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Il Circolo Laudato sì di Mileto scende in campo al fianco del progetto della Caritas Italiana “Vince chi smette”, teso a promuovere percorsi di animazione comunitaria con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità sul fenomeno del gioco d’azzardo e sui rischi associati. L’iniziativa è stata presentata lo scorso 20 febbraio a Roma presso la sede nazionale della realtà solidale ecclesiastica. Oggi l’annuncio che viene fatta propria anche dalla locale sezione del Movimento, nato sulla scia dell’omonima enciclica di Papa Francesco. Non è la prima volta che il Circolo Laudato sì di Mileto si rende artefice di iniziativa sociali. Nel corso delle ultime festività natalizie ha proposto con successo il progetto “Spreco Zero” e il concorso “Il presepe con materiale di riciclo”. Lo scorso 16 febbraio ha anche aderito alla Giornata nazionale del Risparmio energetico “M’illumino di meno”. Adesso, l’ulteriore impegno a sostegno di “Vince chi smette”.
«Sabato 1 marzo – spiega la locale sezione del Movimento – ha avuto inizio per i musulmani il mese di Ramadan e oggi, 5 marzo, la Quaresima per i cristiani. Per tutte e due le religioni è un tempo “forte”, di preghiera, digiuno ed elemosina per attuare un rinnovamento personale e comunitario. Per questo tempo speciale vogliamo proporre un altro segno di sobrietà, il digiuno e l’astinenza anche dal gioco d’azzardo. Il fenomeno – aggiunge – ha assunto negli ultimi anni una dimensione preoccupante, il giro d’affari in Italia ha raggiunto quota 169 miliardi nel 2022 (il 7 % del pil), significa che gli italiani spendono più per il gioco che per i beni alimentari (160 miliardi), la salute (128 miliardi) o la scuola (52 miliardi). Al primo posto c’è il “Gratta e vinci”, al secondo il “Super Enalotto”, al terzo le scommesse sportive».
Il Circolo Laudato sì di Mileto prosegue la sua disamina sottolineando che, nell’ambito dell’azzardo, «l’attribuzione della qualifica di gioco è del tutto fuori luogo», ed evidenziando, al contrario, «che essa è un’attività in cui ricorre il fine di lucro, nella quale la vincita o la perdita sono elementi aleatori (l’elemento determinante è il caso), e che l’abilità, la capacità o l’esperienza altrimenti riscontrate nel gioco, hanno un’importanza trascurabile ed ininfluente. Dal 2013 – rimarca – è riconosciuta come patologia perché l’azzardo può dar luogo a una condizione patologica di dipendenza, nell’incapacità cronica di resistere all’impulso del gioco, con conseguenze anche gravemente negative sull’individuo stesso, la sua famiglia e le sue attività professionali. Nonostante la crescente consapevolezza di questa situazione – aggiunge – il fenomeno dell’azzardo continua a espandersi in modo preoccupante. Il gioco d’azzardo è una vera e propria fabbrica di povertà materiale e morale che crea grave danno alle persone, al sistema educativo, all’economia reale e alla società e che va combattuto nel profondo. Una vera malattia (ludopatia) che rovina sia intellettualmente che economicamente, subdola e terribile, che non perdona e attrae e porta nel baratro della rovina totale, personale e familiare». In conclusione, dal locale Circolo giunge l’ulteriore sottolineatura che l’azzardo «è una macchina mangia soldi e una struttura di peccato incompatibile con lo stile di vita cristiano» e che, quindi, anche per questo «liberare le persone da tale forma di dipendenza significa restituire dignità».

