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Pittelli torna in carcere, ecco i contenuti della lettera al ministro Carfagna e la decisione dei giudici

La missiva è stata intercettata dall’Ispettorato di pubblica sicurezza di Palazzo Chigi. L’ex parlamentare dai domiciliari stava preparando un’interrogazione parlamentare da far presentare a Vittorio Sgarbi e svela il sostegno fornitogli dal giornalista Piero Sansonetti. Per il Tribunale l’imputato mira a incidere sul regolare svolgimento del processo Rinascita Scott

Pittelli torna in carcere, ecco i contenuti della lettera al ministro Carfagna e la decisione dei giudici
Giancarlo Pittelli
Il ministro per il Sud Mara Carfagna

Si ritiene vittima di un “complotto” giudiziario, Giancarlo Pittelli, e per questo chiede disperatamente aiuto ai compagni di partito (Forza Italia) finendo per aggravare la sua posizione e passare il Natale in carcere. Viola gli arresti domiciliari sapendo di violarli, ben sapendo che in tale regime è vietata ogni comunicazione con l’esterno. “Cara Mara, ti scrivo…aiutami in qualunque modo”.Così si rivolge l’8 ottobre scorso Giancarlo Pittelli al ministro Mara Carfagna, per anni sua collega di partito in Forza Italia. “Non potrei avere rapporti di corrispondenza con nessuno – scrive Pittelli alla Carfagna – ma ti prego di credere che sono ormai disperato”. Pittelli scrive nella lettera di essere detenuto “in ragione di accuse folli formulate dalla Procura di Gratteri ed asseverate dalla giurisdizione asservita”. [Continua in basso]

Andrea Mantella

“L’accusa di concorso esterno rimasta in piedi nei miei confronti – scrive ancora Pittelli – consisterebbe nell’avere rivelato ad esponenti della cosca di ‘ndrangheta denominata Mancuso il contenuto dei verbali secretati delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella”. In realtà nelle accuse mosse dalla Dda nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia c’è molto altro. Pittelli va quindi oltre e nella lettera a Mara Carfagna accusa la Dda di Catanzaro: “Vi è in atti la prova della manipolazione di un’altra captazione ambientale. Nel novembre 2016, infatti, nell’ultima interlocuzione avente ad oggetto le dichiarazioni del pentito, io affermo di non poter dare consigli in quanto “non sappiamo cosa dirà costui”. Gli inquirenti aggiungono alla frase l’avverbio “ancora”. Nelle mie interlocuzioni esiste prova documentale copiosissima, io discuto con i miei clienti solo di verbali omissati già versati dalla Procura nei vari dibattimenti in corso. Affermo che esistono 250 omissis e da qui la considerazione sull’effetto devastante che avranno le dichiarazioni del pentito sulla criminalità del comprensorio. Tutto qui.

Vittorio Sgarbi e Nicola Gratteri

Non ti nascondo nulla, ti rappresento la verità dei fatti. Stiamo preparando una nuova istanza nel merito ed un’interrogazione parlamentare che Vittorio Sgarbi proporrà quale primo firmatario. Piero Sansonetti, che non mi ha mai abbandonato, conosce tutti gli atti ed i particolari dell’inchiesta a mio carico”.
Pittelli chiede poi aiuto al ministro Mara Carfagna in questi termini: “Ti chiedo di non abbandonarmi perché sono un innocente finito nelle grinfie di folli per ragioni che ti rivelerò alla prima occasione. Aiutami in qualunque modo, io vivo da due anni in stato di detenzione, finito professionalmente, umanamente e finanziariamente. Tutto ciò non è giusto. Grazie per quanto potrai fare”.

Pittelli confida poi nel fatto che le telefonate dei parlamentari non possono essere intercettate (quando hanno attinenza all’esercizio del proprio mandato) per come vuole la Costituzione. Per eventuali comunicazioni ti lascio il recapito di mia moglie. Le tue telefonate come ben sai sono tutelate ex articolo 68 anche se talvolta qualcuno se ne dimentica di proposito”. In pratica, il detenuto ai domiciliari Giancarlo Pittelli – sotto processo in Rinascita Scott per concorso esterno in associazione mafiosa – chiede al ministro Mara Carfagna (collega di partito: Forza Italia) di farsi scudo con le garanzie riconosciute dalla Costituzione (che mettono al riparo i parlamentari dalle intercettazioni della magistratura) e di contattarlo sul numero di telefono della moglie. [Continua in basso]

Il Collegio di Rinascita Scott

Quanto basta ed avanza al Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Brigida Cavasino (a latere Gilda Romano e Claudia Caputo) per rispedire Pittelli in carcere poiché il detenuto dai domiciliari “ha consapevolmente trasgredito alle prescrizioni impostegli con il provvedimento di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, manifestando “la volontà di instaurare contatti, con la precipua finalità di incidere sul regolare svolgimento del processo in cui è ancora in corso la complessa istruttoria dibattimentale, consistente, tra l’altro, nella trascrizione peritale di un compendio intercettivo corposissimo e nell’escussione di centinaia di testimoni”. Da qui l’aggravamento della misura cautelare, atteso che i domiciliari si sono rivelati inidonei a garantire le persistenti esigenze cautelari.

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