi che quelle problematiche che avevo al cuore non le avrei mai più riavute, e così è stato. Guardi – aggiunge mostrando il proprio braccio – l’ho pure tatuata sulla mia pelle. Rappresenta la pace del mio animo, della mia famiglia e di tutta l’umanità. In questo giorno non rinuncerei per nessuna cosa al mondo a lei».
E, ancora: «Ero quasi in fin di vita – spiega un anziano in carrozzina – e devo ringraziare Mamma Natuzza perché mi ha aiutato. Le sono per questo riconoscente e ringrazio a Dio perché oggi, anche se non sto benissimo, sono qui per onorare la sua immagine e la sua presenza». Tra le testimonianze, anche quella di Francesco Nicolace, il più piccolo dei cinque figli della mistica, morta nel giorno di Ognissanti del 2009. A lui abbiamo chiesto cosa stesse pensando in quel momento sua madre.
Ecco le sue parole, quasi a suggellare l’ennesimo miracolo di fede cristiana perpetratosi a Paravati nel segno della Serva di Dio. «Sarà sicuramente vicina a noi – racconta – e sarà contenta per come stanno andando le cose, contenta perché c’è il nuovo Papa. Poi, come mamma, sorveglierà un pochino su tutti i suoi figli, sia naturali che spirituali che oggi sono giunti così numerosi qui. Quindi, penso che sia molto felice, insieme ai miei due fratelli Salvatore e Antonio e a mia sorella Anna Maria, che ci hanno già lasciati. E accanto a loro, ne sono sicuro, ci sarà anche nostro papà Pasquale».