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‘Ndrangheta: il presidente della Provincia di Vibo indagato pure per turbata libertà degli incanti

Per lui ed il cugino Giuseppe D’Amico anche l’aggravante mafiosa. Sotto inchiesta con loro tre dipendenti dell’ente. Favorita la ditta Dr Service per la bitumazione delle strade con materiale scadente nonostante il conflitto di interessi di Solano. Ecco le accuse e gli accordi

‘Ndrangheta: il presidente della Provincia di Vibo indagato pure per turbata libertà degli incanti
Salvatore Solano

Turbata liberta degli incanti. C’è anche tale reato contestato all’attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano (che è anche sindaco di Stefanaconi), oltre a quello di scambio elettorale politico mafioso. In particolare, Salvatore Solano è indagato in concorso con il cugino Giuseppe D’Amico di Piscopio (in carcere con l’accusa di associazione mafiosa), Isaia Angelo Antonio Capria, Gaetano Del Vecchio e Antonio Francolino (gli ultimi tre dipendenti della Provincia). Capria è indagato nella qualità di responsabile della protezione civile provinciale di Vibo Valentia, Giuseppe D’Amico quale legale rappresentante della società D.R. Service srl con sede a Maierato, Gaetano Del Vecchio quale responsabile del Procedimento, Antonio Francolino quale responsabile della struttura gestionale n. 6 della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano nella qualità di presidente della Provincia di Vibo. [Continua in basso]

Giuseppe D’Amico

Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero messo in piedi “accordi collusivi” per turbare la procedura di affidamento urgente dei lavori per la “rappezzatura di strade della Provincia di Vibo Valentia”. Avrebbero quindi orientato le scelte, con modalità ritenute illecite, per favorire la ditta D.R. Service di Giuseppe D’Amico, “alterando in questo modo il regolare svolgimento della procedura e compromettendo l’interesse pubblico alla libera concorrenza ed alla maggiorazione delle offerte”. In particolare, Capria, D’Amico, Francolino e Solano avrebbero avviato – ad avviso della Dda di Catanzaro – una trattativa privata, al di fuori dei canali istituzionali, attraverso incontri personali e riservati. La trattativa sarebbe stata formalizzata solo dopo alcuni mesi, con comunicazioni dalla società D.R. Service srl all’amministrazione provinciale di Vibo del preventivo di spesa (trasmesso con p.e.c. nella data del 19 giugno 2019). La D.R. Service di Giuseppe D’Amico (ritenuto contiguo tanto al clan dei Piscopisani, quanto ai Mancuso di Limbadi) sarebbe divenuta quindi affidataria dei lavori in virtù dei rapporti esistenti tra Solano D’Amico, con la previa pattuizione (ad opera di Capria, D’Amico, Francolino e Solano) dell’oggetto dei lavori (da eseguirsi con conglomerato bituminoso riciclato, in quanto prodotto trattato dalla società D.R. Service srl) e delle relative condizioni economiche (da contenere al di sotto della soglia di cinquemila euro, così da non dovere ricorrere al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione).

Stando al capo di imputazione elevato dalla Dda di Catanzaro – procuratore Nicola Gratteri, pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso – gli indagati sarebbero stati ben consapevoli dell’onerosità delle pretese di Giuseppe D’Amico e dell’inidoneità qualitativa del prodotto da quest’ultimo trattato ed utilizzato rispetto ai lavori da dovere eseguire, nella sostanziale e fattiva partecipazione (anche) di Salvatore Solano alla suddetta attività di individuazione del contraente, di definizione dell’oggetto dei lavori e di quantificazione della spesa, influenzando così il risultato della procedura di aggiudicazione dell’appalto, sebbene Solano versasse in situazione di conflitto di interessi in quanto legato a Giuseppe D’Amico da vincolo di parentela per esserne il cugino”.

Per i soli Giuseppe D’Amico e Salvatore Solano il reato è aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta con particolare riguardo all’articolazione territoriale di Limbadi. La contestazione copre un arco temporale che va dal dicembre 2018 sino al luglio del 2019.

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