mercoledì,Maggio 1 2024

Comune di Pizzo, Pino Paolillo: «Quattordici mesi dopo un triste déjà vu»

Pino Paolillo, responsabile del settore Conservazione del Wwf Calabria fa una disamina generale sulla situazione in cui versa la città costiera

Comune di Pizzo, Pino Paolillo: «Quattordici mesi dopo un triste déjà vu»
Una veduta di Pizzo

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Pino Paolillo, responsabile del settore Conservazione del Wwf Calabria

Il mare a Pizzo nei giorni scorsi

“Poco più di un anno fa, prima ancora delle elezioni, a momenti mi facevano assessore all’ambiente; così, “honoris causa”, con tanto di richieste di collaborazione, programmi, impegni solenni in chiave ecologista presi con gli elettori. A parte il cortese diniego, assicurai comunque, con una sorta di “programma per l’ambiente”, e al di là delle sigle “in lizza”, il mio modesto contributo di cittadino ancora, e nonostante tutto, inguaribilmente innamorato di questo paese. Ad essere sincero, le esperienze del passato non lasciavano molto spazio alle speranze, sempre più tenui, in una rivoluzione culturale e ambientale in un paese – questo è il vero dramma – dove dell’ambiente importa poco, a parte i vaghi richiami al suo rispetto, giusto perché la parola è sempre di moda e buona per ogni occasione. Eppure (“spes contra spem”), ho continuato a fare con la nuova giunta quello che ho sempre fatto almeno con le 8 precedenti (fate voi i conti), non trovando alcun motivo per mettere a tacere la mia coscienza proprio adesso, evitando di parlare delle cose che non vanno e separando i rapporti personali, improntati per parte mia al rispetto più assoluto, da quelle che sono le responsabilità e la funzione pubblica di chi è stato eletto per governare. E così ho cominciato, in sordina, senza clamori mediatici, né Facebook, con messaggi privati, sopralluoghi e contatti telefonici (mai interrotti), a segnalare le criticità, che di certo non sono mancate e, ove possibile, le proposte. Come ad esempio la situazione del mare, che in alcune giornate, e in alcune zone in particolare, ha continuato ad essere ricettacolo di liquami (le foto con le date, e le lamentele anche di questi giorni, parlano chiaro), pur godendo della vista, in molte altre giornate, di un mare splendido. Esattamente come per gli anni passati”.

Alberi tagliati nei mesi scorsi a Pizzo

“Non certamente per pretendere un miracolo a poche settimane o mesi dall’insediamento, ma come promemoria, perché non si arrivasse all’ estate successiva, cioè questa, con i soliti problemi (nel qual caso le parole, i convegni, i proclami e le futili giustificazioni sarebbero valsi meno di zero). Così è stato per la tutela del verde cittadino dopo il massacro della “villetta di San Francesco”. Dell’ elenco di alberi e arbusti da piantare per riportare un po’ di verde là dove era stato eliminato otto mesi fa, finora nessun riscontro, ma sembra che qualcosa si stia muovendo. Nel frattempo vedo solo quattro pensionati contendersi l’ombra sotto uno dei pochi alberi sopravvissuti, seduti su una improvvisata panchina fatta con tavole o su vecchie sedie (misero arredo cittadino “fai da te”). Purtroppo, a parte qualche eccezione che va riconosciuta, le motoseghe hanno continuato a imperversare e molti alberi sono seccati misteriosamente. E il motivo è sempre quello: motoseghe e decespugliatori fanno rumore e danno il senso del fare, di un’amministrazione attiva: il contrario del silenzioso piantare un albero, magari con il rischio di ritrovarsi i cittadini in comune per protestare perché magari il verde “gli toglie l’aria”. Mi chiedo come mai paesini dell’interno, dove d’estate fa meno caldo che a Pizzo, curano e sono gelosi dei loro giardini e parchi pubblici, e in questo bizzarro paese si preferisca invece arrostire al sole e respirare beatamente i gas di scarico di quella specie di infernale via Gluck che è “la Nazionale” (praticamente una statale diventata paese). E se un albero cresce un po’ più di tanto si chiede l’intervento delle lame che non ricorda di sicuro quello di Edward scissorhands. Nella pineta Colamaio poi è successo di tutto, dal pasticcio di una determina che voleva “rimuovere gli alberi per aprire una nuova pista”, ma senza rimuovere alberi per aprire una nuova pista, fino a certi tagli inconsulti fatti per i soliti problemi di incolumità pubblica, dove però il Comune è intervenuto. A Natale avevo apprezzato sinceramente l’appello del Comune al risparmio energetico, riducendo i consumi elettrici non solo negli edifici pubblici, ma anche nelle abitazioni civili, con le indicazioni persino sulla durata della doccia, tanto da fare concorrenza al consiglio dell’amico Fulco Pratesi di farla in due (preferibilmente di sesso diverso). Salvo poi constatare con rassegnazione che il mio modesto invito a dare il buon esempio spegnendo le luci del Castello (oltretutto accese fino alle 8,30 del mattino), sono cadute del vuoto, forse perché poco influenti. Lo stesso dicasi per le luminarie natalizie, magari a Led, così si sarebbe risparmiato, con un pensiero ai bimbi Ucraini, loro sì, al freddo e al gelo”.

Il rinnovato molo di Pizzapundi
Pizzapundi

“Così è stato per alcune criticità connesse alla gestione dei rifiuti, alla presenza di alcune discariche sul territorio cittadino (quella della stazione ad esempio alimentata per mesi ), alla segnalazione di incendi di materiale vegetale in pieno giorno (con riscontri positivi) , fino alla richiesta di un’ordinanza che regolamentasse gli orari notturni e i decibel degli altoparlanti dei locali pubblici, al fine di garantire il riposo di persone anziane, ammalati, bambini e più in generale di tutti i cittadini e turisti che desiderano solo dormire in pace . Risultato: l’anarchia regna sovrana e chi vuole suona e canta fino all’alba, spara fuochi d’artificio pure per il battesimo del bebè e tutto questo sembra normale e immutabile. Ma dopo un anno, si sa, è tempo di bilanci, mentre mi ritrovo di fronte un programma come se fossimo ancora in campagna elettorale, come se quattordici mesi fossero trascorsi invano. E’ vero: i lavori alla Pizzapundi sono finiti. Risultato: il molo risulta più esposto di prima alla forza delle mareggiate, tant’è che non solo non è stata rinforzata la barriera esterna, ma addirittura quella preesistente non esiste più, con il rischio di danni irreparabili all’intera struttura. Quanto ai nuovi “conaci” (ri)posizionati, alla prossima mareggiata di nuovo tutti sott’acqua (si accettano scommesse). È vero, è stato ultimato il percorso dal parcheggio Borrello alla gradinata per la Piazza, ma costava molto abbellirlo con dei mattoni a faccia vista e una ringhiera più consona al contesto, invece di quell’orrendo muro di cemento?”

“A proposito di parcheggi: apprendo dell’idea di realizzarne di nuovi, elevati, sopraelevati, magari sottoterra, un po’ dovunque, insomma parcheggi à gogo. Informo i distratti e i non vedenti che il nuovo parcheggio della Parrera a strisce blu (mancano le bianche, ma mica siamo in America) si riempirà (ammesso e non concesso), come del resto quello esistente, eventualmente solo ad agosto (oltretutto senza neanche l’ombra di un albero); ma è sufficiente questo per programmare nuovi sbancamenti, nuovo dissesto idrogeologico perché in piazza devono scendere sempre più numerose greggi di “turisti” mangia e fuggi, mentre le periferie del paese restano in uno stato di abbandono? Ma la ciliegina sulla torta programmatica è rappresentata dall’ idea nientepopodimeno che di un porto (immancabilmente) turistico alla Marinella per la goduria degli iscritti al partito del cemento con la scusa che “non siamo meno di Tropea”. Esattamente dopo trent’anni, viene riesumata la salma della megalomania portuale, spostata di 4 chilometri, e non poteva mancare il recupero del famoso ascensore, mai entrato in funzione, fermo da una vita e quindi ferro vecchio buono per i nomadi di Scordovillo. Un nuovo stimolo anche per rilanciare da parte mia, la funivia Pizzo- Croce di Panboffa- Scrisi, le scale mobili su via delle Grazie e l’aeroporto turistico internazionale (che Tropea se lo sogna). Nel frattempo fervono i lavori sul terrapieno-discarica della Seggiola con migliaia di blocchi di cemento che saranno posizionati come frangiflutti, ma senza interessare né la Marina, né la Seggiola, cioè le zone più a rischio. Così sapremo se, dopo cinquant’anni, la maledizione regale che incombe su questo paese, prevarrà per altre generazioni o, chissà, per l’eternità”.

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