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La Cassazione nega la liberazione condizionale all’ergastolano di Mileto Nazzareno Prostamo

Il 61enne di San Giovanni è stato condannato in via definitiva per un omicidio ed un ferimento a colpi di pistola

La Cassazione nega la liberazione condizionale all’ergastolano di Mileto Nazzareno Prostamo
Nazzareno Prostamo

Resta in carcere Nazzareno Prostamo, 61 anni, di San Giovanni di Mileto, detenuto per il tentato omicidio di Rocco La Scala, ambulante di 51 anni, gravemente ferito a colpi di pistola (tanto da restare paralizzato) il 13 settembre 2011 a Mileto, ed anche per una condanna all’ergastolo rimediata per l’omicidio di Pietro Cosimo, ucciso a Catanzaro il 17 gennaio del 1990. La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il suo ricorso avverso l’ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Torino nel febbraio dello scorso anno ha rigettato l’istanza di liberazione condizionale che era stata presentata da Nazzareno Prostamo in relazione alla pena detentiva che doveva scontare, formulando un giudizio di incompatibilità del suo percorso rieducativo con il beneficio penitenziario richiesto. Avverso questa ordinanza Nazzareno Prostamo ha fatto ricorso per Cassazione, deducendo violazione di legge e vizio di motivazione del provvedimento impugnato e rimarcando il comportamento mantenuto dal condannato durante l’esecuzione della pena, attestato dai permessi premio che gli erano stati concessi. [Continua in basso]

Per la Suprema Corte, il ricorso di Prostamo, pur denunciando formalmente vizio di violazione di legge e vizio di motivazione, non individua singoli profili del provvedimento impugnato da sottoporre a censura giurisdizionale e il processo trattamentale avviato da Prostamo, anche alla luce della pena dell’ergastolo, deve ritenersi incompleto. Tale giudizio negativo si ritiene ulteriormente corroborato – spiegano i giudici– dalla nota trasmessa dalla Questura di Vibo Valentia il 9 febbraio dello scorso anno nella quale si evidenzia che Nazzareno Prostamo deve ritenersi un “elemento ad alto grado di pericolosità sociale”, stabilmente inserito nell’ambiente criminale da cui proviene. Tenuto conto di tali «univoci, indicatori soggettivi, il Tribunale di sorveglianza di Torino ha correttamente evidenziato l’assoluta inidoneità della misura alternativa invocata da Nazzareno Prostamo».

Lo stesso è stato condannato a 14 anni per il tentato omicidio di Rocco La Scala, ferito a colpi di pistola (tanto da restare paralizzato) il 13 settembre 2011 a Mileto mentre si accingeva ad aprire il cancello che immetteva in un appezzamento di terreno di sua proprietà. Nazzareno Prostamo ed il figlio Giuseppe avrebbero risolto a colpi d’arma da fuoco i “dissidi” con Rocco La Scala, ritenuto dall’ergastolano di Mileto il mandante dell’omicidio del fratello Giuseppe Prostamo, il defunto boss di San Giovanni ucciso il 3 giugno 2011 a San Costantino Calabro. Giuseppe Prostamo aveva avuto una bambina dalla moglie di La Scala. La decisione della ragazza di andare a vivere con la madre, riavvicinatasi nel frattempo al marito Rocco La Scala, era stata vissuta dai Prostamo come un “affronto” alla memoria del boss.

Nazzareno Prostamo è stato poi condannato all’ergastolo quale esecutore materiale – insieme a Pasquale Pititto – dell’omicidio nel 1990 di Pietro Cosimo. Un delitto che sarebbe stato commissionato dal boss di Gagliano (quartiere di Catanzaro), Girolamo Costanzo, dietro il pagamento di cinque milioni di lire.

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