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Inchiesta Olimpo: l’imprenditore di Monterosso amico dei politici e la “bustarella” per il capo struttura della Regione

Duro il gip: «Mercimonio della funzione amministrativa». Ecco le “manovre” per favorire ed ostacolare il servizio di transfert da e per un villaggio turistico di Pizzo

Inchiesta Olimpo: l’imprenditore di Monterosso amico dei politici e la “bustarella” per il capo struttura della Regione
Rodolfo Bova

E’ finito agli arresti domiciliari anche l’ex collaboratore parlamentare dell’allora senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, nell’ambito dell’operazione denominata Olimpo della Dda di Catanzaro. Si tratta di Domenico Salvatore Galati, 56 anni, di Monterosso Calabro, indagato per il reato di corruzione in concorso con Rodolfo Bova, 57 anni, di Bagnara Calabra, pure lui finito ai domiciliari. Secondo l’accusa, Rodolfo Bova, in qualità di capo struttura del Dipartimento Turismo e Beni Culturali della Regione Calabria, avrebbe ricevuto da Domenico Salvatore Galati l’importo di cinquemila euro al fine di favorire l’espansione imprenditoriale dello stesso Galati nel settore dei transfert. Con la dazione di denaro, Rodolfo Bova sarebbe stato così condizionato nell’esercizio delle sue funzioni: adozione dei bandi afferenti al settore turistico, sollecita evasione delle istanze di liquidazione degli stanziamenti previsti, sino al coinvolgimento, da parte degli aspiranti fruitori, degli incentivi di sostegno per le società di trasporti riconducibili a Galati. [Continua in basso]

La genesi dell’indagine

Pizzo vista dall’alto

Tutto ha inizio nel mese di marzo del 2018, epoca in cui Galati sarebbe entrato anche nella vicenda del Tui Magic Life di Pizzo, “grazie alla mediazione di Rodolfo Bova. Nella medesima data Domenico Galati – ricostruisce il gip – nell’interloquire con una donna, confermava di aver pagato al Bova la somma di euro 5.000,00, senza fare riferimento alla causale, e la invitava a non interferire nell’operazione”.

Nel prosieguo dell’attività investigativa, gli inquirenti hanno accertato la “spendita da parte del Bova del proprio ruolo istituzionale nei confronti di Vincenzo Calafati, affinché al Galati venissero attribuiti i servizi di transfert relativi al villaggio Tui Magic Life di Pizzo”. Tale vicenda, secondo il gip, sarebbe emersa, anzitutto, da una conversazione intercettata il 5 luglio 2018 tra l’imprenditore vibonese Enzo Calafati ed il figlio. In questo caso Domenico Salvatore Galati viene chiamato “Jr” e – stando a quanto raccontato da Calafati nell’intercettazione – si sarebbe recato nel suo ufficio “raccomandato dal presidente della Regione per fargli fare il lavoro al Magic Life”. Per il gip, il riferimento alla sigla “JR” era riconducibile all’azienda di trasporti ufficialmente nella titolarità del fratello del Galati, odierno indagato”. In altra conversazione, captata in data 18 settembre 2018, Rodolfo Bova invitava invece espressamente Calafati a coinvolgere Galati, ritenendolo molto vicino al mondo politico”.

Le emergenze investigative acquisite nel corso dell’indagine avrebbero quindi documentato come, effettivamente, ad ostacolare il coinvolgimento del Galati sia stata l’investitura della Genco quale impresa incaricata dal Calafati dei transfert da e per il villaggio turistico di Pizzo sulla scorta delle ingerenze su di questo esercitate dagli Accorinti, circostanza che emerge chiaramente – sottolinea il gip – dalla conversazione captata in data 15 maggio 2019”.

Il reato di corruzione

Per il giudice, quindi, nel caso di specie risulta “evidente la sussistenza dell’ipotizzato delitto di corruzione per l’esercizio della funzione: l’attività intercettiva ed i riscontri documentali hanno consentito di cristallizzare la consumazione del delitto e di identificare i soggetti coinvolti. Dagli elementi richiamati è stato possibile delineare la condotta di stabile e continuo asservimento, protrattosi per un consistente lasso temporale, da parte di Rodolfo Bova – capo struttura del Dipartimento Turismo e Beni Culturali della Regione Calabria – delle prerogative proprie dell’incarico dirigenziale da lui rivestito, agli interessi dell’imprenditore Domenico Salvatore Galati, che veniva individuato come soggetto “raccomandato dal presidente della Regione” e comunque vicino agli esponenti politici, a fronte della dazione di una somma di denaro di euro cinquemila”.

Rodolfo Bova, secondo il gip, avrebbe così fatto “mercimonio della funzione amministrativa rivestita, asservendola e piegandola agli interessi dell’imprenditore Domenico Salvatore Galati, in cambio di denaro. Ciò denota un’indole parassitaria – scrive il gip – che consente di ritenere, con certezza pressoché assoluta, che l’indagato non esiterà a replicare condotte di segno analogo rispetto a quelle accertate pur di monetizzare anche solo modeste utilità. Ciò rende evidente il pericolo di reiterazione del reato, avallato anche dal fatto che l’indagato riveste tuttora l’incarico ricoperto che costituisce una poderosa spinta criminogena. A fronte di tali elementi, la sussistenza del paventato pericolo di recidiva appare palese ed evidente” e da qui la misura cautelare degli arresti domiciliari. La figura di Domenico Salvatore Galati era stata al centro anche di un’intera udienza del maxiprocesso Rinascita Scott (LEGGI QUI: Rinascita Scott: gli insediamenti industriali a Polia e Monterosso, i soldi persi ed il ruolo di Pittelli).

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