venerdì,Marzo 29 2024

Strada del Mare chiusa fra Joppolo e Coccorino, manifestazione di protesta e di…polemiche

Indetta dai commercianti contro lo stallo delle istituzioni e “cavalcata” dal Comune di Joppolo, sta già alimentando accese discussioni. E Giovanni Capua del Comitato che si batte per la riapertura dichiara: “Così si uccide il territorio, presto la gente si dedicherà a coltivare marijuana”

Strada del Mare chiusa fra Joppolo e Coccorino, manifestazione di protesta e di…polemiche

Si terrà domani (domenica 29 luglio) alle ore 10 la manifestazione “pacifica” per chiedere la riapertura della strada provinciale numero 23, meglio nota come “Strada del Mare”, chiusa dal 7 novembre dello scorso anno a causa della caduta di un enorme masso nel tratto Joppolo-Coccorino. Una manifestazione indetta dal “gruppo associativo commercio” di Joppolo che ha invitato tutta la cittadinanza a partecipare “contro il perdurare della paralisi amministrativa ed istituzionale sulla chiusura della strada”. L’appuntamento è dinanzi alla barriera di chiusura della strada lato Joppolo perché “le strade chiuse ci dividono, la ragione ci unisce – recita il manifesto dei commercianti di Joppolo – e non bisogna essere complici di uno scandalo e di una vergogna. Per il cambiamento serve anche la tua partecipazione”. Una manifestazione pacifica, dunque, che rischia però di generare un mare di polemiche per il fatto che alla stessa – dopo essere stata indetta ­– intende partecipare pure l’amministrazione comunale di Joppolo che, con altro autonomo manifesto pubblico, spiega di condividere “lo spirito e le sane intenzioni della manifestazione” e quindi invita a sua volta tutti i cittadini del Comune e delle frazioni, “gli esercenti, i comitati spontanei e i portatori di interesse a partecipare ad un pubblico dibattito, fare il punto della situazione su quanto finora fatto e dare il proprio contributo sulle azioni da intraprendere”. Una “scesa in campo”, quella dell’amministrazione comunale di Joppolo guidata dal sindaco Carmelo Mazza, che ha indispettito non poco – per modalità e tempistica – diversi cittadini di Joppolo e non ultimo il Comitato “Strada del mare” che da tempo ha aperto un proprio gruppo facebook per non far cadere nel dimenticatoio la riapertura della strada e che, proprio di recente – con il suo promotore Giovanni Capua – ha inviato ufficialmente al Comune ed alla Provincia di Vibo, attraverso apposite Pec, una richiesta di accesso agli atti per capire cosa concretamente, al di là delle chiacchiere da bar, i due enti locali hanno fatto in ben 9 mesi per arrivare alla riapertura della strada. Perché il “nocciolo” della questione, attorno al quale sembra che più di qualcuno stia “giocando” sulla pelle dei cittadini, è proprio questo: capire a cosa serve a queste latitudini una classe politica che in 9 mesi non è riuscita a spostare un masso, a riaprire una strada di collegamento importantissima e che – ad oggi – non offre alcuna risposta su tempi e modalità di interventi e mette a repentaglio la vita degli automobilisti costringendoli a percorrere una strada parallela e alternativa ancor più pericolosa di quella chiusa. Inutile girarci intorno: una politica che non offre e non sa offrire servizi ai cittadini ed ai turisti in tempi ragionevoli ed accettabili non ha ragione di esistere ed è proprio di questo che si dovrebbe discutere. L’impressione è invece che si stia giocando allo “scarica barile”: l’amministrazione comunale di Joppolo chiama in causa la Provincia di Vibo sotto la cui competenza ricade la gestione della strada, la Provincia di Vibo (ente in dissesto finanziario) chiama a sua volta la Regione Calabria per avere dei fondi, alcuni parlamentari e consiglieri regionali non vanno oltre la solita interrogazione che lascia il tempo che trova, altri si limitano a chiedere che le strade provinciali passino sotto la competenza dell’Anas, altri ancora (e sono la maggioranza) preferiscono il silenzio e la “latitanza”. Nessuno si assume le proprie responsabilità per la vergogna e lo scandalo della chiusura di una strada che sta provocando disagi su disagi ad un intero territorio che dovrebbe vivere di turismo. L’altra considerazione da fare è che la vicenda – per come si sta sviluppando – dimostra come gli amministratori comunali di Joppolo (assenti e non pervenuti al momento quelli dei Comuni di Ricadi, Spilinga e dintorni, commissari prefettizi di Nicotera e Tropea compresi) non abbiano alcun peso politico. Perché se un amministratore comunale in 9 mesi, al di là delle richieste di convocazioni di “tavoli tecnici” poi mai convocati, non riesce a portare a casa alcun risultato e dimostra di “pesare” dinanzi all’ente Provincia di Vibo ed alla Regione Calabria quanto il semplice cittadino (cioè nulla, tanto da partecipare a manifestazioni pubbliche di protesta accanto ai suoi stessi elettori) non ha ragione di esistere. Così come non ha ragione di esistere una classe politica degna di tal nome se non è in grado di “pestare i pugni sul tavolo” e farsi ascoltare dagli altri enti e dalle altre istituzioni. A fine aprile, dopo il caso della vergogna che andava avanti da oltre cinque mesi, sollevato da Il Vibonese.it e dal Comitato “Strada del Mare” (LEGGI QUI: Strada del Mare chiusa: una vergogna lunga oltre cinque mesi), il consigliere regionale Michele Mirabello aveva chiesto di convocare un tavolo tecnico per la Strada e di riattivare 13 milioni di euro per il suo completamento. Ad inizio giugno il presidente della Regione Mario Oliverio (ad 8 mesi dalla chiusura della strada) ha fatto un sopralluogo sul posto annunciando l’intervento della Protezione civile regionale. Quindi, qualche giorno dopo,  l’arrivo di Carlo Tansi che, dinanzi al costone da cui è caduto il masso, si è mostrato scettico sulla possibilità di riapertura della strada in tempi brevi. Da allora, il nulla. O meglio: la rabbia dei cittadini manifestata con scritte offensive contro gli amministratori di Joppolo vergate con vernice spray sulle barriere fuorilegge con le quali è stata sbarrata la strada. Altra vergogna – quella delle modalità di chiusura della strada – per la quale la Provincia di Vibo Valentia, ora guidata dal presidente Alfredo Lo Bianco, dovrebbe fornire più di qualche risposta, visto che sono stati spesi quasi 15mila euro (LEGGI QUI: Strada del Mare chiusa, quando il denaro pubblico viene speso per creare disagi) per una chiusura illegale poiché non rispettosa dei dettami del Codice della Strada (roba che neanche in Congo) e del Codice penale in tema di chiusura di strade (Il Vibonese.it tornerà presto sull’argomento con un apposito servizio). La manifestazione di domenica, dunque, rischia seriamente di surriscaldarsi per via dell’esasperazione dei cittadini. Esemplare, a proposito, il commento del promotore del Comitato “Strada del Mare”, Giovanni Capua: “O si comprende che serve nell’immediato una soluzione tampone con l’apertura della strada almeno a senso unico alternato e almeno per le emergenze, poiché per la soluzione definitiva è certo che passeranno anni, oppure qui a breve si dedicheranno tutti a piantare marijuana visto che le attività commerciali e turistiche della zona, a causa della prolungata chiusura della strada, stanno facendo la fame”. Quanto basta ed avanza affinchè Comuni, Provincia e Regione già da lunedì si siedano finalmente attorno ad un tavolo e diano – questa volta seriamente – risposte a tutta la Calabria dimostrando di servire a qualcosa. Perché, ove non lo si fosse ancora capito, la chiusura di tale strada non è una questione meramente locale, ma una problematica che interessa tutta la regione, poiché si sta offrendo ai turisti un’immagine pessima dell’intera Calabria, atteso che si sta parlando dell’unica via di collegamento fra Tropea e Capo Vaticano con Joppolo e Nicotera, la fascia costiera tirrenica e la provincia di Reggio Calabria (svincolo autostradale di Rosarno compreso). Con buona pace della politica regionale che spende ogni anno milioni di euro in giro per l’Italia e nelle varie Bit sul turismo a propagandare una realtà meravigliosa che non c’è. 

 LEGGI ANCHE: Strada del Mare sbarrata fra Coccorino e Joppolo, una chiusura fuorilegge

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