Corruzione, assolti l’ex procuratore aggiunto Luberto e l’ex deputato Pd Aiello
La sentenza di assoluzione è stata emessa dal tribunale di Salerno dove i due erano imputati. L’inchiesta era stata avviata dopo un incartamento inviato dalla Dda di Catanzaro diretta da Gratteri
di Antonio Alizzi
Vincenzo Luberto, ex procuratore aggiunto di Catanzaro, e Ferdinando Aiello, ex deputato del Pd, sono stati assolti il 7 marzo 2022 dal gup del tribunale di Salerno dai reati loro ascritti. L’inchiesta era stata avviata dopo un incartamento inviato dalla Dda di Catanzaro, nella persona del procuratore capo Nicola Gratteri, circa i presunti rapporti di natura illecita tra il magistrato e il politico originario di Rogliano. Il giudice di primo grado, nel processo svoltosi con il rito abbreviato, ha assolto entrambi gli imputati perchè il fatto non sussiste. Ferdinando Aiello è difeso dall’avvocato Enzo Belvedere del foro di Cosenza. [Continua a leggere]
Tra le varie contestazioni, a vario titolo, quelle di corruzione, falso, omissioni d’atti d’ufficio, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio. Per questa inchiesta, Vincenzo Luberto era stato trasferito, in via cautelare, dal Consiglio Superiore della Magistratura al tribunale di Potenza con le funzioni di giudice civile.
Secondo l’iniziale impostazione accusatoria, il magistrato avrebbe favorito Aiello, suo amico di vecchia data, nell’ambito di un’indagine che l’allora Nucleo Investigativo dei carabinieri di Cosenza conduceva contro una presunta associazione a delinquere di stampo mafioso operante nella Sibaritide, che sarebbe stata interessata agli appalti pubblici, nel caso di specie alla realizzazione del Megalotto per la Statale 106 Jonica.
L’aggravante mafiosa, tuttavia, era stata esclusa dall’ufficio inquirente coordinato da Giuseppe Borrelli nel momento della notifica dell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari, in quanto l’inchiesta sul 416bis fu archiviata dal tribunale di Catanzaro. Nel corso della requisitoria, la procura di Salerno aveva chiesto tre anni di carcere sia per Vincenzo Luberto che per Ferdinando Aiello.
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