Il collaboratore Francesco Salvatore Fortuna sentito nel corso dell’appello sul troncone omicidi del maxiprocesso. L’incontro col boss di Sant’Onofrio e la richiesta di eliminare il congiunto della prima vittima che aveva intenzione di vendicarsi
Le rivelazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fortuna. Gli assegni staccati dall’imprenditore vicino ai Mancuso in favore di Domenico Bonavota e i messaggi alla sua cosca per rassicurarli: «Non credete ai giornali, Scarpuni non vuole uccidervi»
Il racconto del collaboratore di giustizia Francesco Fortuna sui rapporti tra la cosca di Sant’Onofrio e le famiglie del Vibonese. I rapporti con i Mancuso quando cominciarono i lavori di ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria. Le estorsioni a Pizzo divisa tra tre ‘ndrine
Il procuratore di Napoli intervistato dal Secolo XIX spiega perché è importante il pentimento dell’ex killer del clan di Sant’Onofrio. Gli affari della cosca in Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia. E la scoperta di una “camera di compensazione” a Ventimiglia
Dai racconti del collaboratore Francesco Fortuna emergono gli intrighi dietro la guerra tra Patania e Piscopisani e il ruolo pacificatore di Luigi Mancuso che bollò quelle rivelazioni come «menzogne» e chiese ai due clan di mantenere buoni rapporti
Le gerarchiche dietro le sbarre raccontate dall’ex killer del clan Bonavota Francesco Fortuna: «Oggi nessuno si vuole sedere a capotavola per non dare nell’occhio». Il sostentamento dei detenuti. I Mancuso e le aziende da non toccare
Parla in aula il collaboratore cresciuto all’ombra della cosca santonofrese: «A 15 anni rubavamo in casa degli anziani. Prima dei 24 anni non avrei mai pensato di commettere un omicidio»
In Corte d’Assise il neo-collaboratore ha puntato il dito contro il clan Bonavota. Le auto rubate per i delitti nascoste nel centro di Sant’Onofrio, «tranne per il delitto Cracolici dove venne usato il capannone di Pasquale Bonavota». I gossip rimandati al mittente
Il racconto davanti ai magistrati di Francesco Salvatore Fortuna. La gambizzazione del cognato di Andrea Mantella e l’omicidio di Domenico Belsito voluto dalla cosca di Sant'Onofrio «per levare la vergogna» di una relazione extraconiugale
I delitti all’età di 24 anni. La latitanza a Vibo e l’arsenale sotto al letto. Un dialogo con la magistratura che fa tremare i polsi alla ‘ndrangheta vibonese, e non solo
Lo speciale piatto realizzato in occasione di un evento a Reggio Calabria dedicato all’indimenticato stilista calabrese. La pizza creata in collaborazione con la chef Errichiello
La Dda riapre le indagini sul delitto di “Ciccio Pomodoro”, al vertice del clan Lo Bianco di Vibo, ucciso nel 1988. Lo scontro con i Fiarè, il ruolo dei lametini e dei Mancuso nelle dichiarazioni di altri cinque pentiti
Con la pizza “Profumo d’autunno” ha sbaragliato tutti i concorrenti a Catanzaro ed ora si prepara alla nuova sfida a Firenze per il concorso “La pizza da oscar”
È accusato di aver premeditato e pianificato l’omicidio del 12 luglio 2004 nei pressi dell’abitazione della vittima che stava rientrando dall’ospedale di Vibo
Nuovi dettagli emergono dall’inchiesta che ha portato all’arresto del killer al soldo dei Bonavota, Francesco Fortuna. Tra estorsioni e vertici di ‘ndrangheta nelle case di inermi cittadini.
L’attività di indagine ha permesso di ricostruire tutta la vicenda che ha portato all’eliminazione di Di Leo, divenuto “pedina” scomoda per il suo clan. Non solo un movente ha determinato l’omicidio.
Fu tra il 2002 e nel 2004 che nel Vibonese si ebbe la gestazione di un nuovo cartello mafioso antagonista del clan Mancuso di Limbadi, fino ad allora padrone incontrastato della Provincia, di cui la famiglia di Sant’Onofrio fu capofila.
Sulla vittima una vera e propria tempesta di fuoco scatenata da Francesco Fortuna e da almeno un suo complice. Le mire espansionistiche del 33enne preoccupavano i boss con i quali era imparentato.
Considerato elemento di spicco della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia di Vibo su disposizione della Dda di Catanzaro.