Rifiuti a Vibo, dura denuncia dello Slai Cobas: “Ecco perché così non funziona”
Il sindacato denuncia l’immane numero di procedimenti disciplinari contro i lavoratori ed una gestione scadente del servizio anche per responsabilità del Comune
“C’è chi dice che i bilanci si fanno solo alla fine. Ma noi non siamo d’accordo riguardo il comparto dei servizi essenziali e la raccolta dei rifiuti, atteso che in tal modo si rinviano le necessarie verifiche di efficienza ed affidabilità del servizio ad un momento in cui, scaduto il contratto, non si potrebbe portare più alcun correttivo. Le verifiche vanno condotte strada facendo e, ad un anno e mezzo dall’affidamento del servizio alla Dusty, non si può dire che i risultati siano lusinghieri”. E’ quanto afferma in una nota il sindacato Slai Cobas con il suo coordinatore provinciale, Nazzareno Piperno.
“Assistiamo sbigottiti e preoccupati all’immane massa di procedimenti disciplinari che l’azienda ha pensato di aprire nei confronti di tutti i lavoratori. Procedimenti solo in rari casi conclusi con sanzioni significative. A fronte di 55 dipendenti complessivi, ad oggi sono ben 86 le contestazioni disciplinari sollevate ai soli operai, con una media di quasi due procedimenti a testa e picchi di quattro o cinque per alcuni operai più ‘fortunati’. Solo una minima parte di tali contestazioni si è tradotta in sanzioni, comunque molto blande. In tale reiterato comportamento aziendale vi è senza dubbio da ravvisare una vera e propria strategia occulta mirante a mettere i lavoratori in uno stato di timore perenne e di soggezione psicologica continua, onde ottenere da loro qualcosa in più di quello cui gli stessi sono contrattualmente tenuti, con una prima conseguenza diretta nell’esponenziale aumento delle assenze per malattie e infortuni che lo stress determina nei lavoratori. Il tutto a costo zero. In altri termini lo scenario è questo: io azienda esercito in maniera continua il mio potere disciplinare, magari forzando gli eventi e dimostrando di poter colpire disciplinarmente quando voglio il lavoratore. In questo modo – continua lo Slai Cobas – creo le condizioni affinchè i lavoratori siano disponibili, per paura appunto, a lavorare anche più del dovuto per completare il servizio che è l’unico ritornello che l’azienda continua a ripetere ai propri dipendenti senza ovviamente autorizzare o disporre lavoro straordinario o supplementare e ben sapendo che, con il monte ore disponibile, quell’obiettivo del completamento del servizio è pura e semplice utopia.
Per raggiungerlo, quindi, i lavoratori devono lavorare di più ma senza ulteriori costi, vista la coperta troppo corta e per ‘convincerli’ a farlo ecco che vengono fuori contestazioni su contestazioni che, inevitabilmente finiscono, con l’ammorbidire i lavoratori. E tutto ciò solo per raggiungere la percentuale di differenziata (40%) prevista dal bando, sia per gli incentivi economici che il bando stesso collega automaticamente al superamento di tale percentuale e sia per i risparmi di costi in discarica che alla lunga si possono realizzare.
Conseguenza di ciò è che tutti gli altri servizi che l’articolato bando di gara pur prevedeva di fatto risultano abbandonati. Basti pensare allo spazzamento, con la città letteralmente sommersa da cartacce e rifiuti o al taglio dell’erba. E poi la differenziata al 40% non può certo essere un obiettivo per una città come Vibo. Per chi partiva praticamente da zero il 40% era un primo step significativo da raggiungere ma questa soglia non può certo essere considerata sufficiente, addirittura premiando il gestore del servizio per ogni punto percentuale in più raggiunto, laddove quasi tutti i nuovi bandi di gara si sono uniformati nel prevedere la soglia minima del 65% di differenziata da raggiungere. Per non parlare poi della lotta a chi pensa che ogni posto è buono per gettare un sacchetto della spazzatura, situazione per la quale nessuna risposta all’altezza è stata fornita dall’azienda e dall’amministrazione comunale. Pochi soldi significa meno assunzioni e, quindi, meno servizi, con la perdita, rispetto all’appalto precedente, di non meno di 15 posti di lavoro. Coloro che sono deputati a vedere, e parliamo dei responsabili del “servizio dipendenti dell’amministrazione” cui è affidato il compito di sorvegliare sugli standard di qualità ed efficienza del servizio, sembrano non accorgersi di nulla e continuano nella loro (omessa) vigilanza con un lungo, ininterrotto rumoroso silenzio. Forse perchè – evidenzia lo Slai Cobas – si tratta di funzionari collocati in una posizione di conflitto di interessi per così dire ‘parentale’ con la Dusty che è il datore di lavoro di loro prossimi congiunti e con la quale, quindi, è meglio non guastarsi i rapporti.
In questa gara hanno sbagliato tutti, sia l’amministrazione che l’ha indetta a tali condizioni, sia l’azienda a partecipare e questi errori adesso non possono essere scaricati sulla collettività – cui si offre un servizio a dir poco carente – e sui lavoratori cui si chiede il sangue per raggiungere livelli di produttività lontani anni luce dal numero di braccia effettivamente a disposizione. Che ognuno, quindi, venga chiamato alle proprie responsabilità, con l’azienda che si rassegni a fare a meno dei ricavi che pensava e l’amministrazione comunale che si preoccupi, una volta uscita dalle sabbie mobili economiche da cui sembra perennemente essere circondata, di allungare una coperta sin dall’inizio troppo corta per sua esclusiva responsabilità. Restiamo in attesa di qualche segnale e qualche soluzione, ma – conclude lo Slai Cobas – siamo pronti a tutto, per come lo stato di agitazione già proclamato, sia pur per altre motivazioni, sta a dimostrare.
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