giovedì,Marzo 28 2024

Giornalisti minacciati. Solidarietà da politica, Giornalisti d’Azione e Fnsi

Messaggi di vicinanza dopo le minacce ricevute dai cronisti Comito e Mobilio e dall’avvocato Talarico da parte del consigliere regionale Mangialavori, del gruppo “Liberali per Vibo” e delle organizzazioni di rappresentanza dell’informazione.

Giornalisti minacciati. Solidarietà da politica, Giornalisti d’Azione e Fnsi

Pioggia di solidarietà all’indirizzo dei giornalisti Pietro Comito e Francesco Mobilio e dell’avvocato Marco Talarico, in seguito all’intimidazione di cui gli stessi sono stati oggetto la vigilia di Natale, allorquando hanno ricevuto dei plichi contenenti un proiettile 7.65 accompagnato da esplicite minacce e da un ritaglio di giornale con un articolo inerente la demolizione del cosiddetto “palazzo della vergogna” di Vibo Valentia.

Minacce di morte la vigilia di Natale a due giornalisti e un avvocato – VIDEO

È poi il gruppo consiliare al Comune di Vibo Valentia, “Liberali per Vibo”, guidato da Lorenzo Lombardo, a dichiarare che l’intimidazione in questione è «l’ennesimo episodio che ferisce e umilia ancora una volta non solo le dirette vittime ma l’intera collettività vibonese perché ognuno di noi potrebbe essere loro. Non possiamo più tollerare che professionisti onesti e tutte le persone perbene di questa città vengano presi di mira da persone ignobili che magari hanno anche il coraggio, visto il periodo, di riempirsi la bocca con parole tipo pace, serenità e amore. Siamo fiduciosi che le autorità competenti rapidamente individueranno gli autori di questi vili azioni e che gli stessi verranno resi alla giustizia».Di «intimidazione grave e ignobile» ha parlato il consigliere regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori. Minaccia indirizzata a «tre professionisti vibonesi da tutti stimati per il loro impegno civile. A loro – ha detto Mangialavori – va la mia personale solidarietà umana per il grave episodio. L’auspicio è che i responsabili siano assicurati alla giustizia nel più breve tempo possibile e ciò anche per restituire massima serenità alle loro rispettive famiglie. La Calabria, il Vibonese hanno bisogno di coraggio ma anche di repliche concrete a ogni limitazione della libertà materiale e di pensiero».

Ancora un messaggio di vicinanza è stato espresso dal movimento “Giornalisti d’Azione”, guidato da Mario Tursi Prato, che esprime «sdegno, riprovazione e disprezzo per la parte “malata” della Calabria, quella della ‘ndrangheta, del malaffare, delle minacce a chi svolge il proprio lavoro, delle intimidazioni a chi vorrebbe una Calabria diversa. La mafiosità, purtroppo, alcuni calabresi ce l’hanno in testa. È un certo modo di pensare, di comportarsi. Si manifesta – prosegue la nota -, talvolta, anche negli atteggiamenti quotidiani di individui che non hanno la “patente” di mafiosi, ma pensano ed agiscono come tali, anche se non usano il fucile o la pistola. “Giornalisti d’Azione” esprime indignazione e rabbia, forte rabbia per i gesti vili che mirano a soffocare la democrazia, la libertà, la volontà di chi vuole e lavora per tentare di attribuire un volto nuovo ed onesto ad ogni ambito della vita sociale della Calabria».

Si tratta di una «seria e reiterata minaccia, che conferma quanto sia diventato difficile svolgere informazione in Calabria» per il segretario generale della Cisal e consigliere della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Franco Cavallaro. «L’insano gesto – afferma – mira a mettere a dura prova la capacità di reazione di una popolazione che non può non esprimere, ulteriormente, il suo più pieno sdegno contro chi persevera in una delle azioni più assurde e intollerabili se è vero che questo tipo di minaccia ha la pretesa di mettere a tacere chi quotidianamente spende la sua professione nella caparbia difesa e tutela di ogni diritto di libertà, ed in particolar modo quella legata alla necessità di fare fino in fondo il proprio dovere laddove c’è l’obbligo di formulare denunce ben precise contro lo strapotere della delinquenza organizzata».

Ancora, mette l’accento su «una assurda intimidazione» il giornalista Giuseppe Sarlo del Collegio nazionale dei probiviri della Fnsi, parlando di «un messaggio che esprime la piena determinazione di chi si affida a questi insani gesti per frenare l’orgogliosa passione di due colleghi che si spendono giornalmente in una sempre più coraggiosa fatica sul sempre più difficile campo della più attendibile informazione. Forse è il momento – fa notare Sarlo – di pesare il già voluminoso fardello che include tutte le minacce perpetrate ai danni di tanti colleghi calabresi che sfidano ogni giorno chi mira a destabilizzare l’articolazione delle istituzioni, intervenendo con una proposta seria, concreta ed immediata, pronta a frenare la facilità con cui si continua ad attentare alla vita di chi opera per aiutare la società ad andare avanti. La cultura della solidarietà non serve più a nulla – conclude – perché il dato più preoccupante è dovuto al fatto che il numero dei minacciati sale sempre di più senza che intervenga alcun provvedimento».

«Esprimere piena e convinta solidarietà ai colleghi ed alle redazioni, oltre naturalmente all’ex presidente del Consiglio comunale, è un atto scontato e doveroso, ma non basta più – sottolinea inoltre il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, secondo il quale – il ripetersi della medesima intimidazione a distanza di sei anni ripropone, in tutta la sua drammaticità, il fenomeno dell’impunità di coloro che, a vario titolo e nelle più svariate forme, attentano alla libertà personale di quanti sono quotidianamente impegnati ad affermare e diffondere la cultura della legalità soprattutto in territori, come quello vibonese, particolarmente influenzati dal condizionamento mafioso. Episodi come questo – aggiunge il segretario del sindacato dei giornalisti – devono indurre seriamente a riflettere giornali e giornalisti sul valore della professione che non può e non deve essere gestita con superficialità, né tantomeno affidata a giovani ed inesperti cronisti mal pagati o non pagati affatto a fronte del rischio della vita o, nella migliore delle ipotesi, del far vivere nella paura le proprie famiglie».

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