Cronache che hanno ferito, scelte che hanno diviso, attese che finalmente si sono compiute. Dodici mesi raccontati attraverso vicende simbolo, capaci di restituire il volto più fragile e più tenace della provincia
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Dodici mesi compressi in una manciata di storie che hanno segnato il territorio, acceso il dibattito pubblico e raccontato, giorno dopo giorno, la complessità di una provincia in continuo movimento. Un anno che IlVibonese.it ha attraversato con il racconto puntuale dei fatti, dando voce ai protagonisti e restituendo ai lettori il senso profondo di ciò che è accaduto nel Vibonese.
Incinta al settimo mese muore all’ospedale di Vibo: il dramma di Martina
Nel bilancio di un anno che ha messo a nudo tutte le fragilità del territorio, la vicenda di Martina Piserà è diventata una ferita aperta per l’intera comunità vibonese. Otto accessi al pronto soccorso in appena due mesi, dolori continui, segnali d’allarme mai tradotti in un ricovero. Poi il silenzio irreversibile: Martina muore al settimo mese di gravidanza, insieme al bambino che portava in grembo.
Una storia raccontata passo dopo passo che è andata ben oltre la cronaca, trasformandosi nel simbolo di una sanità incapace di intercettare il bisogno di cura prima che sia troppo tardi. I funerali, celebrati tra dolore e rabbia, hanno restituito l’immagine di una comunità smarrita, stretta attorno a una famiglia devastata e attraversata da una domanda semplice e terribile che ancora attende una risposta: si poteva salvare?
Sanità vibonese al collasso
La morte di Martina Piserà non è stata un caso isolato, ma l’episodio più drammatico di un anno che ha visto la sanità vibonese finire ripetutamente sotto accusa. Un sistema raccontato attraverso inchieste, denunce e prese di posizione istituzionali che hanno restituito l’immagine di un servizio spesso incapace di garantire risposte adeguate ai cittadini.
Emblematiche, in questo senso, le dimissioni dell’urologo di Tropea Alberto Ventrice. Un gesto eclatante che ha richiamato l’attenzione sulla mancanza di anestesisti, che nei fatti impedisce al reparto di Urologia del nosocomio di effettuare interventi chirurgici. Una situazione che attende ancora di essere risolta. E intanto i pazienti aspettano.
Poi, sempre a Tropea, la denuncia di reparti “fantasma”: posti letto conteggiati solo sulla carta per non perdere punteggi Lea, ma di fatto inesistenti. Un caso che ha sollevato interrogativi pesanti sulla gestione delle strutture, sulla trasparenza dei dati e sulla distanza tra numeri ufficiali e realtà quotidiana vissuta da pazienti e operatori.
La crisi è approdata anche ai tavoli istituzionali, con una riunione in Prefettura che ha visto la partecipazione delle massime autorità, dai sindaci al subcommissario della sanità regionale Ernesto Esposito. Un vertice arrivato dopo mesi di proteste, appelli e mobilitazioni civiche, che ha certificato quanto la sanità sia diventata uno dei temi centrali del dibattito pubblico nel Vibonese.
Nel racconto di quest’anno, la sanità non è stata solo una voce di spesa o un tema tecnico, ma il filo rosso che ha attraversato storie di dolore, rabbia e resistenza civile. Un terreno su cui si misura, forse più che altrove, la distanza tra diritti proclamati e diritti realmente garantiti.
La tragedia al Parco Urbano
Nel racconto di un anno segnato da cronache che hanno scosso la comunità e acceso il dibattito sulla sicurezza degli spazi pubblici, uno dei capitoli più dolorosi è stato quello del piccolo Francesco Mirabelli travolto da una trave nel Parco Urbano di Vibo Valentia.
Il bambino di appena tre anni e mezzo è morto dopo giorni di agonia tra l’ospedale Jazzolino e il Bambino Gesù di Roma, nonostante gli sforzi dei medici che a Vibo erano riusciti in una notte drammatica a fermare l’emorragia interna e a contrastare gli arresti cardiaci.
Quando sabato 13 settembre si sono svolti i funerali nel Duomo di San Leoluca, la città si è fermata in un abbraccio di commozione e silenzio, con centinaia di persone presenti per rendere l’ultimo saluto al piccolo Francesco.
Il coraggio di Katia
Un anno segnato da cronache che hanno messo in luce tante debolezze, ma anche la forza delle persone di questo territorio, la storia di Katia Coloca ha rappresentato un capitolo di speranza e lotta per una sanità migliore. Dopo anni di battaglia contro un tumore — un carcinoma diagnosticato in fase avanzata — Katia è riuscita a vincere la malattia, ma il suo percorso è stato costellato non solo di sofferenza fisica, ma anche di ostacoli legati ai limiti del sistema sanitario locale.
Costretta a esigere cure e attenzioni che talvolta non sono arrivate — come quando le è stato detto che non poteva essere operata per mancanza di anestesisti disponibili — ha trasformato la propria esperienza in un appello pubblico alle istituzioni, chiedendo risposte concrete per tutti coloro che, come lei, devono affrontare la malattia con dignità e speranza.
Oggi Katia, pur grata per essere libera dalla malattia e circondata dalle sue figlie, non si limita a guardare al proprio futuro: ha scelto di lottare perché la sanità in provincia di Vibo Valentia sia davvero in grado di garantire il diritto alle cure a chi ne ha bisogno.
Il Teatro finalmente inaugurato: un’attesa lunga più di 20 anni
Nel corso di un anno costellato da mille storie, accanto alle cronache più dure e ai drammi che hanno segnato la comunità, ci sono state anche pagine di rinascita culturale e orgoglio collettivo. Una di queste è stata l’apertura del nuovo Teatro di Vibo Valentia, atteso da oltre vent’anni e finalmente restituito alla città come spazio di bellezza, incontro e partecipazione.
In una giornata carica di emozione, con abiti eleganti, volti sorridenti e un pubblico festante, il sipario si è alzato con il debutto dell’Orchestra del Conservatorio, dando il via a un cartellone nato per riscoprire la cultura come motore di rilancio sociale.
La sentenza di secondo grado di Rinascita Scott
La lotta alla ‘ndrangheta non finisce di tenere banco sulla stampa vibonese e un momento di grande rilevanza è stata la pronuncia della sentenza d’appello del maxi processo Rinascita Scott, una delle inchieste più imponenti mai avviate contro le cosche del Vibonese e i collegamenti con colletti bianchi e pezzi delle istituzioni locali.
Dopo la sentenza di primo grado nel novembre 2023, è arrivata anche la pronuncia della Corte d’Appello di Catanzaro che ha ridisegnato in parte il quadro dei verdetti: 154 condanne, 50 assoluzioni e 11 prescrizioni, con pene che vanno da pochi mesi fino a 30 anni di reclusione per alcuni dei principali imputati. Tra gli esiti giudiziari riferiti agli imputati eccellenti, da ricordare i 7 anni e 8 mesi inflitti all’ex parlamentare e avvocato Giancarlo Pittelli, 30 anni a Luigi Mancuso e 21 a Saverio Razionale. Ma anche l’assoluzione dell’ex consigliere regionale Pietro Giamborino per il quale erano stati chiesti 20 anni di detenzione.





