giovedì,Marzo 28 2024

Senza lavoro a causa del Coronavirus: «Come faccio a far studiare mia figlia?»

Un 52enne di Rombiolo, lavoratore stagionale del turismo, resta senza reddito per la crisi del Covid-19. «Il bonus spesa è volato via – racconta –, ora mancano i soldi per vivere dignitosamente»

Senza lavoro a causa del Coronavirus: «Come faccio a far studiare mia figlia?»

Non lavora più. Né la moglie può lavorare. E così il percorso universitario della figlia diventa una groviera; una strada, cioè, disseminata di buche e ostacoli. Una sfida impervia e difficilissima.

L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha letteralmente schiantato la stagione turistica. E, con la stagione turistica, ha annientato anche la speranza di un intero nucleo familiare di rimettersi in sesto dopo i rigori dell’inverno. Ogni anno, a primavera, Francesco Porcelli, 52 anni, di Rombiolo, guardava all’arrivo dell’estate come a una manna dal cielo: possibilità di lavoro nei villaggi turistici dell’area costiera per sé e sua moglie. Ora è arrivato il Covid-19. E le strutture ricettive hanno ancora i cancelli chiusi. L’arrivo dei turisti? Resta una incognita, al pari delle incertezze legate alla “Fase 2”. E così, per Francesco Porcelli, il futuro è nero. Non ci sono soldi per campare dignitosamente. E non ci sono soldi, soprattutto, per assicurare alla figlia il naturale percorso degli studi. Ed è questo il più grave delitto. [Continua]

Il Comune di Rombiolo
Il Comune di Rombiolo

«Ho ottenuto un “buono spesa” dal Comune di Rombiolo, erogato grazie ai fondi del Governo, di appena 150 euro. Però, mi è arrivata anche la bolletta della luce che arriva a 200… – racconta a Il Vibonese -. È da mesi che invoco un ulteriore aiuto, perché così non possiamo andare avanti».

Porcelli ha dei terreni ereditati dal padre. E, lavorando la terra, riesce a produrre qualcosa da mettere sotto i denti. Ma non può assicurare alla figlia il diritto allo studio. «Mia figlia studia all’Università di Cosenza. E spesso mi dice: “papà, mi serve questo…” Ma come posso dirle sì, io, e sostenerla nella sua crescita sociale se nessuno mi aiuta? Non è giusto che possano studiare solo i figli dei ricchi…».

Il “bonus spesa” è volato via appena arrivato. E non ci sono risorse economiche ulteriori per tirare avanti. Neanche il reddito di cittadinanza, legato ai beni di proprietà: Porcelli risulta proprietario di un capannone in campagna che era del padre, ma che non serve affatto a produrre reddito.

«Sono arrivato al limite della sopportazione – dice, mentre la voce cambia di tono lasciando trasparire rabbia -. Ho chiesto aiuto al Comune di Rombiolo ma non ho ricevuto le risposte in cui speravo». E le risposte in cui sperava Francesco Porcelli erano legate semplicemente a un ulteriore supporto al reddito. «Possibile che l’Amministrazione non riesca a trovare forme di sostegno aggiuntive a quelle del governo»? Un interrogativo che accompagna molti altri capifamiglia calabresi, costretti a fare i conti in queste ore con i pochi spiccioli rimasti per mettere insieme un almeno un pasto al giorno. «Io non ho reddito da tre mesi. E non si può pensare di abbandonare così una famiglia al proprio destino. Molti vivono questa situazione di difficoltà, ma non lo denunciano e non mi spiego il perché. Io ho deciso di farlo pubblicamente e invito tutti a farlo perché le istituzioni devono prendersi carico anche di noi». Istituzioni locali soprattutto, alle quali Francesco Porcelli rivolge un appello: «Non lasciateci soli. È vostro dovere intervenire e consentirci di mantenere intatta la nostra dignità di padri nei confronti dei nostri figli».

ppc

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