venerdì,Marzo 29 2024

Ex Cgr di Portosalvo, l’Arpacal scongiura il rischio radioattivo – Video

Rinvenute a pochi centimetri dal suolo otto placchette di Radio226, ora messe in sicurezza. Per l’agenzia e il Comune di Vibo «il sito è il più sicuro della regione». Restano però molte riserve per la presenza di scarti pericolosi e i cittadini promettono battaglia

Ex Cgr di Portosalvo, l’Arpacal scongiura il rischio radioattivo – Video

Da potenziale bomba ecologica a “luogo più sicuro della regione”, dopo che i suoi centomila metri quadri sono stati monitorati palmo a palmo. Tanto sicuro che a Pasquetta “ci si potrebbe andare a fare una scampagnata”. Parola dell’Arpacal e rassicurazioni degli amministratori comunali vibonesi riferite al sito dell’ex Compagnia generale resine Sud di Portosalvo, sogno industriale dismesso nell’area produttiva di Vibo Marina, tornata agli onori della cronaca dopo il rinvenimento di ingenti quantità di rifiuti speciali stoccati in balle e di valori radioattivi al di sopra della soglia d’allarme. Proprio su quest’ultimo aspetto si è focalizzato l’approfondimento dell’Agenzia regionale per l’ambiente che, in collaborazione con il nucleo Nbcr dei vigili del fuoco, ha riscontrato la presenza di 8 sorgenti di Radio226: placchette di pochi centimetri, residuo di un dispositivo parafulmine, inglobate in un sottile strato d’asfalto. «Sorgenti sigillate – è stato detto dal fisico Salvatore Procopio, del laboratorio “Ettore Maiorana” di Catanzaro, nel corso di un’audizione nella III commissione consiliare del Comune di Vibo – utilizzate in apparecchiature industriali e smaltite in modo illecito e criminoso».

Un pericolo scongiurato per i tecnici Arpacal (presenti anche il direttore del dipartimento provinciale di Vibo Valentia Clemente Migliorino e l’ingegner Pietro Capone), secondo i quali quelle placchette non hanno mai costituito un pericolo reale per la popolazione. Circostanza provata scientificamente che fa spendere parole di serenità agli amministratori presenti, in primis al sindaco Maria Limardo. «Possiamo oggi tranquillamente affermare l’inesistenza di un pericolo attuale ma anche di rischio passato – ha detto il primo cittadino -. Il Comune ha compiuto tutte le attività necessarie a garantire la sicurezza del sito e svolto con tempestività tutti i procedimenti necessari. Da custode giudiziario – ha aggiunto -, il mio atto più recente è stata la consegna dell’area al proprietario per la rimozione dei rifiuti stoccati. Il Comune ha collaborato attivamente con l’Arpacal rendendo possibile l’attività di monitoraggio anche nelle aree coperte da sterpaglie, mettendo a disposizione i mezzi per la pulizia, ed oggi possiamo tranquillizzare la popolazione: quel sito è in sicurezza, la fonte di radioattività è stata “tombata”. Ora va rimossa dal proprietario. Se non lo farà – ha concluso il sindaco – procederemo con strumenti esecutivi in danno».

Per l’assessore all’Ambiente Vincenzo Bruni (che nella duplice veste di amministratore e dipendente Arpacal ha presenziato ai rilievi) non sono mai esistiti «particolari pericoli. È però utile che a dirlo siano i tecnici esperti in materia, unici in grado di trasferire sicurezza a cittadini e consiglieri». Allargando lo sguardo all’intera area industriale di Portosalvo, Bruni ha aggiunto: «Questa Amministrazione ha promosso diversi tavoli tecnici. Miriamo sempre alla tutela e alla messa in sicurezza del territorio e al decoro di alcune aree abbandonate. Ci sono però dei tempi che non sempre permettono di dare risposte nell’immediato».

Sul piano tecnico-procedurale, è stato Procopio a spiegare come, a Portosalvo, l’Arpacal abbia riscontrato «sorgenti radioattive piuttosto comuni nelle zone industriali dismesse. Non si tratta di scorie – ha specificato – ma di elementi di apparecchiature che sono stati individuati su una piccola area, pavimentata e ben tenuta. Sono stati gli strumenti a portarci a scoprirla, non dichiarazioni di pentiti e altre fonti» ha precisato spiegando che «si tratta di controlli che l’Arpacal esegue da protocollo anche per tutelare gli operatori. Così – ha aggiunto – abbiamo fatto anche a Portosalvo, anche se non in presenza di un’esplicita richiesta da parte della Procura. Bene, pensavamo che gli strumenti fossero impazziti e noi stessi ci siamo presi un rischio radiologico. Tuttavia quegli elementi possono costituire un oggettivo pericolo solo se manipolati a mani nude o a seguito di una lunga esposizione. Ora, dopo il nostro intervento, quella è l’area più sicura della Calabria».

Per Procopio, ancora, «la mente criminale che ha smembrato il materiale sapeva che solo quelle placchette erano pericolose. Noi le abbiamo raccolte in un contenitore in cemento che consente la messa in sicurezza dell’area». Quindi ha rassicurato che «sia la falda che il terreno sono sicuri, non c’è stata alcuna contaminazione. Il pericolo avrebbe potuto presentarsi in caso d’inondazione o se il bitume si fosse sacrificato. Resta la presenza di Raee, amianto e altri rifiuti pericolosi nel capannone dismesso: sono questi a meritare adesso particolare attenzione» ha concluso.

Parte dei rifiuti pericolosi stoccati nel capannone dismesso di Porto Salvo

Ed è proprio quello delle ecoballe ancora stipate nel sito, il problema sul quale hanno focalizzato l’attenzione i cittadini presenti alla seduta della commissione. A prendere la parola Ilenia Iannello, promotrice di un comitato spontaneo. «Hanno voluto tranquillizzarci sull’assenza di radiazioni e la cosa ci rassicura. Ma resta il livello di contaminazione del sito che, se superiore a una certa soglia, richiederebbe un piano di caratterizzazione. Ma per comprendere il livello di contaminazione serve un’adeguata indagine preliminare, cosa che ci pare di capire non è stata ancora effettuata. Ė questa confusione che non ci fa stare tranquilli. Continueremo a dare battaglia, abbiamo richiesto la presenza di tutti gli enti coinvolti. Il prossimo passaggio – ha concluso – sarà quello di rivolgerci alla Provincia e soprattutto alla Procura per fare piena luce su una questione che ad oggi presenta ancora molte ombre».

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